I due americani Elder e Hjorth sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio del carabiniere di Somma Vesuviana, Mario Cerciello Rega, in servizio a Roma.
Condannati all’ergastolo Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega. Ecco quanto deciso dalla Prima Corte d’Assise di Roma dopo oltre 13 ore di camera di consiglio.
L’avvocato Renato Borzone, difensore di Finnegan Lee Elder, ha commentato così la sentenza:
“Questa sentenza rappresenta una vergogna per l’Italia con dei giudici che non vogliono vedere quello che emerso durante le indagini e il processo. Non ho mai visto una cosa così indegna. Faremo appello: qui c’è un ragazzo di 19 anni che è stato aggredito. Abbiamo assistito al solito tandem procure e giudici”.
Rosa Maria Esilio, vedova di Mario Cerciello Rega, ha detto la sua sulla sentenza, in lacrime e con tanta rabbia:
“È stato un lungo e doloroso processo. Questo non mi riporterà Mario. Non lo riporterà in vita, non ci ridarà la nostra vita insieme. Oggi è stata messa la prima pietra per una giustizia nuova. L’integrità di Mario è stata dimostrata nonostante da morto abbia dovuto subire tante insinuazioni”.
La donna ha seguito le varie fasi del processo e atteso il verdetto in aula, svolto in oltre 50 udienze, in cui sono stati ascoltati periti, testimoni e gli stessi imputati.
Un percorso giudiziario a tappe forzate, udienze si sono svolte anche durante il primo lockdown, in cui è stata studiata in ogni minimo dettaglio la drammatica notte di due anni fa, quando i due ragazzi, in cerca di droga a Trastevere, avevano rubato lo zaino del facilitatore dei pusher Sergio Brugiatelli. Da quell’episodio è nata la “trattativa” per la restituzione della borsa culminata con le 11 coltellate inferte da Elder a Cerciello, che era intervenuto con il collega Andrea Varriale per recuperarla.
Nella requisitoria con cui il pm aveva sollecitato il carcere a vita per i due imputati, il 6 marzo scorso, il rappresentante dell’accusa, Maria Sabina Calabretta, ha affermato che questa vicenda è caratterizzata da:
“Fatti gravi e grave è l’ingiustizia che è stata commessa contro un uomo buono, che stava lavorando”.
Ricostruendo le fasi della colluttazione, il rappresentante dell’accusa ha spiegato che:
“I carabinieri si sono qualificati, hanno mostrato il tesserino ed erano in servizio: si sono avvicinati frontalmente, non alle spalle. Cerciello non è stato ammazzato con una coltellata ma con undici fendenti in meno di trenta secondi. La vittima non avuto il tempo di elaborare nessuna difesa attiva e comunque avrebbe potuto poco anche se fosse stato armato e non lo era”.