venerdì, Novembre 22, 2024
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Renzi pronto a far cadere il governo: “Siamo disposti a mollare le poltrone”

Negli ultimi giorni il governo è in subbuglio: nel mezzo delle discussioni sulle spese dei fondi europei è in vista una crisi. Fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, leader di Italia Viva, sembrano non esserci progressi mentre è sempre più vicino il 7 Gennaio. Il capo del governo avrebbe un piano per contenere la situazione: passata l’Epifania, il testo del Recovery – vale a dire il piano europeo per gli investimenti che il Mef sta riformulando in queste ore sulla base delle modifiche chieste dai partiti – sia inviato alle Camere dopo un passaggio in Consiglio dei ministri, senza che la bozza modificata sia messa ai voti. Secondo questo schema, entro domenica 10 o lunedì 11 gennaio, potrebbe avvenire il tanto discusso rimpasto. Ma il 7 gennaio rappresenta anche il capolinea imposto da Renzi: entro quella data i ministri di IV daranno le dimissioni e il partito ritirerà la sua delegazione al governo, se i loro termini non saranno accettati.

Renzi: Il problema è politico. Italia viva è disposta a mollare le poltrone

Renzi sostiene che non c’è nessun problema personale con Conte: “il problema è politico, messo sul tavolo da Italia Viva, unico partito disposto a mollare le poltrone“. Il leader di IV aspetta che il premier vada, come annunciato, a riferire in Parlamento, e nello specifico in Senato; non arretra sui contenuti, e fra questi la necessità di utilizzare i soldi del fondo salva-Stati per trovare le risorse che servono alla Sanità (risorse che il M5S è opposto tuttora ad usare). Renzi, dunque, sostiene di non star puntando ad un rimpasto: “Nessuna poltrona. Siamo infatti gli unici disponibili a lasciare le poltrone. Se le nostre idee servono, ci siamo. Se le nostre idee non servono, tenetevi anche le poltrone“, scrive il leader di Iv nella Enews.

Renzi: Conte ha l’onere di presentare un programma che sia sintesi della maggioranza

I populisti non si capacitano che esista un partito in cui due ministre, Teresa e Elena, siano pronte a dimettersi se non viene dato ascolto alle nostre proposte. Quel partito, coraggioso e libero, è diverso da tutti gli altri: si chiama Italia Viva. Le poltrone servono per far accadere le cose, non sono fini a se stesse: questa è la differenza tra chi pensa che la parola potere sia un verbo e chi pensa che la parola potere sia un sostantivo“. La ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, ha sottolineato: “Italia Viva è sempre rappresentato come il partito che crea problemi al governo ma ieri sera è andato in onda un teatrino imbarazzante non con Iv ma tra il Pd e il M5S. Una discussione infinita – ha proseguito Bellanova – e un Consiglio dei ministri che è iniziato alle 21 ed è finito quasi all’una di notte per discutere se aprire le scuole il 7 o l’11 gennaio. Il problema però è molto più serio: cioè se in questi mesi si è lavorato per permettere alla scuola di aprire in sicurezza. La nostra valigia è pronta ma il problema vero è che risposte si danno a questo Paese”.

Già nei giorni scorsi Renzi aveva avanzato le richieste di Iv: “Nei Palazzi romani si smetta di chiacchierare e si diano più soldi per la sanità con il Mes“. Poco dopo Teresa Bellanova ha chiarito: “Il problema non è cambiare qualche ministro, ora Conte ha l’onere di presentare un programma che sia la sintesi della maggioranza“. Renzi ha attaccato però praticamente tutta l’azione del governo, dal piano vaccini a quello anti-Covid, dal cashback al Recovery al non utilizzo del MES.

Gli alleati di Governo non sono soddisfatti

Dinanzi alle mosse di Renzi, gli alleati non restano muti. Nicola Zingaretti, dopo aver riunito la segreteria nazionale Pd, torna a chiedere “il rilancio” dell’azione di governo ma avverte che una crisi avrebbe “sviluppi imprevedibili” e dice “no” a posizioni “che destabilizzano, incomprensibili ai cittadini”. Di fatto il segretario dem pretende uno scatto dal premier Conte ma manda anche un avvertimento a Renzi. Alludendo ancora una volta al rischio del ritorno alle urne.

Sulla stessa scia si pongono anche Vito Crimi e Alfonso Bonafede. “Una crisi in piena pandemia è incomprensibile“, avvertono i piani alti del M5S, ricordando la disponibilità del Movimento al dialogo, seppur non sia totale. Sul Mes, riferiscono, i gruppi ad esempio non reggerebbero. E al momento, il sì ad una parte del fondo salva-Stati sembra impensabile nonostante la pressione da parte degli alleati. Di sicuro c’è che la priorità condivisa dei gruppi parlamentari pentastellati è quella di evitare a tutti i costi nuove elezioni.

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