La maledizione di Pompei
La Campania è sempre stata descritta come una terra divisa tra sacro e profano, un luogo e dove dèi pagani e antichi per secoli hanno camminato accanto a divinità cattoliche e cristiane; miti che affondano le loro radici in tempi e tradizioni più antichi di quelli greci e romani hanno cambiato nome e hanno sovrapposto le proprie storie a quelle riguardanti Santi e Madonne, dando vita a un folklore inedito ed esclusivo di questi luoghi.
Ogni granello di sabbia e manciata di terra di questa regione è intrisa di storia e leggende, di misteri e maledizioni: qui c’è la bocca dell’Inferno e il sangue si scioglie in eterno; qui ci sono draghi, mostri e fantasmi, maghi e streghe, persino lupi mannari: e anche se hanno forse cambiato aspetto, sembra che gli antichi dèi non abbiano mai davvero abbandonato le strade che furono loro un tempo tanto care, e che continuino ad abitare templi e palazzi, santuari e rovine.
La leggenda che #bussolaleggenda vi racconta oggi non è avvenuta in tempi lontani e non è ancora sbiadita dal trascorrere dei secoli; si tratta invece di una storia recente, di cui è stato reso noto l’ultimo capitolo appena un paio di giorni fa. E’ una storia di maledizioni e divinità, tanto inquietante da essere degna di un moderno film horror: oggi vi parliamo della maledizione di Pompei.
Tutto comincia e finisce con una lettera.
Una lettera dal Canada
Un’agenzia di viaggi di Pompei ha ricevuto pochi giorni fa un pacco dal Canada. All’interno vi erano alcuni oggetti, dei reperti archeologici provenienti dal sito di scavi – nello specifico, si trattava di due tessere di mosaico, un frammento di un’anfora e un coccio di ceramica – e due lettere.
La prima, che portava la firma di una giovane donna di trentasei anni di nome Nicole, riportava invero un contenuto assai inquietante. La missiva, infatti, recitava così:
Ho preso questi tasselli quando ho visitato Pompei, nel 2005. Ero giovane stupida, volevo un pezzo di storia che nessuno avrebbe potuto avere. Non ho capito cosa stessi effettivamente prendendo. Ho preso un pezzo di storia cristallizzato nel tempo che ha con sé tanta energia negativa. Persone sono morte in un modo così orribile e io ho preso tasselli legati a quella terra di distruzione.
Ora ho 36 anni e ho avuto il cancro al seno due volte, l’ultima volta finito in una doppia mastectomia. Io e la mia famiglia abbiamo avuto anche dei problemi finanziari. Siamo brave persone e non voglio che questa maledizione si trasmetta alla mia famiglia o ai miei figli. Per questo perdonatemi per il gesto fatto anni fa, ho imparato la lezione e chiedo perdono agli Dèi. Voglio solo scrollarmi di dosso la maledizione ricaduta su di me e la mia famiglia.
Per piacere accettate questi reperti così da fare la cosa giusta per l’errore che ho fatto. Mi dispiace tanto, un giorno tornerò nel vostro bellissimo paese per scusarmi di persona.
Oltre al biglietto firmato da Nicole, nel pacco ne era presente un secondo, scritto questa volta dagli amici della ragazza, Alastain e Kimberly, che invece raccontano:
Vi restituisco queste pietre che io e mia moglie abbiamo preso mentre visitavamo Pompei e il Vesuvio nel 2005. Le abbiamo prese senza pensare al dolore e alla sofferenza che queste povere anime abbiano provato durante l’eruzione del Vesuvio e la morte terribile che hanno avuto.
Siamo dispiaciuti e per piacere perdonateci per aver fatto questa terribile scelta. Possano le loro anime riposare in pace. Chiediamo il vostro perdono.
L’ira degli Dèi
Quello di Nicole e dei suoi amici non sarebbe, a dirla tutta, un caso isolato: sono molti i pacchi e le lettere giunti nel corso degli ultimi anni a Pompei. Si trattava sempre di biglietti di scuse e pietà implorate a dèi che si credevano dimenticati, tasselli di mosaici e altri piccoli reperti archeologici. Ogni lettera è sempre stata corredata da racconti di terribili disgrazie, menomazioni e morti imputate a una “maledizione di Pompei” e all’ira degli Dèi.
Nel corso degli anni, a seguito di questi racconti, si è diffusa una leggenda secondo la quale chiunque avesse rubato dal sito archeologico di Pompei sarebbe stato maledetto e costretto a subire qualsiasi genere di sofferenza. Antonio Cangiano ha dedicato a questa leggenda persino un libro, intitolato appunto “La Maledizione di Pompei”, in cui raccoglie le testimonianze di coloro che sarebbero stati colpiti dal maleficio.
Ad oggi sono giunte alla città di Pompei centinaia di lettere di scuse e sono stati ricondotti al sito archeologico altrettanti piccoli oggetti rubati dai turisti.
Altri frammenti della storia
Che Pompei fosse una città maledetta era, in realtà, noto anche ai tempi degli antichi romani. La città era infatti famosa per i suoi bordelli e la perdizione che animava le sue strade. Le case di Pompei erano tanto lussuose quanto lussuriose e, quando venne distrutta dall’eruzione del Vesuvio, si diffuse l’idea che la città fosse stata rasa al suolo per via dei discinti costumi di cui aveva sempre fatto vanto: l’ira degli Dèi sarebbe stata tale da far esplodere il vulcano.
Quest’idea durante il medioevo si caricò di ulteriore forza: la vita peccaminosa e godereccia di Pompei avrebbe certamente scatenato, secondo sacerdoti e vescovi, anche l’ira del Dio cattolico e cristiano.
La maledizione di Pompei non ha mai smesso di stuzzicare la fantasia e l’interesse degli storici, e così nel 2010 divenne oggetto dell’attenzione del giurista Hershel Shanks, che in un articolo pubblicato dal Biblical Archeology Review espose la teoria secondo la quale la distruzione di Pompei (79 d.C.) sarebbe conseguenza della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.): avvenuta nove anni dopo quella di Gerusalemme, la fine di Pompei sarebbe stata frutto di una vera e propria vendetta divina nei confronti dei romani.
La maledizione di Pompei
Che sia leggenda o realtà, frutto della fantasia o del potere di dèi immortali, una cosa è certa: nulla di male vi accadrà, qualora dovesse decidere di visitare gli scavi archeologici di questa bellissima città, se vi comporterete bene e se non sottrarrete nulla dalle rovine dell’antica, lussuosa e sfortunata Pompei.
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