venerdì, Novembre 22, 2024
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GreenMetric: UniSa buon esempio di sostenibilità ambientale

UniSa è tra gli atenei più virtuosi in materia di sostenibilità ambientale secondo GreenMetric. Sono 32 le università italiane in classifica, solo 6 gli atenei meridionali.

Continua ad allungarsi la serie di riconoscimenti internazionali ricevuti dall’Università degli Studi di Salerno. Questa volta si tratta della UI GreenMetric World University Ranking 2020, una delle più accreditate classifiche sulla valutazione della sostenibilità delle università nel mondo.

Lo studio GreenMetric, quest’anno giunto alla sua undicesima edizione, viene pubblicato annualmente dalla University of Indonesia (UI) allo scopo di valutare e misurare la qualità della sostenibilità in centinaia di atenei. Tra gli obiettivi a lungo termine, anche quello di contribuire alla promozione di politiche di salvaguardia ambientale, con la speranza che anche gli atenei possano sviluppare policies che pongano al centro dell’attenzione la sostenibilità ambientale, diventando così sempre più eco-friendly.

Nella classifica degli atenei più virtuosi al mondo – 912 quelli esaminati in tutto – UniSa occupa la 120° posizione. Una delle punte di diamante dell’Italia, poi, se consideriamo che l’ateneo salernitano è al nono posto tra le università italiane.

Un posizionamento molto buono per l’Università degli Studi di Salerno, messo ancora più in risalto (forse) dall’assenza degli altri atenei campani nella classifica GreenMetric. Già, perché se compaiono alcuni – pochi – atenei meridionali come l’Università di Bari (119), l’Università di Cagliari (300), l’Università della Calabria (312), e il Politecnico di Bari (600), lo stendardo della regione Campania in questa classifica è affidato alla sola università di Salerno.

GreenMetric: un posto per UniSa

Per stilare la classifica degli atenei più attenti in materia di sostenibilità, vengono presi in esame sei indicatori: Ambiente e Infrastrutture, Energia e Cambiamenti Climatici, Rifiuti, Acqua, Trasporti, Formazione e Ricerca. L’indagine fornisce un valore per ciascuno di questi indicatori. 10.000 è il punteggio massimo che le università possono raggiungere.

Non male, allora, se pensiamo a UniSa, che colleziona 7325 punti (500 in più rispetto allo scorso anno). Sebbene l’ateneo non faccia male in nessuno dei settori considerati – a testimoniarlo proprio l’ottimo posizionamento – presenta dei valori particolarmente positivi soprattutto in rifiuti (1725), energia e cambiamento climatico (1600), formazione e ricerca (1475).

«Il nostro Ateneo è un ecosistema in contatto vitale con il mondo circostante», ha affermato il Rettore Vincenzo Loia, come riportato in un comunicato dell’ateneo, sottolineando che la missione postasi dall’università consiste nell’«adottare la sostenibilità come leva costante del nostro agire, nella consapevolezza del ruolo che essa riveste nella formazione delle future generazioni.»

«Grazie all’attività del gruppo di docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti impegnato sulle Politiche di sostenibilità e grazie anche all’adesione alla RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile) – ha concluso il Rettore – stiamo lavorando per migliorare le nostre performance partendo dal presupposto che al ruolo istituzionale delle Università si associa un duplice impegno: essere sostenibili dentro e promuovere la sostenibilità come modus vivendi fuori».

Gli atenei italiani secondo GreenMetric

Sono solo 32 le università italiane presenti nello studio GreenMetric. Ma tra queste sono davvero pochi gli atenei meridionali. Nello specifico, oltre a UniSa, troviamo soltanto cinque università: quelle di Bari (119), di Cagliari (300), della Calabria (312), il Politecnico di Bari (600) e l’Università di Foggia (746).

L’Università di Bologna, invece, si conferma un esempio di vera eccellenza anche in materia di sostenibilità. Ritroviamo l’ateneo più antico d’Europa, infatti, addirittura al 10° posto su scala mondiale. A seguire, tra gli atenei più virtuosi nelle prime cento posizioni, principalmente università del Centro-Nord: l’Università di Torino (22), il Politecnico di Torino (25), l’Università dell’Aquila (40), la LUISS (43), e l’Università di Genova (55).

Oltre a UniSa (120), si collocano in posizione 101-400 il Politecnico di Milano (104), l’Università di Bari (119), l’Università di Milano-Bicocca (132), quella di Padova (157), della Tuscia (182), di Udine (205), la Statale di Milano (215), l’Università di Trieste (216), l’Università Politecnica delle Marche (240), l’Università di Perugia (280), Chieti-Pescara (288), la IUAV di Venezia (296), l’Università di Cagliari (300), l’Università della Calabria (312) e quella di Ferrara (360).

Seguono, infine, nella seconda parte della classifica, l’Università di Modena e Reggio Emilia (417), La Sapienza di Roma (423), l’Università di Firenze (432), quella di Brescia (480), Roma Tre (509), il Politecnico di Bari (600), l’Università di Bergamo (651), quella di Foggia (746), quella del Piemonte Orientale (748). Ultima tra le italiane presenti l’Università di Macerata (764).

Insomma, gli ideatori di GreenMetric hanno ragione: la classifica della sostenibilità ambientale non va per niente di pari passo con gli altri ranking internazionali. Pensiamo, per esempio, alla QS World University Ranking, o allo studio, esclusivamente italiano, che ogni anno popone AlmaLaurea.

Le origini del ranking

L’iniziativa, lanciata dalla University of Indonesia nel 2010, è nata dalla consapevolezza che le più tradizionali classifiche sulla qualità degli atenei e della formazione non bastavano a quanti si stavano battendo per combattere il cambiamento climatico.

Come spiegato sulla pagina web di GreenMetric, gli ideatori hanno sentito la necessità di uniformare il sistema per valutare le policies adottate dalle università in tema di sostenibilità. Ovviamente, dati del genere venivano già forniti dagli atenei, ma in maniera non omogenea. Si è pensato, quindi, a un sistema più standardizzato e basato su punteggi numerici. In questo modo, i risultati avrebbero consentito di stilare una classifica che potesse permettere veloci comparazioni sulla base di criteri standard circa l’impegno profuso in materia di sostenibilità e impatto ambientale.

Per saperne di più, consultate il sito del progetto.

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