Perché si dice “Bella come ‘o riavulo ‘e Mergellina”?
Non sempre la bellezza è garanzia di virtù: dietro i visi più angelici si possono celare animi infernali e crudeltà non inferiori a quelle dei peggiori diavoli. Nelle leggende Napoletane la bellezza è spesso infame – tra le strade di Neapolis si contraddice spesso l’idea greca del καλὸς καὶ ἀγαθός, ovvero del bello e valoroso che possiede tutte le virtù.
Per esprimere quest’idea tipicamente partenopea, esiste addirittura un modo di dire: quando una donna è bella ma crudele – e anche quando si parla di una bellezza pericolosa – si dice che la persona in questione è “bella come ‘o riavulo ‘e Mergellina” / “bella come il diavolo di Mergellina”.
Ma perché si dice così?
Dietro questo modo di dire non c’è una leggenda: ce ne sono addirittura due. Si parla di peccati e di desideri, di donne bellissime, arte ed espiazione: questa settimana, #BussoLaLingua svela tutti i segreti che riguardano il Diavolo di Mergellina.
San Michele che scaccia il Demonio
Tra le rocce di Mergellina si trova una chiesa dalla facciata dipinta di rosso dedicata a “Santa Maria del Parto“.
All’interno di questo luogo c’è un’opera di Leonardo Grazia da Pistoia, un dipinto noto al popolo con il nome di “Diavolo di Mergellina” ma il cui titolo originale è “San Michele che scaccia il Demonio“.
E’ un dipinto che ha colpito da sempre la fantasia dei cittadini di Napoli, ed è facile capire il perché: si tratta di un’immagine sì bellissima, ma decisamente conturbante. Nell’opera è rappresentato l’Arcangelo San Michele che schiaccia sotto i suoi piedi quello che viene identificato come “Demonio”, ma che in realtà ha il viso di una bellissima fanciulla dai capelli folti e ramati.
Questa figura femminile è seminuda e non del tutto umana: nella parte inferiore del suo corpo possiamo infatti vedere dei tratti serpenteschi.
La fantasia popolare ha ricamato a lungo sull’immagine di questo dipinto strano e sconvolgente, derivandone due leggende.
La storia di Vittoria d’Avalos
La prima leggenda narra della peccaminosa storia di Vittoria d’Avalos, una giovane donna, nobile e bellissima, che aveva abbandonato la vita monastica, che s’invaghì follemente di Diomede Carafa, un prete giovane e di bell’aspetto.
La pozione d’amore
La leggenda vuole che la fanciulla abbia cercato di sedurre in ogni modo Diomede, utilizzando tutte le armi a sua disposizione: il suo bel viso faceva innamorare chiunque e il suo corpo candido e armonioso conquistava a prima vista ogni uomo che vi posasse lo sguardo. Vittoria era gentile e garbata e la sua voce angelica era così suadente da permetterle di ottenere qualsiasi cosa da chiunque la ascoltasse.
Nessuno pareva poterle resistere; nessuno, tranne il prete di cui la donna era innamorata. Diomede Carafa, invero con una gran fatica, resistette a tutti i tentativi di seduzione messi in atto da Vittoria che infine, disperata, secondo alcune versioni della leggenda si rivolse a una fattucchiera.
L’anziana donna preparò allora una pozione d’amore, e consegnandola alla nobile fanciulla le raccomandò di farla bere tutta al suo amato Diomede. Vittoria obbedì alla fattucchiera: sparse il contenuto della preziosa boccetta su alcuni dolci e li portò in dono al prete che, inconsapevole e goloso, li mangiò tutti.
Pareva proprio che la pozione della fattucchiera avesse funzionato: Diomede divenne ossessionato dalla ragazza. Pensava a lei in ogni momento e cercava di non rimanere mai troppo tempo al suo cospetto, consapevole di rischiare di cedere da un momento all’altro alle sensuali proposte della fanciulla.
‘o riavulo ‘e Mergellina
Infine, consultato un suo amico esorcista, commissionò ad un artista un lavoro: il pittore avrebbe dovuto dipingere un quadro raffigurante un angelo che sconfiggeva un diavolo che avesse le stesse sembianze della bella Vittoria. L’artista completò il suo lavoro, producendo il quadro che ancora oggi possiamo ammirare, e così l’incantesimo d’amore si sciolse.
Ogni volta che Diomede si sentiva tentato dal bel corpo della fanciulla si recava in chiesa a osservare il dipinto raffigurante la sconfitta del “Diavolo di Mergellina” e così il suo desiderio spariva.
La storia di Isabella
La seconda storia di quella di cui parlano le leggende è quella di Isabella.
Isabella era una giovane donna aristocratica, seducente e bellissima, nota per illudere gli uomini che s’innamoravano di lei senza mai concedersi loro. Si dice che uno dei suoi sfortunati amanti fosse stato Don Diomede Carafa.
Inizialmente, in verità, sembra che Diomede avesse cercato di resistere alle proposte della ragazza ma che, dopo aver letto una lunga lettera d’amore scritta da Isabella, avesse infine ceduto. Cadde così tra le braccia della bella fanciulla e intrattenne con lei una torbida storia d’amore che durò mesi interi.
Nonostante Diomede fosse riuscito ad assaggiare il frutto proibito, la sua gioia durò poco: Isabella infatti lo abbandonò per scivolare tra le braccia del miglior amico del prete, Giovanni Verrusio.
Fu in quel momento di dolore, rimpianto e pentimento che Diomede commissionò a un artista un’opera: parliamo naturalmente del quadro rappresentante l’Arcangelo Michele che sconfigge un diavolo dalle sembianze di donna e, nello specifico, di Isabella.
Bella come ‘o riavulo ‘e Mergellina
Queste sono le due leggende che spiegano il modo di dire “Bella come ‘o riavulo ‘e Mergellina”: si parla di donne bellissime e tentatrici, disposte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono oppure che non si facciano scrupolo ad abbandonare gli uomini che, ormai, hanno usato.
Conoscevate questo modo di dire così particolare?
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