venerdì, Novembre 22, 2024
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Caso Aurora Leone, la risposta della Nazionale Cantanti: quando la toppa è peggio del buco

Non sembra avere intenzione di placarsi la bufera scoppiata in seguito alle esternazioni sessiste e maschiliste del direttore generale della Nazionale Cantanti Gianluca Pecchini e il comunicato emesso – poi cancellato – sulle storie di Instagram della squadra non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco.

‘‘Alessandra Amoroso, Madame, Jessica Notaro, Gianna Nannini, Loredana Bertè, Rita Levi di Montalcini, sono solo alcuni dei nomi delle tantissime donne che, dal 1985 (anno in cui abbiamo giocato a San Siro, per la prima volta, contro una compagine femminile), hanno partecipato e sostenuto i nostri progetti’’ principiava il comunicato, come se l’aver dato modo a delle donne di giocare negli anni passati potesse giustificare la discriminazione di un’altra in data odierna. ‘‘Il nostro staff è quasi interamente composto da donne, come quest’anno sono donne le conduttrici e la terna arbitrale della Partita del Cuore’’.

La domanda allora sorge spontanea: se le quote rosa sono così sostanziose e ben accette, perché è stato riservato un atteggiamento tanto aggressivo all’attrice dei ‘‘The Jackal’’ (Aurora Leone e Ciro Priello, infatti, sono stati cacciati dall’albergo senza neanche avere la possibilità di recuperare le proprie valigie)? La risposta più logica appare essere una: le quote rosa sono sostanziose e ben accette finché subordinate e sottomesse al volere delle quote azzurre.

‘‘La Nazionale Italiana Cantanti non ha mai fatto discriminazioni, di sesso, fama, genere musicale, colore della pelle, tipo di successo, e followers. C’è solo una cosa nella quale non è mai scesa a compromessi: noi non possiamo accettare arroganza e minacce dai nostri ospiti. Non è la prima volta che qualcuno cerca pubblicità (e followers…) distorcendo, sfruttando e manipolando 40 anni di storia’’, concludeva la storia di Instagram, mettendo in dubbio l’integrità di Leone attraverso una strategia di colpevolizzazione della vittima volta a porla in cattiva luce per aver avuto il coraggio di parlare.

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