Dopo lo scoppio del focolaio di Covid-19, combattuto e sconfitto in condizioni precarie (ne avevamo parlato QUI), un altro ciclone si è abbattuto sulla RSA Madonna Dell’Arco.
Per far fronte all’emergenza sopracitata, durante la quale avevano contratto il Coronavirus anche 10 operatori sanitari, erano stati assunti a tempo determinato alcuni operatori (contratti da 3 a 6 mesi), mentre i vecchi operatori strutturati a tempo indeterminato sono stati sottoposti a cassa integrazione, sostituiti con personale non strutturato, violando le norme sugli ammortizzatori sociali. Questa situazione di disagio ha reso anche estenuanti i turni di lavoro, tenendo conto dell’elevato numero di pazienti, in contrapposizione con lo scarso numero di operatori.
A renderlo noto gli stessi lavoratori iscritti alla UIL, la cui segreteria regionale scrive una lettera agli utenti della RSA Madonna dell’Arco ed alla cittadinanza di Sant’Anastasia (Na) in cui si legge “La scrivente UIL, denuncia una grave carenza di personale addetto all’assistenza all’interno della RSA Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia. Grave carenza di personale con inevitabile ripercussioni sui livelli assistenziali. Carenza di personale che vede i lavoratori fortemente sotto pressione considerato che il turno di notte è garantito da solo due operatori socio sanitari che si sono trovati ad assistere 20 pazienti della RSA convenzionata, 20 della RSA privata e 10 ospiti della casa albergo. Operatori che oltre che garantire l’assistenza agli ammalati, devono fare anche le pulizie, e spesso sono costretti a violare le più elementari norme igieniche. Inoltre si comunica che i lavoratori strutturati sono stati collocati in cassa integrazione e sostituiti con altro personale non strutturato, in violazione alle norme sugli ammortizzatori sociali. Sulla scorta di quanto sopra, ci scusiamo anticipatamente con gli utenti e la cittadinanza, se queste giornate si di protesta dovessero creare disagio, ma si rendono indispensabili per la tutela dei diritti contrattuali e la tutela dei diritti degli Ammalati”.