“L’eterno ritorno dell’eguale”: ad un anno di distanza dal primo lockdown nazionale, se ne ipotizza uno “nuovo”. Si parla di una “superzona rossa” nei weekend per bloccare il contagio delle nuove varianti covid.
9 marzo 2020. Una data che rimarrà impressa nella memoria di tutti gli italiani. Tutti incollati alla televisione in attesa della conferenza dell’ex premier Conte. La prima di una lunga serie, ma forse quella più memorabile, perchè annunciava il primo lockdown nazionale:
«Le nostre abitudini vanno cambiate ora: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia, dei nostri cari, dei nostri genitori, dei nostri nonni. Lo dobbiamo fare subito. (…) Ci si può spostare solo per comprovate esigenze lavorative, sospese le scuole, chiusi musei e teatri, vietate le cerimonie religiose, funerali compresi. La Penisola entra in zona rossa e sperimenta il lockdown totale».
Ebbene, abbiamo rinunciato a qualcosa, ci siamo fermati, abbiamo vissuto un lungo lockdown. Eppure ora si torna a leggere questa parola che da un anno è entrata a far parte del nostro vocabolario, quasi quotidianamente. Insomma, l’eterno ritorno dell’eguale.
Il filosofo Friedrich Nietzsche con questa espressione si riferiva ad una concezione ciclica del tempo, non lineare. Ed è proprio ciò che sembra stia accadendo da un anno a questa parte. Inevitabile infatti notare la coincidenza delle date degli anni in cui nel mondo sono avvenute epidemie e pandemie. 1720 peste, 1820 colera, 1920 influenza spagnola, 2020 coronavirus. Ci sono state però anche pestilenze ben più note che si discostano da questa numerologia: la peste del 1348 descritta da Boccaccio nel Decameron e quella del 1630 descritta da Manzoni nei Promessi Sposi.
Inevitabile anche notare che esattamente un anno dopo il primo lockdown, si torni a parlare di misure simili a quelle dell’anno scorso, ma per fortuna con le dovute differenze. Si parla infatti di modificare il DPCM appena entrato in vigore o addirittura di approvarne un altro che preveda un lockdown nazionale, ma solo nei weekend.
Ricorrere a tale misura servirebbe a ridurre gli spostamenti nei giorni liberi e la possibilità di creare assembramenti. Inoltre si parla anche di anticipare il coprifuoco alle 20 o addirittura alle 19. Per le regioni già presenti in zona rossa, come la Campania, si tratterebbe di un cambiamento minimo. Le regioni di “altro colore”, invece, sarebbero quelle più colpite da una misura simile.
In mattinata era infatti prevista una riunione tra Draghi, gli altri membri del Governo e il Comitato Tecnico Scientifico. Non resta dunque che aspettare l’ufficialità del nuovo decreto. Misure che certo non mettono di buonumore i cittadini, ma forse necessarie per bloccare la veloce diffusione del contagio, causato dalle nuove varianti del coronavirus.
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