venerdì, Novembre 22, 2024
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Camorra, sequestrati beni al clan Polverino per 10 milioni di euro

Camorra: sequestrati, ai maggiori imprenditori, affiliati al clan Polverino, beni per 10 milioni di euro, tra cui c’è anche un asilo nido.

Il Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Napoli ha eseguito, questa mattina, un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Napoli su richiesta della procura della Repubblica di Napoli Direzione Distrettuale Antimafia, di una serie di immobili a Marano di Napoli.

Il provvedimento, si legge in una nota dei carabinieri, è stato eseguito nei confronti di Antonio Simeoli, Luigi Simeoli e Benedetto Simeoli, padre e figli, proprietari degli immobili sequestrati e già destinatari nel 2013 di ordinanza di misura cautelare per associazione camorristica del clan Polverino, falsità ideologica in concorso, abuso di ufficio e trasferimento fraudolento di valori, insomma:

“Condotte per le quali riportavano condanne irrevocabili”.

Gli immobili sequestrati sono: due ville da dodici vani complessivi, due garage e un magazzino-deposito di via Marano Quarto, sei locali commerciali in via San Rocco, un magazzino deposito in via della Recca, tre appezzamenti di terreno delle dimensioni complessive di 39.220 metri quadri e un immobile adibito ad asilo nido, in via Caracciolo.

La complessa azione investigativa dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Napoli, ha individuato nei Simeoli, i maggiori imprenditori del clan Polverino, dall’inizio degli anni novanta, sino al 2009 quando il sodalizio si è interrotto per divergenze di natura economica.

Grazie a un vero e proprio patto societario occulto, il capo del clan, Giuseppe Polverino, finanziava le imprese dei Simeoli e partecipava al 50% dei relativi introiti, costituendo il reimpiego degli ingenti profitti delle attività criminali (soprattutto di quelli dovuti all’importazione di stupefacenti) nelle loro iniziative imprenditoriali.

Il reimpiego, proseguono i carabinieri:

“era funzionale non soltanto al personale arricchimento del capo clan ma anche ad alimentare l’ulteriore capitalizzazione dei traffici di droga e a finanziare le attività illecite del gruppo criminale nelle cui casse venivano versate, a titolo di contributo, somme fisse per ciascun appartamento costruito e tale denaro veniva poi impiegato per il pagamento degli stipendi e per sostenere le spese dell’organizzazione criminale”.

Le risultanze investigative, sono estese anche ai beni di proprietà della società “Garden City Cooperativa Edilizia S.p.a.”, gestita di fatto dai Simeoli. I beni sequestrati hanno un valore stimabile intorno ai dieci milioni di euro.

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