I risultati dell’indagine Beach Litter di Legambiente lancia l’allarme dopo aver analizzato i litorali campani
Col ritorno di turisti e villeggianti sulle spiagge campane ritornano anche i rifiuti che le deturpano. Dopo l’indagine guidata da Legambiente si è riscontrato che per circa 100 metri di spiagge esaminate sono stati ritrovati ben 812 rifiuti. 10 le spiagge osservate speciali: a Caserta a foce del fiume Garigliano a Sessa Aurunca; a Napoli Mappatella Beach e il litorale San Giovanni a Teduccio. Sempre nella provincia di Napoli, l’Arenile Stabiese a Castellammare di Stabia, il lido delle Monachelle a Pozzuoli, la spiaggia libera Licola a Giugliano. A Salerno, la spiaggia presso la foce del fiume Tusciano a Battipaglia, l’area protetta Legambiente Eboli, la spiaggia Magazzeno a Pontecagnano Faiano e la spiaggia del Caterpillar.
I rifiuti
La maggior parte dei rifiuti sono plastiche di ogni tipo (circa l’80%), ma non mancano mozziconi di sigarette e i nuovissimi arrivati: guanti e mascherine. Poco più della metà dei rifiuti in plastica ritrovati sulle spiagge appartengono a prodotti usa e getta che le direttive europee hanno cercato di limitare e, in alcuni casi, vietare.
Dopo la messa al bando dei cotton fioc non biodegradabili e delle microplastiche nei cosmetici, cui abbiamo contribuito con le nostre instancabili denunce, diverse delibere comunali hanno anticipato il bando delle stoviglie usa e getta, e intere catene di supermercati ne hanno abolito la vendita. Non possiamo vanificare gli sforzi fatti verso l’adeguamento alla direttiva, che vieterà alcuni prodotti monouso sul territorio nazionale e indicherà forti limitazioni e la responsabilità estesa dei produttori ad altri prodotti. Con le nostre campagne estive da Goletta Verde a Riciclaestate continueremo ad tenere alta la guardia di fronte alle illegalità sempre in agguato.
Così commenta Francesca Ferro, direttrice regionale di Legambiente, i risultati dell’indagine svolta dalla sua organizzazione. L’emergenza Covid ha, infatti, generato il falso mito secondo cui l’uso di prodotti usa e getta prevenga il contagio. Nulla di più falso, perché ad oggi non esistono motivazioni scientifiche che provano questa tesi.
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