L’assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Eleonora De Majo, lascia l’incarico. Era entrata in Giunta appena un anno e mezzo fa nel corso di uno dei numerosi rimpasti di Giunta che hanno visto avvicendarsi a Palazzo San Giacomo una trentina di assessori nei due mandati targati de Magistris.
L’ormai ex assessore sottolinea che non le è stato chiesto ”alcun passo indietro” ma afferma anche che ”da tempo non mi riconosco più in questo progetto politico e amministrativo”. A pesare sulla decisione, come la stessa De Majo riferisce, le vicende riguardanti la composizione della commissione tecnico-popolare per la scelta della statua di Maradona che – afferma – ”stanno assumendo la piega di un pesantissimo accanimento personale. Ma non devo in alcun modo giustificarmi perché sono scelte politiche fatte nella massima trasparenza e correttezza e che rivendico fortemente”. De Majo punta il dito contro l’amministrazione: ”Ritengo che ci sarebbe potuta essere una maggiore esposizione da parte dell’amministrazione a tutela di scelte che sono state fin dal primo istante condivise. Ma non c’è stata e ne prendo atto”. Ma nel suo atto di saluto, l’ex assessore punta il dito anche contro la decisione di de Magistris di indicare Alessandra Clemente come candidata sindaco: ”Non ho mai fatto mistero dell’enorme scetticismo nei confronti dell’indicazione di un candidato sindaco per le prossime amministrative calata dall’alto e senza confronto con la città” dice e nell’evidenziare di non aver ”alcun pregiudizio” nei confronti della candidata, tuttavia ribadisce la sua convinzione che ”quella candidatura non sarebbe riuscita a interpretare né a farsi portavoce delle battaglie, delle rivendicazioni e delle scelte più radicali, innovative e progressiste che hanno caratterizzato le fasi migliori di questo decennio nè a costruire una visione di città inclusiva. A distanza di sei mesi la candidata lavora esclusivamente per se stessa e l’amministrazione appare sempre più distante dalla città reale e sempre più concentrata nella costruzione di partite interne che hanno il consenso elettorale come unico obiettivo”.