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di Antonio Iazzetta – direttore di Cogito “Ci siamo ritrovati a gestire la più grande pandemia degli ultimi cento anni con la peggiore classe politica a occupare le Isti- tuzioni. È un dato di fatto incontrovertibile, purtroppo. Al di là di ogni considerazione e tenendo da parte tutte le considerazioni qualunquiste e populiste che sono ben lon- tane da me, come ben sa chi segue quel che scrivo o dico da anni.
Ci sono chiaramente delle eccezioni posi- tive, a livello locale, come a livello nazio- nale e internazionale, però sono, per l’ap- punto, eccezioni. E per questo rare. Nella maggior parte ci ritroviamo con gente che non ha ben chiara la drammaticità della si- tuazione che stiamo vivendo. All’inizio era comprensibile, ci si ritrovava davanti a una cosa che non si conosceva, arrivavano le prime rassicurazioni, si facevano confronti con altri virus che ci avevano spaventato negli altri anni, rivelandosi poi meno pe- ricolosi di quanto si ipotizzava…Ma poi tutti coloro che non credono agli asini che volano hanno preso coscienza della realtà e dei rischi per la tenuta del sistema sani- tario prima ed economico dopo, con tutte le conseguenze sul piano sociale che non sono tardate ad arrivare.
Una classe politica e istituzionale seria avrebbe dovuto fare quadrato, mettere da parte sondaggi, prospettive politiche perso- nali o di partito e tutto quello che non aveva a che fare con un unico obiettivo: provare a uscirne al più presto e al meglio.
Non sto qui a elencare gli errori fatti a livel- lo internazionale e nazionale. Ci sono pa- gine e firme più autorevoli e competenti a farlo. Io mi limito a vedere quello che suc- cede intorno a noi e a quanto si sta facen- do a livello regionale e, soprattutto, locale. Perché tutti, e sottolineo tutti, avrebbero potuto e dovuto fare di più.
Purtroppo, anche nella gestione della pan- demia con tutte le ripercussioni, sanitarie ed economiche, la stragrande maggioranza dei rappresentanti istituzionali ha assunto un atteggiamento teso soprattutto ad accre- scere consenso, anche in modo illecito. E, spesso, questo si è tramutato nell’immo- bilismo. Non si faceva nulla, non si pren- devano decisioni per non scontentare una categoria o un’altra, un portatore di voti o un altro, una famiglia ‘amica’ o un’altra… il tutto a discapito della comunità nel suo complesso.
Altre volte invece si è fatto qualcosa solo per curare il proprio ‘orticello’. Un esem- pio l’abbiamo avuto con la distribuzione dei buoni spesa che il Governo mise a di- sposizione nel corso del primo lockdown per aiutare quelle famiglie che non riusci- vano a mettere il piatto a tavola, per usare un’espressione ricorrente. Ebbene in tanti abbiamo visto che quei buoni sono andati a finire nelle mani di persone che poteva- no mettere il piatto e anche il bicchiere a tavola. E lo stesso è successo con i pacchi messi a disposizione da imprenditori e associazioni che non si voltano dall’altra par- te quando c’è da aiutare i meno fortunati. Quei buoni spesa e quei pacchi hanno fatto la solita fine che fanno certe cose quando sono affidate a gente che non pensa al bene comune ma solo ed esclusivamente al pro- prio interesse personale: Sono stati distri- buiti, nella maggior parte dei casi, senza tener conto delle reali condizioni economi- che delle famiglie e sono andati a finire in case dove non ce n’era alcun bisogno men- tre sono rimaste a bocca asciutta persone che ne avevano davvero bisogno.
Ora quelle voci, quelle sensazioni che tut- ti avevano avuto stanno cominciando ad avere conseguenze reali grazie ai controlli della Guardia di finanza che ha già denun- ciato 700 persone. Bene, benissimo. Ma i vari politici, rappresentanti delle Istituzioni e ‘traffichini vari’ che, dietro una falsa soli- darietà, si sono impegnati dando quei buoni pasto in cambio di voti? Restano impuniti e ben saldi su quelle poltrone che hanno consolidato o conquistato anche grazie alla distribuzione a pioggia dei buoni pasto? Sarebbe cosa buona e giusta individuare e punire anche loro anche per evitare che la storia si ripeta ora che il Governo ha in mente di mandare altri soldi ai Comuni per acquistare altri buoni spesa da destinare alle famiglie che stanno affrontando con difficoltà questo secondo lockdown, meno duro, ma comunque portatore di tante difficoltà economiche.