Intelligenza Artificiale: a Napoli nasce OvAI, un software che può aiutare a combattere il cancro alle ovaie
Napoli, l’incontro tra il settore dell’Intelligenza Artificiale e quello medico scientifico ha permesso lo sviluppo di OvAI. Si tratta di un software innovativo che potrebbe essere fondamentale per prevenire e combattere tumori alle ovaie. Lo sviluppo del software è stato possibile durante l’Hack for Med Tour, una vera e propria “maratona” che promuove la sinergia tra medicina e nuove tecnologie. Insieme a Onde Alte, la Medtronic Open Innovation Lab, azienda leader nel campo della tecnologia medica, ha permesso la realizzazione dell’evento.
Nel corso della tappa napoletana del “tour”, in collaborazione con l’Università Federico II, si è distinta SynDiag. Membri e fondatori della startup sono Daniele Conti e Federica Gerace (dottorato in Fisica) e Rosilari Bellacosa (dottorato in Neuroscienze). Insieme a loro c’è anche un Business Developer, Giulio Perotti. Nel team, ha il compito di analizzare le necessità del mercato, tentando di colmare il bisogno con un progetto concreto, attraverso l’aiuto delle nuove tecnologie.
L’idea vincente è dunque OvAI, un software che permettesse di diagnosticare in tempo un tumore ovarico. Esso sarebbe in grado di riconoscere le zone sospette delle ovaie, sulle quali sarebbe consigliato fare controlli medici più approfonditi. Dunque il software non vuole certo sostituirsi al medico. Può essere però un buon punto di partenza per la prevenzione di un tumore così diffuso tra le donne.
I medici si dovrebbero quindi registrare sulla piattaforma messa a disposizione dalla startup SynDiag. Successivamente potranno iniziare a caricare le ecografie da sottoporre al controllo dell’Intelligenza Artificiale. Insomma, qualora i medici si trovassero in dubbio nell’effettuare una diagnosi, OvAI potrebbe essere di grande aiuto.
La sinergia tra Intelligenza Artificiale e medicina va dunque promossa. Essa potrebbe portare non solo a soluzioni per la diagnostica e per la prevenzione, ma potrebbe dare la possibilità ai pazienti di accedere in maniera più diretta, sicura e veloce ai propri dati. Sarebbe dunque un importante passo avanti anche per la cosiddetta medicina partecipativa.
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