Alla Corte dei conti parte l’inchiesta sull’accordo fra regione e cliniche private. Le strutture sanitarie hanno speso ben 3,3 milioni di euro stanziati dalla Regione per far fronte all’emergenza Coronavirus, per soli dieci pazienti.
Questo abuso dei fondi regionali potrebbe non essere l’unico: sono talmente numerose le segnalazioni dalle A.S.L. campane, da aver riempito un intero fascicolo sotto la cura del vice procuratore Licia Centro, Davide Vitale e il supporto amministrativo della Guardia di finanza. Il primo passo dell’inchiesta richiede un’attenta analisi dell’accordo del 28 marzo fra Antonio Postiglione, direttore della sanitaria regionale, e Sergio Crispino, presidente dell’A.I.O.P. (associazione ospedalità privata).
L’accordo in breve
I finanziamenti da parte della regione avrebbero dovuto compensare per tre mesi la necessità di risorse per fronteggiare l’emergenza COVID-19: gli ospedali pubblici erano sovraffollati durante il picco della fase 1, ed è nato il bisogno di organizzare soluzioni pratiche per contenere e curare i malati. Secondo l’accordo, quindi, le cliniche private avrebbero reso disponibili i propri posti letto in cambio di un rimborso di 700 euro per ogni giornata di degenza in terapia sub intensiva e 1200 per la terapia intensiva. Palazzo Santa Lucia ha offerto ogni 30 giorni il 95% del budget mensile già assegnato nel 2018 a ogni struttura privata. Senza conteggiare le attività e le prestazioni effettivamente eseguite come di norma.
Finanziamenti illegittimi
Data la particolarità dell’accordo, in pochi sono stupiti dall’alta incidenza di finanziamenti illegittimi, a partire dalla Cgil, dove segretario Marco D’Acunto, aveva già dichiarato: “È una remunerazione maggiore rispetto a quanto stabilito in altre regioni“. Agli inquirenti toccherà nei prossimi giorni il compito di accertare gli effetti sulla spesa pubblica e ricostruire i gli step tra Regione e privati, dal 28 marzo ad oggi.
Dietrofront e dichiarazioni
Il 14 aprile la Regione ha comunicato che in base al decreto dell’8 aprile del governo avrebbe stanziato il 70 % del budget ai privati e non più il 95%. Nonostante i conti provino il contrario. Saranno i magistrati a constatare, come si legge nella denuncia, se “durante l’emergenza pandemica tale mole di risorse finanziare siano state correttamente impiegate e se sarebbe stato meglio destinarle al potenziamento delle strutture pubbliche davvero in prima linea o chiuse“. Intanto la Regione ha assicurato il pagamento di acconti fino all’80% a laboratori di analisi, ambulatori e centri di riabilitazione rimasti tra marzo e maggio senza prestazioni.