sabato, Aprile 12, 2025
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“Mi gridavano frocio”, 23enne picchiato a sangue da 10 persone al Centro Storico di Napoli

Ennesimo episodio episodio di violenza tra le strade del Centro Storico di Napoli, dove a farne questa volta รจ stato Gianmarco Vitagliano, detto Giammy, 23enne di Casoria che nella serata di ieri si era diretto al centro storico per trascorrere una serata con gli amici.

Secondo quanto raccontato sul suo profilo personale Facebook, sarebbe stato prima minacciato da un uomo sulla quarantina, senza un apparente motivo valido, per poi ritrovarsi accerchiato da una decina di persone che l’hanno aggredito e insultato.

Dopo le storia di Willy e Paola Maria, assistiamo all’ennesimo episodio di discriminazione.

Questo il suo racconto pubblicato su Facebook.

Ore 19:00
Stavo con i miei amici e con mio fratello a Mezzocannone, stavamo chiacchierando tranquillamente, sul marciapiede, fuori lโ€™ingresso di Mezzocannone.
Un uomo su una quarantina, pelato, bianco, alto il doppio di ognuno di noi, assieme alla moglie ed al figlio di quattro anni, con fare aggressivo, arrogante e camorristico, si avvicina a noi: โ€œMa p passร  aggiร  vulร ? Nโ€™agg capit! Facit passร , ja!โ€, questa la sua frase.

Io rispondo, cercando di contenere la rabbia per quellโ€™atteggiamento prevaricante. โ€œBasta chiedere permesso comunque!โ€, affermo.
Di tutta risposta, lโ€™uomo alto ferito nel suo orgoglio e nella sua dignitร  in quanto padre di famiglia, inizia ad alterarsi e ad offendermi. Mi ricordo un โ€œfrocioโ€ messo a caso, come se la mia identitร  potesse essere in qualche modo lesa. Io continuo a rispondere, mentre Jonathan, mio fratello ed i miei amici prendevano le mie parti.
Da lรฌ parte la minaccia da parte dellโ€™uomo, che non voleva dare prova della sua forza bruta davanti alla moglie ed al figlio ma solamente in loro assenza, affinchรฉ la figura del papร  e del marito orco, brutto e cattivo non uscisse fuori.
Io e Jonathan rispondiamo, dicendo che ci avrebbe trovati lรฌ.

Ore 19:30 circa

Ci spostiamo da Peppe Spritz, a Piazza Bellini.
Ci prendiamo qualcosa da bere e parliamo, ridiamo, scherziamo. Ad una certa vedo lo stesso tizio alto, robusto, bianco e pelato, che inizia a sbraitare, a lamentarsi.
Veniamo accerchiati da un gruppo di ragazzi, quasi una decina di loro. Uno di loro mi prende per il collo, mi stringe. Io gli intimo di lasciarmi.

Mi arrivano tre pugni in faccia, tra il naso ed il muso, ed una ginocchiata. Inizio a sanguinare.
Vengo soccorso, portato dentro il locale.

Vedo i militari intervenire, ma i teppisti, capeggiati dallo stesso energumeno, vengono semplicemente allontanati.
Dentro vengo a sapere che anche Jonathan รจ stato aggredito, ma che per fortuna stava bene. Vengo anche a sapere che per distogliere qualsiasi tipo di pista che potesse andare a suo svantaggio, il grosso codardo bianco, che per aggredire ha dato origine ad una vera e propria azione squadrista, aveva accusato Jonathan di averci provato con la moglie e che eravamo stati noi, sei ragazzi tre volte piรน piccoli fisicamente di lui, ad accerchiare lui.
Io sto bene. Non ho riportato nessuna ferita grave. Ma provo rabbia, tantissima rabbia.
Vivo Napoli intensamente da quando avevo 14 anni, ci esco da quando ne avevo 16. Questa cittร  mi ha visto crescere e affermarmi. Ho avuto a che fare con realtร  di ogni tipo, in particolar modo con lโ€™inizio dellโ€™Universitร  e con lโ€™inizio della militanza politica studentesca. Ma non avevo mai vissuto una cosa del genere.

Io sto bene, ma sono arrabbiato.

Oggi ho avuto lโ€™ennesima prova di come il vuoto istituzionale, quello che ha ucciso Willy e Maria Paola la scorsa settimana, quello che รจ reso ancora piรน forte dallโ€™odio che la classe politica dirigente fatta da personaggi come Salvini o la Meloni, sia un problema. Perchรฉ non ho visto oggi volanti della polizia che ho visto piรน volte girare per le piazze creando problemi alla movida, o che protegge comizi incentrati sulla propaganda dellโ€™odio, dellโ€™ignoranza, dellโ€™intolleranza, o che vuole sgomberare spazi occupati, beni comuni, che mirano alla creazione di una realtร  collettiva alternativa a quella disastrata dagli interessi individuali.

Io sto bene, ma provo rabbia.

Sono dichiaratamente omosessuale da quando avevo 19 anni, ed eccetto una sola volta non sono mai stato offeso per la mia natura, quella che mi caratterizza, che mi permette di vivere lโ€™amore con una enorme sinceritร , con tutto me stesso, perchรฉ essere libero รจ ciรฒ che per me conta. Perchรฉ essere parte della comunitร  LGBTQIA+, prendere parte alla lotta transfemminista nelle cittร , denunciare questo sistema eteropatriarcarle cisgender di cui quellโ€™uomo รจ purtroppo vittima, fa parte di me, cosรฌ come fa parte di Jonathan, di mio fratello, dei miei amici e di tante altre persone: ragazze, ragazzi, donne e uomini di ogni etร , etnia, genere, orientamento sessuale.

Nonostante ciรฒ, io continuo a lottare. Non ho paura, o comunque la provo nei limiti: non sono intimorito. La lotta fa parte di me da sempre, e non mi arrenderรฒ di certo ora. Sono arrabbiato, ma non mi farรฒ mangiare dalla rabbia. Provo odio per questa societร  ingiusta, ma รจ odio mosso da amore; quellโ€™amore che continua a mantenere la lotta viva in me, in Jonathan e nelle tante persone che nel cambiamento ci credono per davvero, che continuano a sperare. E nulla ci vieterร  di perdere la speranza.

Io sto bene, sono arrabbiato, ma lotto, spero. Questo sono io, e sono fiero di esserlo.
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