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Ecosistema urbano, male Caserta e Napoli, meglio Avellino

Parliamo di sostenibilità degli spazi urbani con il 27esimo report Ecosistema Urbano. 18 parametri, 5 macro-aree, 104 capoluoghi. Male Caserta (95) e Napoli (90). Grande balzo in avanti per Avellino (31).

L’Italia fotografata nel 27esimo report Ecosistema Urbano ci dà tanti spunti di riflessione. Questo rapporto annuale, pubblicato da Legambiente, con la collaborazione scientifica di Ambiente Italia e quella editoriale de Il Sole 24 Ore, è un’indagine ad ampio spettro. L’analisi abbraccia diverse aree e fattori statistici che interessano la vita dell’uomo nell’ambiente urbano, nel suo percorso verso la piena sostenibilità.

Oggi più che mai ci interroghiamo sull’inevitabile cambiamento della nostra quotidianità, del nostro stile di vita, delle nostre priorità. La crisi pandemica non ha fatto altro che esacerbare un problema di ‘convivenza’ che ci interessava già da tempo. Ci ha costretti, insomma, a ripensare il ruolo dell’uomo nel suo ambiente e, di conseguenza, la città e i suoi spazi.

Stiamo adottando comportamenti più eco-sostenibili? Qual è la percentuale di utilizzo delle energie rinnovabili? Riusciamo a preservare la salute della Terra riducendo o smaltendo in modo appropriato i rifiuti? Quanta acqua sprechiamo? Fino a che punto optiamo per una mobilità eco-friendly? Insomma, stiamo migliorando la qualità di vita dell’uomo nel suo ambiente urbano senza però intaccare quella del pianeta?

Ecosistema urbano: il quadro generale

“Osservando le prime della classe di Ecosistema Urbano 2020 – basato su dati comunali relativi al 2019 – troviamo un’Italia dinamica, che mostra attenzione proprio alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, all’impegno contro lo spreco alimentare, alla crescita degli spazi naturali.”

Però, se osserviamo il quadro generale, il nostro Paese si mantiene su un valore medio, facendo addirittura peggio dell’anno precedente. La media dei capoluoghi, infatti, passa da 53,51 (2019) a 53 (2020), con un abbassamento dello 0,5. È chiaro, quindi, che l’Italia è, come al solito, caratterizzata da una situazione territoriale piuttosto disomogenea. Potremmo parlare anche in questo contesto di ‘Italia a due velocità’. Se Trento, Mantova e Pordenone sono piuttosto virtuosi, di altri capoluoghi non si può dire altrettanto. È il caso di Pescara, Palermo e Vibo Valentia, che chiudono la classifica generale stilata nel report.

 [S]ono tante le città in allarme smog o incapaci di assicurare un corretto ciclo dei rifiuti – evidenzia il report di Legambiente – si amplia il divario tra chi migliora nel trasporto pubblico e chi ha mezzi pubblici non adeguati alle esigenze di mobilità delle persone […]

Dunque, se da un lato Ecosistema Urbano mette in risalto che alcune aree italiane sono sulla buona strada verso la sostenibilità urbana, dall’altro esso scopre le criticità di molti capoluoghi italiani. Insomma, pro e contro di un’Italia che, come ben sappiamo, sembra non andare mai in una sola direzione.

I dati di Ecosistema Urbano

Ma ora lasciamo che a parlare siano i dati. Il rapporto Ecosistema Urbano si basa su una serie di 18 parametri statistici, raggruppabili in cinque principali aree: aria, acqua, ambiente, mobilità e rifiuti.* Gli esperti hanno raccolto ed esaminato oltre 30mila dati (2019) relativi a tali macro-aree, su 104 capoluoghi italiani. Il criterio alla base dell’indagine è molto semplice: i capoluoghi in grado di non sforare nessun parametro, garantendo, quindi, una qualità ambientale ottimale, otterrebbero il punteggio massimo di 100.

Il quadro italiano: una sintesi

Innanzitutto, è bene sottolineare che nessuno dei 104 capoluoghi italiani esaminati supera la soglia dell’80%.

Guardando alle singole aree in esame, un dato molto positivo è quello della raccolta differenziata. La media del Paese, infatti, tocca il 58%, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente. 46 città raggiungono la soglia del 65%, mentre solo 13 non soddisfano l’obiettivo del 35%. Bene anche le energie rinnovabili. In Italia cresce il numero di capoluoghi (33) che riescono a coprire l’intero fabbisogno energetico delle famiglie con energie rinnovabili. Sensibile è anche l’aumento delle isole pedonali sul territorio nazionale. Sostanzialmente invariati i dati sul trasporto pubblico e sulle perdite della rete idrica, il cui valore medio (36%) è, tuttavia, ancora piuttosto significativo.

