29 milioni di dosi scoperte ad Anagni: per AstraZeneca sono in attesa del controllo qualità e destinate a Europa e Covax, ma le risposte non convincono l’Ue che chiede più trasparenza.
Proprio non si spengono i riflettori sul “caso” AstraZeneca. L’azienda anglo-svedese, infatti, è tornata sulle prime pagine dei quotidiani a causa della scoperta di 29 milioni di dosi stoccate nello stabilimento Catalent di Anagni, il cui compito è quello di fill&finish, ovvero infilare il siero nelle fiale per il vaccino.
Il controllo, richiesto al governo italiano dal commissario dell’Ue Breton, dopo le mancate risposte dallo stabilimento di AZ di Halix, ha fatto sì che i NAS scoprissero l’elevato quantitativo di dosi stoccate nello stabilimento, quando AZ era già nel mirino dell’Ue proprio a causa delle sue forti inadempienze nella consegna dei vaccini. Basti pensare che, nel primo trimestre dell’anno AZ avrebbe dovuto distribuire all’Unione ben 120 milioni di dosi, poi già ridotte a 30 milioni. Ma l’effettiva quantità consegnata finora non raggiunge nemmeno i 20 milioni.
La scoperta, dunque, ha aggravato la posizione di AZ: «Sta alla compagnia chiarire quali intenzioni ha – ha affermato Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue. Da parte nostra possiamo solo dire che AstraZeneca è molto lontana dal rispettare gli impegni previsti nel contratto».
La polemica, in particolare, è scoppiata soprattutto sulla destinazione delle dosi, in riferimento agli accordi internazionali in materia di export dei vaccini.
La risposta di AstraZeneca
Secondo l’azienda anglo-svedese, però, ci sarebbero inesattezze proprio in merito alla destinazione delle dosi. Quelle rinvenute, infatti, non sarebbero propriamente scorte, piuttosto vaccini in attesa del controllo qualità. «Il processo di produzione dei vaccini è molto complesso – ha fatto sapere AstraZeneca – e richiede tempo. In particolare, le dosi di vaccino devono attendere l’autorizzazione del controllo di qualità dopo che il riempimento delle fiale è stato completato».
Secondo AZ, inoltre, le dosi rinvenute sarebbero destinate esclusivamente all’Ue e ai Paesi del Covax, il piano internazionale per la fornitura dei vaccini ai Paesi a medio e basso reddito, un programma peraltro supportato pienamente dall’Ue.
«Attualmente non sono pianificati export al di fuori dei paesi che aderiscono al piano COVAX», ha fatto sapere l’azienda. «Ci sono 13 milioni di dosi di vaccino in attesa del controllo di qualità per essere poi spediti a COVAX come parte del nostro impegno per fornire milioni di dosi a Paesi a basso reddito, il vaccino è stato prodotto fuori dalla Ue e poi portato allo stabilimento di Anagni per l’infialamento.»
Le restanti dosi, invece, sarebbero pronte per ottemperare agli impegni presi da AZ nei confronti dell’Ue. «Ci sono altre 16 milioni di dosi – aggiunge AZ in nota – che sono pronte per essere spedite in Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai paesi Ue nell’ultima settimana di marzo».
Scontro Ue-UK sull’export
La polemica, però, ha interessato soprattutto il Regno Unito poiché è scaturita dal sospetto che l’azienda anglo-svedese puntasse a spedire lì i vaccini, e non in Europa, il che si scontrerebbe con gli accordi internazionali sull’export dei vaccini al di fuori dell’Ue. Le due parti si sono trovate, dunque, sull’orlo di un caso internazionale, inizialmente temuto per la dura reazione di Bruxelles, che aveva minacciato anche il blocco dell’export dei vaccini. A questo proposito, è arrivata prontamente la replica del premier britannico Johnson, il quale ha consigliato all’Unione di rivedere le sue posizioni, prospettando un possibile effetto ‘boomerang’ rispetto agli investimenti che le aziende farmaceutiche potrebbero voler portare «in quei Paesi che impongano blocchi arbitrari», come riportato dal Sole24ore.
«Il meccanismo sulle esportazioni – ha affermato Dombrovskis – non prende di mira alcun Paese specifico, nell’Ue dobbiamo garantire la vaccinazione della popolazione. E siamo in ritardo, nonostante l’Ue sia uno dei centri della pandemia, è anche il più grande esportatore di vaccini». In particolare, il vicepresidente ha evidenziato che a fronte di un’esportazione di oltre 10 milioni di dosi dall’Ue al Regno Unito, il Paese della Brexit non ne ha corrisposto nessuna.
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