Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito, due giorni fa, l’attestato d’onore di ‘alfiere della Repubblica’ a ‘28 giovani eroi dell’era Covid‘. Lo hanno ricevuto dei ragazzi che nel 2020 si sono distinti “per l’impegno e le azioni coraggiose e solidali, e rappresentano, attraverso la loro testimonianza, il futuro e la speranza in un anno che rimarrà nella storia per i tragici eventi legati alla pandemia“. Una di loro è Giulia Muscariello, da Cava de’ Tirreni in provincia di Salerno.
Giulia ha 18 anni e frequenta l’ultimo anno al Liceo scientifico A. Genoino. Ricevere l’attestato, che è motivato così, l’ha emozionata: “Per il coraggio e l’altruismo mostrati nel momento drammatico in cui è stata investita da un’automobile fuori controllo. Grazie alla prontezza del suo gesto, l’amica più cara è riuscita a salvarsi. Su di lei invece l’incidente ha lasciato segni pesanti“. Il 30 luglio scorso Giulia ha protetto l’amica Chiara da un Mini Cooper che stava per investirle: l’ha spinta indietro, dandole il tempo di fare un salto di lato e mettersi al sicuro. L’auto invece ha presa in pieno lei. Una gamba è rimasta stritolata nell’impatto e persa per sempre.
Giulia racconta la dinamica dell’incidente
Giulia ha raccontato, in un’intervista a Repubblica, come avvenne l’incidente quella sera. “Io e Chiara, la mia amica, siamo andate alla festa di un nostro compagno, una navetta ci ha portate da lui e poi ci ha riportate indietro a festa finita. Davanti al McDonald’s di Nocera Superiore eravamo sedute su un muretto e aspettavamo i genitori di Chiara, io dovevo andare a dormire da lei, ero molto contenta. Ci siamo messe a chiacchierare. All’improvviso ho sentito un rombo, ho visto una Mini Cooper bianca che arrivava verso di noi a tutta velocità, il rombo era sempre più vicino”.
E prosegue il racconto di quegli attimi di terrore: “La mia attenzione era tutta lì, non sapevo cosa stava per accadere ma ho avuto paura e ho spinto la mia amica oltre il muretto, l’ho spinta all’indietro. La macchina mi è arrivata addosso. La cosa che più mi è rimasta impressa è che non andava indietro, rimaneva lì sulla mia gamba. Sentivo il bruciore, il sangue che colava a fiotti, vedevo il mio piede in una posizione assurda. In quel momento è arrivata la sorella della mia amica, un ragazzo mi ha legato la gamba con la sua camicia. Io urlavo: “Non ho più la gamba, mi hanno portato via la gamba”. Non ho mai perso i sensi. Sono svenuta appena mi hanno messa a bordo dell’ambulanza”.
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