Pierpaolo Mandetta si è presentato il lacrime sui social, raccontando degli insulti subiti per le strade di Paestum, provincia di Salerno. Dure le parole di Mandetta, che puntualizza come quel “branco” di ragazzi quindicenni e sedicenni non possono passarla liscia solo perché giovani. A quell’età, afferma Mandetta, un minimo di educazione bisogna averla. Il racconto del fatto arriva direttamente dallo scrittore: “stavo lavorando nel Podere con un amico, ed è passato di fronte al casale un branco di sei ragazzi sui motorini. Passano sempre, ogni pomeriggio, con due cani sciolti, uno nero e uno marrone, ma in genere sono un paio di loro che arrivano fin lì. Stavolta c’era tutta la comitiva.Pensando che io fossi in casa e quindi di non essere visti, uno di loro ha urlato “ricchion*”. Poi si sono accorti che invece ero nel parco e che li avevo riconosciuti, così hanno accelerato e sono usciti dalla campagna”
Inizialmente non c’è stata una reazione nei confronti di quegli insulti, ma quando è tornato nella sua auto, Mandetta è scoppiato in lacrime. Lo scrittore ha affermato di sentire “come se non fosse passato un giorno da quei tempi in cui quei ragazzi di quindici e sedici anni mi chiamavano ricchion* a scuola e mi rovinavano per sempre la vita.”, e poi ammette: ha ancora paura del mondo. Di un mondo che non accetta chi è come lui. Infine, un ultimo sfogo dal suo post:
“Lo so perfettamente cosa vuol dire essere gay in un paese di provincia. Discorsi sull’orgoglio e sul combattere vanno a farsi fottere quando intorno a te hai persone che fanno in modo che tu sia socialmente evitato, escluso o chiacchierato, o quando hai intorno uomini, padri di famiglia, che fanno della virilità un vangelo e conservano il fucile nel garage, per risolvere i problemi. So perfettamente che tante persone diranno cose del genere alle mie spalle, che penseranno che io faccia schifo e va benissimo. A me non interessa niente di avere il rispetto degli sconosciuti o l’accettazione da gente orribile. Ma di certo non posso sopportare di essere insultato a 33 anni, di provare di nuovo paura nel posto che diventerà la mia casa e mi darà un lavoro”