La Rete propone un profluvio ipnotico e spesso vuoto di informazioni, le università si sono asserragliate dentro le mura come se stessero arrivando i barbari, la stampa soffre su carta e arranca dietro ai like nel web, le case editrici tradizionali si sono trasformate in target passatisti e cinici, dove trovare allora un po’ di cultura viva, fresca, vibrante? È nelle esperienze apparentemente piccole, eretiche, marginali che scorrono sangue e idee, dove accadono sperimentazioni e innovazioni sporche di modernità. La casa editrice e libreria Wojtek è una di queste realtà avanguardistiche, un “luogo” dove la cultura si vive non si tramanda. Semplicemente diviene, assumendo forme di corpi, di voci, di pagine, di parole, di atti.
Il Fato governa sopra agli dei le vite di tutti noi e per uno schizofrenico, e fortunato, caso ho conosciuto Ciro Marino. Avevo intercettato uno degli innumerevoli eventi che Wojtek organizza con cadenza settimanale, l’incontro in libreria con un mito: Antonio Moresco. Era un martedì. Ma avevo sbagliato evento e giorno. Nella piccola caverna iniziatica che è Wojtek c’era “solo” Ciro, che alle mie richieste sorrise con lo sguardo complice di chi è abituato a personaggi strampalati che vivono fuori dallo spazio-tempo. Parlammo ininterrottamente per tre ore, senza pausa. Si era accesa una scintilla imprevista, ci eravamo riconosciuti, appassionati di storie e di libri, discendenti di una stessa stirpe: quelli che nel mondo ci stanno di traverso, a modo loro. Ciro insieme a una piccola cerchia di giovani editori ha aperto nel cuore di Pomigliano d’Arco una libreria che offre solo pubblicazioni indipendenti, che organizza incontri culturali di altissimo profilo, che pubblica libri che sono piccoli gioielli. Questo da due anni a oggi. Ve lo presento.
Partiamo da una domanda difficile: chi è Ciro Marino?
Sono editore della Wojtek edizioni e libraio presso la Wojtek libreria. Sono nato nel 1984 e cresciuto sotto il Vesuvio.
Chi o cosa è Woytek?
Wojtek edizioni è stata fondata nel 2018, a oggi i soci sono oltre me: Lucio Leone, Antonio Corduas, Anna Di Gioia e Alfredo Zucchi. I nostri ruoli sono abbastanza intercambiabili, ma tendenzialmente così distribuiti: Lucio Leone si occupa del commerciale, dell’amministrazione e del rapporto con le librerie; Antonio Corduas è il grafico (copertine, sito, comunicazione); Anna Di Gioia e Alfredo Zucchi sono i due editor, tra i migliori in Italia.
Parafrasando Ionesco del famoso aforisma “Dio è morto, Marx pure e anche io non mi sento molto bene”, l’editoria è in crisi, i lettori scarseggiano, la cultura fatica, non è un azzardo fondare una casa editrice indipendente e aprire una libreria in un paese di provincia?
È vero che l’editoria è in crisi, soprattutto dopo lo stop legato all’emergenza corona-virus, ma la letteratura gode di ottima salute ed è scovabile in particolar modo tra le case editrici indipendenti. I grandi gruppi editoriale hanno smesso di ricercare e sperimentare, lasciando spazio a youtuber, vip di ogni genere, commissari e biografie strappalacrime. Anche i lettori non credo scarseggino, anzi. Dalla libreria ho una visuale abbastanza precisa e i lettori veri continueranno a esistere per sempre, così come la buona letteratura.
Interrogo l’imprenditore: immagino che il Corona vi abbia danneggiato, come contate di “ripartire”?
Di fatto noi non ci siamo mai fermati. Le uscite in programma non sono state posticipate: siamo usciti con “Moonlight Motel, Parigi” di Sergio Gilles Lacavalla a metà marzo e abbiamo lavorato a testi in uscita tra luglio e dicembre. Le difficoltà ovviamente le abbiamo riscontrate molto in libreria, due mesi chiusi non sono stati semplici da gestire, ma l’affetto dei nostri lettori e la loro fame di libri sono stati commoventi. Abbiamo spedito, e continuiamo a farlo, in tutta Italia e consegnato a domicilio, come contrabbandieri, libri qui attorno.
