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Frode nei carburanti, 45 arresti tra Napoli e Caserta

NAPOLI – Dalle prime ore di questa mattina, 12-4-2021, nelle province di Salerno, Brescia, Napoli, Caserta, Cosenza e Taranto, i militari della Guardia di Finanza di Salerno e Taranto e i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno sono impegnati in un’operazione coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e Lecce, con l’esecuzione di due ordinanze applicative di misure cautelari personali e reali, emesse dai rispettivi GIP nei confronti di 45 persone, indagate per associazione per delinquere con l’aggravante del metodo mafioso, finalizzata alla commissione di gravi delitti contro il patrimonio, quali frodi in materia di accise ed IVA sui carburanti, intestazione fittizia di beni e società, truffa ai danni dello Stato.

Coinvolte anche ulteriori 71 persone, denunciate a piede libero per reati connessi a quelli di natura associativa.

Le attività investigative hanno infatti accertato l’infiltrazione del clan dei Casalesi e del clan Cicala nel lucroso mercato degli idrocarburi nei territori del Vallo di Diano e del Tarantino.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso della mattinata, in occasione di due conferenze stampa, che si svolgeranno in concomitanza, alle ore 11.00, presso la Procura della Repubblica – DDA di Potenza ed il Comando Provinciale Guardia di Finanza di Taranto. Alle predette riunioni prenderà parte, in videocollegamento, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Dott. Federico Cafiero De Raho, unitamente al Procuratore Distrettuale Antimafia di Lecce.

Tutto questo pochi giorni dopo l’ormai famosa operazione ‘’Petrolmafie Spa’’ che, come si intuisce dal nome, ha portato alla luce i collegamenti tra camorra, ‘ndrangheta e imprenditoria e  l’investimento di centinaia di milioni di euro di una società petrolifera gestita da Bettz, vedova del petroliere Sergio de Cesare. Inconsapevolmente coinvolto in questa faccenda anche il sopracitato attore torinese, il quale, come emerso dalle intercettazioni telefoniche, era stato contattato per registrare uno spot pubblicitario per la società (pattuando un compenso pari a 250.000 euro, di cui 50.000 già versati; sui restanti 200.000, si ascolta nella conversazione avvenuta al telefono, si erano accordati per centomila in contanti prima del contratto – «il cash prima del contratto» – e altri centomila alla stipula dello stesso, ponendo l’accento anche su quali fatturare e quali non – «cento in nero e cento fatturato. Sul contratto va messo solo il fatturato»), ma del tutto estraneo al suo substrato illegale.

Come ricostruito dalla Guardia di Finanza, Moccia, il cui clan si era già ritrovato coinvolto in altri investimenti, seppur in apparenza regolari, aveva stabilito un contatto con Anna Bettozzi grazie all’intercessione di un imprenditore. Superati i convenevoli, il clan aveva cominciato a riciclare denaro sporco attraverso la società. Questo aveva generato attriti con altri clan interessati al settore petrolifero e più di una volta il clan Mazzarella aveva minacciato (verbalmente e non solo) l’imprenditore.

Nell’operazione ‘’Petrolmafie’’, in cui hanno collaborato le procure di Roma, Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria, le forze dell’ordine hanno sequestrato beni il cui valore si aggira attorno al miliardo di euro.

Le indagini, infine, hanno rivelato anche un collegamento tra un rappresentante di un industria estrattiva del Kazakistan, e il clan Mancuso – rappresentato per l’occasione da Luigi Mancuso, affiliato alla ‘ndragheta e stanziato a Vibo Valentia e collega d’affari degli imprenditori Giuseppe e Antonio D’Amico – per far arrivare il petrolio in Calabria, proposito poi saltato per l’arresto del mediatore accusato di omicidio e tentato omicidio.

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