Restano ancora troppi i problemi che interessano il tasso di motorizzazione nelle città che, secondo il report, raggiunge 64,6/ab., con conseguente intensificazione di inquinamento acustico e ambientale. Diminuisce, seppur di poco, la produzione di Pm10 e migliorano i valori per la produzione di rifiuti (poco più di 500 kg/ab all’anno). In generale, i grandi centri urbani faticano molto sul piano della sostenibilità ambientale. In questo scenario, per esempio, Napoli, Palermo e Roma mostrano tante – troppe – criticità nel settore del trasporto pubblico e della raccolta differenziata.

La Campania

Il quadro che Ecosistema Urbano fornisce della Campania, nel suo complesso, è dolceamaro. Le situazioni non sono sempre bianche o nere. Infatti, un capoluogo può brillare in un settore ma fare molto male nelle altre aree prese in esame. Ecco, quindi, alcune istantanee dei capoluoghi campani, con i dati più significativi in evidenza, come elaborati e pubblicati da Il Sole 24 Ore.

I migliori: Avellino e Benevento

I capoluoghi campani più virtuosi sono quelli dell’entroterra. Tuttavia, solo Avellino riesce a ottenere un punteggio dignitoso (59,85), collocandosi in 31esima posizione su 104 capoluoghi analizzati. Anzi, Avellino è l’unico ad andare in controtendenza, facendo un grandissimo balzo in avanti e scavalcando ben 34 posizioni dall’anno precedente, quando si trovava solo in 65esima posizione (50,3). Ottimi i valori della città rispetto alla produzione di rifiuti urbani (419,5; 8/104). D’altronde, Avellino aveva già ottenuto buoni risultati per questo dato nell’ambito dell’indagine sulla raccolta differenziata in Campania. Ottima anche la capacità di depurazione (1005; 14/104), e buona la quantità di azoto (20,9; 23/104). Tra le aree in cui Avellino ottiene scarsi risultati, la presenza di piste ciclabili (0,2; 97/104), il verde urbano (12,5; 84/104), e l’uso efficiente del suolo (4,8; 62/104).

A seguire è Benevento, in 60esima posizione (52,74). Un piazzamento, tuttavia, peggiore dell’anno precedente, in quanto il capoluogo perde punti (54,6 nel 2019). Il migliore risultato è il numero di incidenti stradali (3,2; 3/104), ma vanno bene anche produzione di rifiuti urbani (410,3; 7/104) e disponibilità di piste ciclabili (19,0; 13/104). Abbastanza bene anche il valore di biossido di azoto (22,0) che colloca Benevento in 26esima posizione per questo valore. Tuttavia, esiste anche l’altra faccia della medaglia, e non suggerisce nulla di buono. Benevento, infatti, è all’ultimo posto per la capacità di depurazione dell’acqua (16,9; 104/104), e non eccelle nemmeno in disponibilità di alberi (4,1; 86/104) e nell’uso efficiente del suolo (3,0; 88/104).

I più popolosi: Salerno e Napoli

Salerno si piazza in 77esima posizione ottenendo un punteggio complessivo di 44,79 e consolidando il peggioramento in corso già dal 2018 (54esima) e continuato nel 2019 (75esima). Ad ogni modo, Salerno segna ottimi risultati per quanto riguarda l’ozono (0,0), per il quale è il settimo paese più virtuoso nella classifica specifica. Il capoluogo si distingue anche per capacità di depurazione (100%; 12/104) e per un tasso piuttosto basso di motorizzazione (58,7; 15/104). Le criticità di Salerno, invece, riguardano in primis la significativa concentrazione di biossido di azoto nell’aria, per cui si colloca al 90esimo posto su 104 (valore 38,4). Molto basso anche il posizionamento per percentuale di piste ciclabili (0,2; 99/104), e purtroppo è significativa la dispersione della rete idrica (54,8%; 85/104). Per finire, Salerno non gode di un’offerta del trasporto pubblico soddisfacente (14,7; 82/104).

