La guerra non è finita, anzi è appena iniziata, e il nemico non è il virus ma la povertà in cui sono stati ridotti precari e periferie. Il grido di allarme è di Gianni Maddaloni, maestro di Judo e padre dell’olimpionico Pino, che da settimane a Napoli ha trasformato la sua palestra del Rione Scampia in un centro di distribuzione di generi di prima necessità e che ora chiede ulteriori aiuti per garantire per i giorni di crisi che ci attendono, un minimo di sostegno alle famiglie.
“Per due volte a settimane riesco a raccogliere alimenti per 100 famiglie. Io e mia moglie spaccandoci la schiena riusciamo, come nel miracolo dei pani e dei pesci, ad accontentarne il doppio ma è chiaro che non basta“. Messi da parte kimono e guantoni, le giovani promesse allenate da Maddaloni usano da giorni il tatami dello Star Judo Club solo per accantonare i cartoni di generi alimentari.
“Ragazzi d’oro – tiene a sottolineare Maddaloni – che hanno capito il momento di bisogno e con altri che nella mia struttura svolgono il periodo di Servizio Civile mi stanno dando una mano“. “La mia palestra, in periferia tra migliaia di persone che si sostenevano con lavori precari, è una trincea, un avamposto di questa guerra – avverte Maddaloni mentre prepara le buste da distribuire – e chi può farlo, istituzioni o privati, deve aiutarmi in qualsiasi modo anche, come ha fatto ieri uno dei miei benefattori, con 250 chili di banane. La fase 2 sarà anche iniziata ma non qui. Non in periferia. Non a Scampia“.
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