De Magistris fa notare che alcuni degli attuali indagati nell’ambito dello scandalo toghe ebbero un ruolo nella compromissione delle sue inchieste. “Tolsero chi indagava su corrotti, corruttori e mafiosi e lasciarono al loro posto i magistrati collusi“.
Il caso
A fine maggio 2019, la guardia di finanza perquisisce l’abitazione e l’ufficio di Luca Palamara, ex consigliere del Csm e ex presidente dell’Anm. Avrebbe sviluppato rapporti clientelari con l’obiettivo di pilotare nomine nei ranghi del Ministero e della Magistratura per gli esponenti di Unicost, la corrente moderata delle toghe, di cui era leader. Recentemente dimessosi per il coinvolgimento nelle indagini condotte dalla Procura di Perugia è anche Riccardo Fuzio, della Procura Generale della Cassazione. Il direttore del Dap Francesco Basentini si dimette a inizio di questo maggio dopo le polemiche per i 400 criminali, di cui alcuni al 41 bis, scarcerati e posti ai domiciliari a seguito della circolare emessa dal Dap e giustificata dal rischio contagio nell’emergenza coronavirus. Sempre nell’ambito della polemica per le scarcerazioni suddette, a fine maggio poi si dimette il direttore dell’Ufficio detenuti del Dap, Giulio Romano, che così torna al suo ruolo in Cassazione.
Le dichiarazioni del Sindaco
De Magistris oggi è intervenuto in un lungo post facendo notare che alcuni di quelli che in questi mesi sono stati coinvolti nello scandalo, sono gli stessi che al tempo delle sue inchieste sugli illeciti in Magistratura gli misero i bastoni fra le ruote. In effetti, Basentini fu interessato nell’indagine Toghe Lucane e “quando effettuai nel giugno del 2007 alcune perquisizioni anche a magistrati per reati gravi, mi denunciò alla Procura di Salerno (procedimento archiviato per assoluta infondatezza)“. Anche Romano emergeva agli atti dell’indagine per condotte relative a componenti del Csm. De Magistris ricorda che “Romano è stato estensore della vergognosa sentenza disciplinare, presidente Nicola Mancino, in cui fui trasferito da Catanzaro e mi furono tolte le funzioni di Pubblico Ministero. Tolsero chi indagava su corrotti, corruttori e mafiosi e lasciarono al loro posto i magistrati collusi“. Infine, uno dei magistrati che si occupò dei profili disciplinari con riferimento alle indagini di Salerno era Fuzio. De Magistris riporta che lo stesso Palamara all’epoca dei fatti disse: “il sistema ha dimostrato di avere gli anticorpi“. Dopo il trasferimento, la Procura di Salerno accertò la correttezza delle inchieste di De Magistris.
Tra le intercettazioni del caso Palamara si svelano anche i rapporti con Cosimo Ferri, deputato renziano di Italia Viva ed ex sottosegretario alla Giustizia. Ferri porterà prossimamente il caso Palamara in Parlamento, per cercare di rendere inutilizzabili le intercettazioni che lo riguardano. E’ notizia più recente di un caffè tra Palamara, Luca Lotti e Matteo Renzi, che ultimamente ha salvato Bonafede dalla sfiducia in un discorso altisonante in cui ha invocato il garantismo. Durante il caffè si sarebbe discusso di una candidatura alle europee per Palamara.
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