Lo scultore Jago torna nel suo laboratorio nel rione Sanità per iniziare un nuovo capolavoro: la Pietà.
“Hai mai visto da vicino un blocco di marmo di 6 tonnellate?”: così lo scultore Jacopo “Jago” Cardillo invita tutti a recarsi nel suo laboratorio, nella Chiesa di S. Aspreno ai Crociferi (rione Sanità) per rendere ognuno protagonista della suo nuova opera. Sabato scorso è infatti giunto da Carrara il marmo con il quale il giovane e talentuoso scultore inizierà a scolpire il suo ultimo capolavoro: una nuova Pietà.
Inoltre sembra che le scelte di Jago coincidano perfettamente con la riqualificazione del rione Sanità (es. la scelta del laboratorio e della chiesa dove è esposta la sua magnifica scultura Il figlio velato: per maggiori informazioni clicca qui). Oggi, chiunque avesse voluto avrebbe avuto la possibilità di apporre la propria dedica sul blocco di marmo, dal quale prenderà vita la nuova opera. Insomma stamattina il rione Sanità sembrava ancor più vivace del solito.
L’intervista a Jago
Lo scultore si è dimostrato molto disponibile con tutti coloro che gli si avvicinavano, rispondendo a domande e curiosità. Jago è uno scultore i 33 anni, originario di Frosinone: perché ha scelto proprio Napoli come “campo base” per il suo laboratorio e come mai proprio la Sanità?
«Questa domanda me la dovevano fare anche quando sono andato a New York o in Grecia. Non esiste il “come mai un posto”, esiste l’opportunità. Io mi muovo molto, ma ho scoperto in Napoli una New York italiana. La Sanità soprattutto è come Manhattan a New York, ha delle dinamiche favorevoli, c’è vita. Poi proprio la vita mi ha portato qui. Qui infatti ho scoperto che c’era il miracolo della possibilità. Ciò che creo qui, non sarebbe potuto succedere in nessun’altra parte del mondo».
Paragonare la Sanità a Manhattan è una delle affermazioni più insolite e straordinarie che si possa sentire. Riguardo ciò, Jago continua dicendo:
«È così, la Sanità è il posto più ricco che c’è. Chissà quando lo capiranno! Io lo so e lo sto dicendo mettendoci la faccia. Cerco anche di farlo capire facendo. La parola d’ordine per me infatti è “fare”. C’è chi fa e chi si lamenta. Non dobbiamo cambiare il mondo, bisogna “fare” per cambiare il nostro mondo interiore. Poi il mondo che vediamo sarà il riflesso di quello che noi siamo e della cultura che abbiamo. Cultura ovviamente non come nozionismo, ma come apertura verso l’altro».
Il giovane scultore è conosciuto a Napoli soprattutto per Il figlio velato. Il capolavoro in marmo riprende mirabilmente lo stile del Cristo velato, riproducendo però un soggetto diverso con un significato tutto nuovo. Sotto il velo infatti si nasconde il corpo di un bambino. In tal modo, lo scultore ha voluto mostrare il risultato delle guerre e degli stermini in corso (impossibile non pensare alla foto simbolo della crisi dei migranti raffigurante il corpo di un bambino sulla spiaggia). Perché ora Jago ha scelto di rivisitare proprio La Pietà?
«In realtà sono argomenti che semplicemente continuano ad esistere. Questa non è la seconda Pietà che viene fatta, ne esistono un’infinità. A me stavolta interessava rappresentare l’amor paterno. Sempre più spesso l’uomo viene rappresentato come violento, stupratore, vigliacco, arrogante. E ci sta anche, sicuramente. C’è però anche l’uomo che riesce a piangere la morte di un figlio e che aiuta. Allora oggi è giusto semplicemente sottolineare che esiste una categoria di persone che hanno un grande sentimento e possono essere degli uomini. Non dei maschi, ma degli uomini. Bisogna fare infatti questa differenza: esistono le femmine e i maschi, e poi ci sono gli Uomini e le Donne».
Jago è noto anche per altri capolavori (es. Habemus Hominem, raffigurante il busto di Joseph Ratzinger). Eppure Il figlio velato e La pietà sembrano essere uniti da un piccolo mistero. Sulla bozza in gesso della nuova scultura si nota una pietra, la stessa pietra presente vicino la mano del bambino velato. Perché questa pietra? Lo scultore non vuole svelarne il motivo e con un “misterioso”, ma simpatico sorriso dice:
«Non lo dirò mai il perché. Dico solo che vedere dal vivo le sculture sarà necessario per capire il motivo per cui esistono e per capire quello che stanno dicendo. In ogni caso sono collegate e c’è un discorso dietro, questo lo posso dire. La prossima scultura sarà ugualmente collegata e continuerò ad aggiornare questo “disegno”».
Insomma bisogna solo aspettare la realizzazione della prossima e di numerose altre opere. Il mondo dell’arte e della scultura ha solo da guadagnarne perché il giovane Jago sa davvero come dare vita al marmo!
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