Nonostante il periodo di confinamento, relativo ai mesi di marzo e maggio 2020, e le restrizioni dei mesi successivi, a causa del Covid-19, l’emergenza smog in Campania non si arresta neanche durante la pandemia.
Si tratta, comunque, di un’emergenza che colpisce tutta Italia. Tra le città peggiori troviamo Torino, Venezia, Padova, Rovigo, Treviso, Milano, Avellino, Cremona, Frosinone, Modena e Vicenza. Secondo i dati dell’EEA (European Economic Area), ogni anno sono oltre 50mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva all’inquinamento atmosferico.
Il report Mal’Aria di Legambiente
A supportare questo dato è anche il report annuale Mal’aria di città 2021 di Legambiente, nel quale viene tracciato un doppio bilancio sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia nel 2020, stilando sia la classifica delle città fuorilegge per avere superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10) sia la graduatoria delle città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili, suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo (µg/mc) la media annuale per il Pm10 da non superare contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea.
Sulla base di un’analisi, condotta in 97 città italiane, sulla qualità dell’aria in relazione agli ultimi 5 anni, il report Mal’Aria di Legambiente confronta le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’OMS. Sui 97 capoluoghi di provincia analizzati in Italia nel 2020, ben 35 sono andati oltre i limiti stabiliti dalla legge per la concentrazione giornaliera di polveri sottili (Pm10) nell’aria.
Qualche dato in Campania
La situazione che emerge in Campania è a dir poco allarmante. Già tra il 2019 e il 2020, come illustrato dai rapporti di Legambiente, il numero complessivo di comuni campani fuorilegge per la qualità dell’aria passò da 9 a 12.
Al giorno d’oggi, sono 3 i capoluoghi di provincia che in Campania hanno superato, secondo i rilevamenti di almeno una centralina, il limite previsto per le polveri sottili (Pm10), ossia la soglia dei 35 giorni, nell’arco di un anno, con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. Con 78 giorni di sforamenti, registrati nella centralina Scuola Alighieri, con una concentrazione di pm 10 pari a 31 microgrammi al metro cubo, Avellino è la città campana con la più alta concentrazione di inquinamento atmosferico, nonché la prima del centro sud e la settima in Italia. Dopo Avellino, in Campania troviamo Napoli con 55 giorni di superamento dei limiti e una concentrazione pari a 28 microgrammi al metro cubo, presso la centralina di Via Argine; segue Benevento con 41 giorni di sforamento e la presenza di 26 microgrammi al metro cubo, presso la centralina situata presso Campo Sportivo 18. Chiudono la classifica regionale Caserta e Salerno, entrambe con una concentrazione nell’aria di pm 10 pari a 26 microgrammi al metro cubo, dato che le pone in una buona posizione nella classifica dei capoluoghi più inquinati del 2020.
Un flashmob per l’ambiente
Alcuni manifestanti durante il flash mob del 29 gennaio scorso ad Avellino
Per denunciare lo smog nel capoluogo irpino, il 29 gennaio scorso i volontari di Legambiente hanno organizzato un flash mob sotto la prefettura locale, mostrando lo striscione “Ci siamo rotti i polmoni – no allo smog”. Venti associazioni, riunitesi nel comitato AvellinoNoSmog, hanno preso parte alla manifestazione per chiedere l’immediata previsione di centraline anti smog. Al termine dell’evento hanno consegnato nelle mani del Prefetto il dossier Mal’Aria.
“Il motivo per cui l’area di Avellino non rispetta i limiti previsti dalla legge è sempre il medesimo: ciò accade quando si concentrano emissioni inquinanti da fonti domestiche, industriali, agricole e dei trasporti in una valle chiusa da monti e colline e con scarso vento. Sono note le condizioni orografiche e metereologiche che caratterizzano la Valle del Sabato e che comportano pertanto il ristagno al suolo delle polveri sottili. È bene essere chiari: di inquinamento ci si ammala e si muore” si legge nella lettera appello indirizzata dai manifestanti a sindaci e Prefetto.
Alta mortalità per agenti atmosferici inquinanti
Un recente studio europeo, pubblicato nel gennaio 2021 sulla rivista The Lancet Planetary Health e condotto su quasi 1000 città in Europa, classificate in base ad un livello di mortalità legato al PM2.5 e al NO2, colloca 4 città capoluogo della Campania – Avellino, Caserta, Napoli, Salerno – tra le prime 150 per mortalità legate al PM2.5 e tra le prime 300 per il biossido di azoto.
