Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, torna a parlare della situazione Coronavirus: “Basta terrorismo sul virus. Il Paese deve riprendere a vivere”.
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in un lungo post su Facebook, torna a parlare della situazione Coronavirus e scrive che il Paese deve riprendere a vivere. Spiega che:
“La ripartenza a Napoli si vede ed è anche significativa, ma la luce forte è ancora lontana. Troppa paura, depressione, lentezza per non parlare degli ostacoli divenuti mine sulla strada della rinascita. Apriamo parchi, spazi, luoghi, pedonalizziamo, facciamo piste ciclabili, proviamo a riqualificare il territorio… e provano a fermarti. Non ci arrivano. Continuano a parlare di movida che non c’entra nulla. A noi sta a cuore la città che deve ripartire, il dramma del lavoro e della disoccupazione, l’assenza di liquidità in tante famiglie. Al potere interessa la lotta mediatica, politica ed istituzionale”.
De Magistris ricorda che:
“La situazione sociale ed economica è molto seria e grave. La miccia della bomba sociale è accesa, solo la durata del timer è incerta. Il Governo continua a discutere e a prendere impegni, ma i fatti concreti non arrivano ancora. Sottovalutano in tanti il contagio criminale che sta dilagando nel nostro Paese”.
Prosegue:
“Questa è l’ora del coraggio, della concretezza, della visione. Basta terrorismo sul virus, si deve fare un lavoro immenso sulla sanità pubblica ed investire su reti di protezione sanitaria che mettano in sicurezza l’Italia e i suoi abitanti. Le persone non possono vivere nell’incubo del ritorno della malattia e rimanere schiavi della paura. Il Paese deve riprendere a vivere, si devono tessere relazioni umane e sociali, dare forza alla cultura. L’economia deve ripartire più veloce, si deve mantenere il lavoro e crearlo, utilizzando anche le opportunità della crisi”.
De Magistris conclude:
“A Napoli per primi abbiamo chiuso tutto e per questo soprattutto ci siamo salvati, solo mille infetti documentati su un milione di abitanti, infatti abbiamo meno morti dell’anno scorso. Ora, però insieme dobbiamo ripartire, non possiamo contare 100 morti con il coronavirus e migliaia di morti per altre patologie o per ragioni sociali, economiche e lavorative”.
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