‘‘Meglio tardi che mai’’ verrebbe da affermare per quanto accaduto a una donna napoletana, tale Annamaria M., e ai suoi familiari che si sono visti risarcire dallo Stato 770.000 euro per un caso di malasanità risalente a quasi quarant’anni fa.
Era il 1982 quando Annamaria M. si ricoverò per dei problemi ginecologici e ricevette delle trasfusioni di sangue infetto all’ospedale Sant’Anna di Torino, a causa delle quali contrasse l’epatite virale e sviluppò negli anni successivi una cirrosi epatica che l’ha condotta alla morte nel 2017, presso la clinica Villa dei Fiori di Acerra.
Con la sentenza del 14 maggio 2021, il Tribunale di Napoli ha condannato il Ministero della Salute – reo non solo di non aver verificato l’attendibilità dei donatori ma anche di non aver adottato gli accorgimenti utili a scongiurare il rischio contagio, dato che all’epoca già esistevano gli strumenti adatti ad esaminare le componenti del plasma sanguigno – al risarcimento degli eredi della donna (ossia il marito, le due figlie e i due nipoti).