Le operazioni dei Carabinieri relative all’inquinamento del fiume Sarno sono ancora in corso, ma dopo i primi 6 mesi hanno individuato 41 scarichi abusivi e prodotto sanzioni per un totale di 225mila euro.
260 attività produttive controllate. 144 persone denunciate. 41 scarichi abusivi individuati. 36 sequestri effettuati per altrettante aziende o parti di esse. 57 sanzioni amministrative applicate, per un importo totale pari a €225.000 circa. Sono questi i numeri relativi agli ultimi sei mesi dell’intensa campagna di controlli e di verifiche eseguiti per scoprire e denunciare attività di sversamenti illeciti nelle acque del fiume Sarno.
A renderlo noto, il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa attraverso un post su Facebook.
6 mesi di controlli
La campagna di monitoraggio, che si è avvalsa anche dell’ausilio di droni per il controllo aereo delle aree interessate, è stata portata avanti dai Carabinieri del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari e del Nucleo Operativo Ecologico. L’intenso lavoro dei militari ha permesso di far luce su diversi fenomeni di abbandono di rifiuti e di sversamenti illeciti. Numerose le imprese locali sanzionate, che operavano nelle aree del bacino idrografico del fiume Sarno. Le indagini dei Carabinieri, coordinate dalle Procure della Repubblica di Avellino, Nocera Inferiore e Torre Annunziata, sono state supportate anche dell’Arpa Campania.
Come si legge nel comunicato stampa dell’Arma dei Carabinieri:
«Già la prima fase dei controlli aveva portato alla denuncia in stato di libertà di nr. 48 persone e all’individuazione di nr. 26 scarichi abusivi, con contestuali nr. 15 sanzioni amministrative; successivamente, i Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale di Napoli con i dipendenti Nuclei Operativi Ecologici di Napoli e Salerno e dei Gruppi Carabinieri Forestali di Napoli, Avellino e Salerno, hanno proseguito nelle ulteriori verifiche di opifici industriali, insistenti nell’alto, medio e basso Sarno, con numerosi sequestri di aziende responsabili di illecito smaltimento di rifiuti e scarichi non autorizzati di acque reflue industriali, come accertato dai militari con la collaborazione tecnica di personale dell’ARPAC, sotto il coordinamento sinergico delle Procure della Repubblica di Avellino, Nocera Inferiore e Torre Annunziata.»*
Insomma, si tratta di «un lavoro intenso – ha sottolineato il ministro Costa – che vede coinvolte varie istituzioni e che insieme si impegnano per porre un freno alle cause dell’inquinamento del fiume Sarno».
Le indagini sulle acque del fiume Sarno
Cause che, però, restano molteplici, come suggerito anche dalle analisi di alcuni campioni di acqua, eseguite proprio da Arpa Campania. Tali analisi hanno rivelato valori molto superiori ai limiti di legge per il batterio Escherichia coli, presente lungo tutto il corso del fiume Sarno, ma soprattutto in prossimità della sua foce.
L’analisi dei campioni ha permesso, quindi, di appurare che le cause dell’inquinamento delle acque del fiume Sarno sono diverse e imputabili a una serie di attività illecite. Si parla principalmente di scarichi di reflui industriali effettuati illegalmente sfruttando le avverse condizioni meteo, scarichi di acque meteoriche di dilavamento, scarichi di reflui della rete fognaria dovuti essenzialmente a reti fognarie incomplete in alcuni Comuni dell’agro o all’assenza di collegamento tra le reti fognarie e i depuratori.
In seguito ai risultati delle analisi, nel contesto della stessa campagna di controllo e su delega delle Procure interessate, i Carabinieri hanno eseguito una serie di ispezioni anche presso gli uffici di numerosi Comuni che sono attraversati dal Sarno e dai suoi affluenti.
«Le attività di controllo sono tuttora in corso e continueranno nel prossimo futuro – si legge sempre nel comunicato dell’Arma – anche in attuazione delle ispezioni pianificate nell’ambito dell’Accordo di collaborazione operativo siglato il 16 ottobre 2019 dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, con l’auspicio che si possa addivenire al più presto ad una situazione di conformità a norma di tutti gli scarichi presenti nel bacino idrografico del Sarno.»
Il fiume Sarno: prima e dopo il lockdown
Il fiume Sarno, più tristemente noto come il fiume più inquinato d’Europa, aveva giovato molto della pandemia durante la prima ondata. Con la chiusura forzata delle aziende e delle imprese locali, infatti, si erano arrestati anche gli sversamenti illeciti di rifiuti effettuati da suddette aziende nelle acque del fiume. Una situazione, questa, purtroppo ben nota a tutti i cittadini dell’agro nocerino-sarnese. Eppure, la chiusura delle attività a causa dell’epidemia di Covid aveva fatto ben sperare gli ambientalisti e, diciamo la verità, tutti i cittadini dei Comuni che si affacciano sul Sarno.
La ‘depurazione naturale’ del Sarno, però, non era destinata a durare. Infatti, con la ripresa delle attività sono ripresi anche gli sversamenti illeciti. Molte, tuttavia, sono state le segnalazioni di scarichi abusivi registrate nei mesi successivi. Anche Francesco Borrelli, consigliere de I Verdi, aveva sottolineato la necessità di «continuare insistentemente con il monitoraggio delle acque e la verifica degli sversamenti», affermando il bisogno di «colpire gli inquinatori in modo determinato prima che sia troppo tardi» e di essere «duri e decisi come non mai».
* Le attività di monitoraggio, infatti, avevano già condotto alla denuncia di alcune persone, alle quali si imputavano reati connessi all’inquinamento ambientale.
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