Come si legge sul sito di Legambiente, l’alta presenza di tali polveri ed agenti inquinanti nell’aria è dovuta ad una serie di fattori, primi fra tutti il traffico, il riscaldamento domestico, l’agricoltura e l’industria.
“Una questione che non può essere affrontata in maniera estemporanea ed emergenziale, come fatto fino ad oggi dal nostro Paese che purtroppo è indietro sulle azioni da mettere in campo per ridurre l’inquinamento atmosferico, ma va presa di petto con una chiara visione di obiettivi da raggiungere, tempistiche ben definite e interventi necessari, a partire dalla mobilità sostenibile” si legge ancora sul sito.
Fondamentale, in tal senso, sarà l’impegno che si richiede da parte dei governi delle regioni italiane, in primis, e da parte dei singoli cittadini poi, nella promozione di iniziative a favore dello sviluppo sostenibile e di pratiche a zero emissioni, nell’incentivazione del trasporto pubblico e di un’azione antismog, progetti che cambino radicalmente la dimensione dei trasporti, la produzione di energia, le pratiche adottate nell’agricoltura, nell’industria e nell’edilizia.
“Bisogna per questo adottare misure e azioni efficaci per realizzare città più pulite e più vivibili, che siano davvero a misura di uomo e ambiente dopo questa pandemia. Quella delle clean cities, ossia delle città pulite, è una sfida tutta europea, a cui stiamo lavorando con tante altre associazioni attive in diversi territori e città” afferma il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti.
ACE2: una proteina che trattiene il virus nel corpo umano
Uno studio, pubblicato dagli scienziati Mauro Minelli e Antonella Mattei il 13 dicembre 2020 sull’International Journal of Enviromental Research and Public Health, dimostra che l’esposizione al PM2.5, comunemente dette polveri sottili, fa sviluppare al corpo umano la proteina ACE2 che “diventa una sorta di serratura per il virus e, soprattutto, per la sua azione nociva sull’organismo”. Per questo, in alcune zone inquinate d’Italia, ma con bassi livelli di PM2.5, la diffusione non è stata così massiccia come in altre aree, dove questi livelli risultano invece più alti.
La proteina che protegge l’organismo dai danni delle polveri sottili, in particolare il PM2.5, è la stessa che favorisce l’azione dannosa del Sars Cov-2. È quanto sostiene lo studio portato avanti da Mauro Minelli, immunologo e visitor professor di immunologia clinica nell’Università di studi Europei “J. Monnet“, con la dottoressa Antonella Mattei, ricercatrice di Statistica Medica presso il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università degli Studi dell’Aquila.
Air-Heritage per una maggior consapevolezza dell’inquinamento atmosferico
Al fine di monitorare i livelli delle polveri sottili nell’aria è stato introdotto un nuovo progetto, promosso dal Comune di Portici con Legambiente Campania, Arpac, Enea, Terraria srl e l’Università Federico II di Napoli. L’iniziativa, denominata “Air-Heritage”, propone il raggiungimento di una serie di obiettivi, quali la riduzione del 20% delle particelle sottili (PM10) e ultrasottili (PM 2,5), di NO2 (Diossido di Azoto), CO (Monossido di Carbonio) e O3 (Ozono), l’aumento di 1.000 utenti di E-bike sharing, la diffusione del pedibus nel 75% delle scuole elementari, il 20% di aumento di bambini che raggiungono la scuola a piedi. “Air-Heritage” è stata l’unica proposta italiana, tra le 60 presentate, a vincere il bando europeo “Azioni Urbane Innovative” e ad ottenere un finanziamento di 4,1 milione di euro.
“L’obiettivo di AIR-HERITAGE – si legge sul sito di Legambiente – è quello di aumentare la consapevolezza della comunità locale sul tema della qualità dell’aria, attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici innovativi, a disposizione dei cittadini e delle autorità, per migliorare gli stili di vita e le abitudini di tutti, diventando così un modello per città europee delle stesse dimensioni”.
Attraverso l’installazione di dispositivi di monitoraggio dell’aria su biciclette, passeggini e altri mezzi di trasporto sarà possibile ricavare dei dati, che saranno poi analizzati direttamente dall’Arpac, l’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania. Inoltre, grazie all’innesto sui balconi di un colorimetro e di un lenzuolo, il cui ritiro è possibile presso alcuni info point del Comune di Portici, dopo 60 giorni i cittadini potranno verificare la concentrazione delle polveri, confrontando la tonalità del lenzuolo con quella del colorimetro. Questa iniziativa consentirà ai cittadini stessi di avere consapevolezza dell’inquinamento atmosferico, presente nell’aria che respirano quotidianamente, e di contribuire attivamente per ridurlo.