Napoli, invece, con un punteggio di 38,91 si ferma al 90esimo, e fa ‘paura’. Tuttavia, nonostante il posizionamento deludente, anche Napoli ha le sue eccellenze. A dispetto degli stereotipi, Napoli ha un tasso di motorizzazione piuttosto basso (57,3; 12/104), accompagnato da un basso valore di incidenti stradali (3,6; 15/104). Napoli si distingue positivamente per consumi domestici (114,3; 8/104), per i quali la città segna un netto miglioramento rispetto al 2019 (150,2). Ottimi anche i valori per ozono (3; 16/104), che migliora significativamente dall’anno precedente (32,5) e uso efficiente del suolo (8,8; 10/104). Per contro, la città non brilla certo per la disponibilità di piste ciclabili (0,5; 91/104), e nemmeno per quantità di biossido di azoto nell’aria (36,6; 88/104). Male anche verde urbano (11,8; 88/104) e uso del solare termico e fotovoltaico (0,3; 89/104). D’altronde, Legambiente aveva già bocciato Napoli e, in generale, la Campania, per la qualità dell’aria.

Il fanalino di coda: Caserta

Ultima tra i capoluoghi campani è la città di Caserta, che si piazza al 95esimo posto (35,98). Netto il peggioramento anche di questo capoluogo che nel 2019 aveva 48,6 punti, e nel 2018 addirittura 51,1 (posizione 57) In generale, la città si trova in coda (99/104 e 100/104) per tutti i valori che riguardano la qualità dell’aria, che non vengono proprio rilevati (n.d). Male anche l’offerta di trasporto pubblico (13,9; 89/104). Ma un dato davvero allarmante riguarda la dispersione della rete idrica: oltre la metà dell’acqua non arriva ai rubinetti dei cittadini. Caserta, infatti, registra una dispersione del 61,1%, collocandosi in 90esima posizione per questo dato. Valore davvero positivo è raggiunto soltanto dalla bassa incidenza degli incidenti stradali (3,2; 4/104). Relativamente sufficiente, invece, il tasso di motorizzazione (61,8; 34/104) e quello degli alberi (19,8; 36/104).

Due esempi di “best practices” in Campania

A dispetto di una situazione generale non del tutto rosea, Benevento e Napoli sono stati inclusi nel documento “Best Practices”, grazie alle buone pratiche che promuovono. Insieme alla Biciclopolitana di Pesaro, alla città ‘senza barriere’ di Reggio Emilia e a tanti altri, anche Benevento e Napoli hanno, infatti, promosso progetti eco-friendly.

Al fine di migliorare la mobilità, Benevento mira a realizzare una rete di piste ciclabili, della lunghezza di circa 25 km, che possa integrarsi con la rete di trasporti pubblici e ferroviari. L’iniziativa rappresenta un investimento di circa due milioni e mezzo di euro. Il progetto, che vuole massimizzare l’uso delle infrastrutture e collegare le aree centrali della città ai principali hub della viabilità, vuole creare uno spazio di manovra più ampio per la mobilità turistica, invogliando i visitatori a recarsi presso il centro storico grazie alla presenta di percorsi pedonali, ciclabili e accessibili ai mezzi eco-sostenibili. Una volta finalizzato, potremmo vedere le prime bici in viaggio già entro l’estate del 2023.

Anche Napoli è uno dei capoluoghi disposti ad adottare le ‘best practices’. Ciò che ha proposto la città partenopea è Amicar sharing, il primo servizio cittadino di car-sharing elettrico che mira a integrare trasporto pubblico e servizio taxi. L’iniziativa, nata in collaborazione con una serie di aziende – EAV, Peugeot Auto Uno, Be Smart, Radio Kiss Kiss, Napoliclick, ANM – e già partita a Napoli, mira a uniformare il capoluogo campano alle capitali europee.

Un progetto ambizioso, insomma, ma dalle grandi prospettive in una città dove, in generale, è piuttosto complicato muoversi in auto. Il servizio conta di arrivare a mettere a disposizione 80 auto con un’autonomia di circa 250 km entro la primavera del 2021. Le auto sono distribuite su tutto il territorio cittadino, e sono prenotabili con un’App che si può scaricare dal sito www.amicarnapoli.it.

* Secondo il rapporto di Legambiente e come elaborato da Il Sole 24 ore, i 18 parametri sono così suddivisibili: ambiente (piste ciclabili, alberi, verde urbano, solare termico e fotovoltaico, uso efficiente del suolo), aria (biossido di azoto, pm10, ozono), acqua (consumi idrici domestici, dispersione della rete idrica, capacità di depurazione), mobilità (passeggeri del trasporto pubblico, offerta del trasporto pubblico, tasso di motorizzazione, incidenti stradali, piste ciclabili), rifiuti (produzione di rifiuti urbani pro capite, raccolta differenziata).

Fonte dei dati:

Rapporto Ecosistema Urbano pdf. Disponibile video sulla pagina Facebook “Legambiente Onlus”.

Documento pdf “Best practices”. Elaborazione dati classifiche da Il Sole 24 Ore.

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