Non solo il Moby: l’11 Aprile 1991, a poche ore dal disastro del traghetto passeggeri, la superpetroliera Haven si inabissò nel golfo di Genova a causa di un esplosione, provocando il più grande danno ambientale nel Mediterraneo. E’ il più grande relitto visitabile dai sub nel Mediterraneo.
Non solo il disastro del Moby Prince: l’aprile del 1991 ha segnato un periodo nero per le rotte commerciali nel Mediterraneo. Quello del Moby e della superpetroliera Haven sono due eventi distinti e totalmente diversi nelle dinamiche, eppure legati a filo doppio da un destino funesto. Sarà per le tempistiche estremamente ravvicinate, per il fatto che in entrambi i casi sia coinvolta una superpetroliera (la Agip Abruzzo, nel caso del Moby), o per le gravi conseguenze che entrambi gli incidenti hanno avuto. In ogni caso pensare all’inabissamento dell’ Haven senza pensare al Moby, e viceversa, è quasi impossibile.
Forse il Moby da un punto di vista mediatico è più noto (e con un coste di vite umano estremamente più alto), ma questo non deve mettere in ombra quanto successo poche ore dopo nel golfo di Genova, dove 5 uomini persero la vita e dove ancora oggi tonnellate di idrocarburi sono adagiati sui fondali di fronte alle coste liguri.
Cause
L’11 aprile 1991 alle 12:30, la superpetroliera cipriota Haven (varata inizialmente come Amoco Milford Haven) stava svolgendo un’operazione di travaso di greggio dalla stiva 1 (a prua) alla stiva 3 (al centro della nave).
Il probabile malfunzionamento di una pompa, causò una violenta esplosione che fece saltare cento metri di coperta nella parte prodiera, in un tratto di mare profondo 94 metri davanti a Voltri, quartiere posto all’estremità di ponente di Genova.
Nell’esplosione persero la vita 5 membri dell’equipaggio, tra cui il comandante.
Il recupero del relitto
Il giorno successivo all’incendio la nave fu trainata tra Cogoleto e Arenzano; durante l’inizio dell’operazione di traino, la parte prodiera, indebolita dalle esplosioni, si staccò dal resto dello scafo, adagiandosi a 470 metri di profondità.
Il mattino del 13 aprile nuove esplosioni, probabilmente causate dal surriscaldamento delle cisterne non ancora intaccate dall’incendio, scuotono il relitto. Per prevenire un disastro ambientale maggiore l‘Ammiraglio della Marina Militare, Antonio Alati, lavorò duramente per contenere il petrolio fuoriuscito in mare (ed in fiamme). Istituì quindi barriere di contenimento in un’area circoscritta, ed organizzò, per quanto possibile, il recupero di una parte del greggio.
Le condizioni meteo favorevoli inoltre limitarono lo spiaggiamento del greggio nei giorni immediati al disastro e non consentirono alla nuvola di fumo nero di raggiungere le zone abitate sulla costa.
Il mattino del 14 aprile un’ultima esplosione causa l’inabissamento di quello che resta della superpetroliera.
Il disastro ambientale
Quello della superpetroliera Haven è il disastro ecologico più grave nel mediterraneo.
Infatti, nonostante i numerosi mezzi navali (tra i quali anche alcuni cacciatorpedinieri della Marina Militare) dispiegati per contenere la marea nera, un debole scirocco travolgeva le barriere che i numerosi volontari avevano sistemato lungo i litorali più esposti, causando importanti spiaggiamenti di greggio da Arenzano ad Albissola Marina.
Circa 90mila delle 144mila tonnellate di greggio bruciarono, assieme a 1000 tonnellate di combustibile. Parte del carico (quantità stimata tra le 10mila e le 50mila tonnellate), soprattutto le componenti più dense del greggio, è deposto tuttora negli alti fondali tra Genova e Savona.
Dal 2001 una commissione istituita presso l’Assessorato all’Ambiente della Regione Liguria è incaricata di realizzare interventi e sperimentazioni di bonifica anche del relitto. Le due bonifiche di rilievo sono state quella del 2003 e quella del maggio 2008. Quest’ultima, attualmente classificata come “definitiva“, comprendente del monitoraggio complessivo dello stato del relitto e il pompaggio di idrocarburi residui dai locali interni della nave.
Il 28 luglio 2001 una statuetta votiva raffigurante il Santo Bambino Gesù di Praga è stata posizionata sulla ex console di comando della Haven, ad una profondità di circa -37 m.
La superpetroliera detiene il primato di più grande relitto visitabile da subacquei del Mediterraneo. Alcune fonti la indicano come il più grande relitto al mondo visitabile da subacquei.
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Per chi volesse approfondire la storia e le attività subacquee legate al relitto vi invitiamo a consultare questo pagina web del comune di Arenzano.
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