Cosa pensi del panorama editoriale italiano?
Il panorama editoriale italiano è di fatto frazionato in tre categorie: i grandi gruppi editoriali; l’editoria a pagamento; le case editrice indipendenti di qualità. Dei primi ho già parlato, l’editoria a pagamento è un mercato quasi parallelo che poco ha a che fare con la letteratura, mentre le case editrice indipendenti di qualità si distinguono per ricerca, passione e vivacità. Mi piacerebbe citarne qualcuna: Sur e Arcoiris, che si concentrano su testi sudamericani; Marcos y Marcos che da sempre non sbagliano un libro; Cliquot che dà nuova vita a testi pubblicati anni e anni fa; Pidgin e Alessandro Polidoro Editore che hanno portato aria fresca a Napoli; ma anche L’orma, Atlantide, Black Coffee, Cronopio, NNE, Keller, Ponte 33, Hacca, Spartaco…
Come scegliete gli scrittori da pubblicare?
Ci piacciono stili particolari, voci innovative, ci piace chi si spinge oltre, chi non asseconda per forza i gusti del lettore (che poi quali sono i gusti del lettore?), chi sperimenta.
Per essere una esperienza così giovane Wojtek sta riscuotendo già grandi riconoscimenti: avete piazzato un testo nella cinquantina del premio Strega, siete l’unica casa editrice invitata in Germania alla prestigiosa rassegna di Kiel…
Sia la nomina per lo Strega, che l’essere scelti come unici rappresentanti del romanzo italiano al Festival di Kiel, ci hanno riempiti d’orgoglio. “Teorie della comprensione profonda delle cose” di Alfredo Palomba rappresenta pienamente i nostri intenti. Così come “Racconti di Juarez del Sud” di Luca Mignola: un libro perfetto da un punto di vista stilistico.
Che rapporto hai tu con gli scrittori della “scuderia”, che tipi sono? Lo stereotipo dell’artista capriccioso e ingovernabile è ancora valido?
Gli scrittori sono essere umani e in quanto tali ognuno è diverso dall’altro. C’è quello che continuerebbe a controllare ogni virgola anche dopo il “si stampi”, c’è quello che poi è diventato amico fraterno, c’è chi si nasconde, chi fa un grande lavoro di promozione…
Tornando a Wojtek libreria, so, per esperienza diretta, che non è solo un punto vendita ma è un luogo che aggrega e sperimenta, in cui i lettori sono centrali e coinvolti in molteplici iniziative, ce ne parli?
La libreria Wojtek è un luogo fatto dai lettori. Sono i primi a consigliare libri che non conosco, alcune case editrici le ho conosciute grazie a loro, abbiamo uno splendido gruppo di lettura di grande competenza. Molti dei nostri lettori (e amici) fanno da relatori alle presentazioni. C’è grande connessione, continui scambi e amicizia vera. È splendido fare parte di tutto ciò.
Inoltre Wojtek è un vero presidio di pasdaran moreschiani. Sappiamo che il grande lombardo è stato qui da voi diverse volte…
La nostra è una libreria totalmente moreschizzata. Antonio Moresco è stato qui più volte e a maggio sarebbe tornato per festeggiare insieme a noi il secondo compleanno della libreria e per un contest di pasta e fagioli che sarebbe stato epico. Purtroppo il corona-virus ci ha costretto a uno stop, ma l’appuntamento è solo rimandato.
La lettura vale? E i giovani cosa hanno da ricavarne rispetto alla velocità dello smartphone? Pensi che queste ultime generazioni siamo ormai annegate solo nei social?
Ma assolutamente no. Ho grande fiducia nelle nuove generazioni, in libreria vengono molti ragazzi tra i 16 e i 25 anni e hanno tanta voglia di imparare, di leggere, di scoprire cose nuove.
Infine una domanda privata: quando hai incontrato i libri nella tua vita? C’è un episodio particolare? Una folgorazione giovanile? O un cammino e un dialogo costanti coi mondi di carta?
Non saprei rispondere a questa domanda. Forse il libro della svolta, come per tanti, è stato Il giovane Holden, ma poi il dialogo con i libri è stato costante e ininterrotto. E la strada è ancora lunga, continuo a scoprire autori enormi mai sentiti prima. È il vantaggio di lavorare in una libreria.
A cura di Michele Salomone