La terra dei fuochi torna ad essere sotto i riflettori mediatici del paese.
Sino ad oggi il programma di bonifica, il piano di intesa per la riqualificazione del territorio sono state questione declassate, mai oggetto di una attenzione primaria da parte delle Istituzioni. Risuonano ancora le parole che gridavano allo scandalo ormai più dieci anni fa, quando si professavano false promesse sull’urgenza di un intervento di risanamento del territorio compreso tra Napoli e Caserta, mai avvenuto. Scottava, perché era sotto gli occhi di tutti e, quindi, non si poteva non vedere. I media nazionali e non avevano sbattuto in prima pagina il marcio che vigeva in Campania e, di conseguenza, si intrapresero strade accusatorie per capire cosa fosse successo e perché fosse successo, senza prospettare soluzioni concrete. L’esterno è stato pleonasticamente infiorettato per cercare di sopperire alle lacune legislative ed amministrative dello Stato, ma quello che c’è sempre stato v’è ancora oggi, senza alcuna scusante prospettabile.
Gravi patologie quali il tumore al seno, malformazioni congenite e varie forme di leucemia sono legate allo smaltimento illegale dei rifiuti: questo è stato attestato da un rapporto prodotto grazie all’accordo stipulato nel 2016 tra la Procura di Napoli Nord e l’Istituto Superiore di Sanità. Il report è stato illustrato online dal procuratore Francesco Greco, dal presidente dell’ISS Silvio Brusaferro e dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello. Le indagini scientifiche hanno evidenziato una relazione causale o anche solo di concausa tra l’emergenza rifiuti e l’insorgere di gravi patologie, ma semplificare in questi casi è letale. Infatti, l’oncologo Mario Fusco, direttore del Registro tumori dell’Asl Napoli 3, esprime delle perplessità. Non si può escludere che ci siano degli indicatori che affermino il legame esposto nel rapporto della Procura, ma l’analisi è stata condotta tramite un metodo descrittivo con l’utilizzo di ipotesi di correlazione, ma affinché si accerti un automatismo tra i due fattori è imprescindibile un’indagine epidemiologica – così ribadisce il Dott. Fusco. Inoltre, il report è stato trasmesso alla stampa e non alla comunità scientifica locale, comportamento grave soprattutto in virtù della delicatezza dello studio portato avanti ed ora divulgato.
Ciò che è emerso, però, ripropone ancora una volta l’impellenza di affrontare il problema, senza aggirarlo. Senza prese in giro e fumo negli occhi. L’inferno che vivono gli abitanti di queste terre non è una novità, soprattutto per chi lotta ogni giorno affinché la situazione di degrado ambientale e sociale della Terra dei fuochi sia di priorità nazionale.
Attivare un piano sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni, implementare interventi di sanità pubblica in termini di prevenzione- diagnosi e terapia, interventi di bonifica e soprattutto di controllo del territorio.
Lo stato è chiamato a dare una risposta.