venerdì, Settembre 20, 2024
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Gli studenti italiani potranno comunicare con la ISS con il Dreamcoder 2.0: intervista a Nanoracks Europe

La Nanoracks Space Outpost Europe (Nanoracks Europe) è una società italiana del gruppo XO Markets Holdings Inc. insieme alla società Nanoracks LLC negli USA e Nanoracks UAE negli Emirati Arabi e ha messo in orbita diverse infrastrutture per favorire la partecipazione dei clienti commerciali. Ad oggi, numerose imprese di spicco, non soltanto private, sono loro clienti. Fra queste, infatti, si ritrovano la NASA, l’ESA, la DLR tedesca e perfino la Adidas. LaBussola ha avuto dunque l’opportunità di intervistare l’amministratore unico di Nanoracks Europe, ottenendo informazioni sul nuovo progetto all’avanguardia dell’azienda. 

Chi è Veronica La Regina?

Con un Master in Ingegneria dei sistemi conseguito a Tor Vergata, a Roma, un altro in Politica Spaziale conseguito presso il SIOI (Società italiana per l’organizzazione internazionale) nonché una Laurea in Giurisprudenza al Luiss Guido Carli, La Regina vanta di un curriculum invidiabile che le ha permesso di lavorare ovunque nell’ambito dello spazio: ha lavorato sia per l’ESA che per la nostrana ASI, oltre ad aver avuto esperienze presso l’Università Internazionale dello Spazio a Strasburgo, all’Istituto Europeo di Politica Spaziale a Vienna, nonché per Telespazio SpA a Roma e per il Wave Energy Center a Lisbona.

L’Intervista

Cos’è Nanoracks? Di cosa vi occupate?

Nanoracks Space Outpost Europe è una società con sede dei propri affari a Torino. Offre servizi di accesso allo Spazio a condizioni democratiche e pertanto partecipa alla visione della Casa Madre Statunitense riassumibile nel motto “Lo spazio extra-atmosferico è per tutti”. Questo implica l’offerta di servizi per tutte le tasche, da poche migliaia di euro per un accesso digitale con il DreamCoder 2.0 a servizi più sofisticati, quali il rilascio di piccoli satelliti, con diverse decine di migliaia di euro a vere proprie produzioni in orbita che richiedono investimenti di qualche milione di euro.

Il DreamCoder 2.0. quindi è il progetto di cui vi state occupando attualmente: cos’è, e come funziona?

DreamCoder 2.0 è un innovativo strumento di supporto alla didattica STEM (Acronimo che indica lo studio di discipline scientifico-tecnologiche) per le scuole e alle esperienze di apprendimento di utenti singoli. Il kit di accesso comprende una scheda elettronica con 12 sensori programmabile in linguaggio python tramite l’accesso ad una piattaforma online che fornisce anche contenuti relativi alle scienze spaziali. La piattaforma online offre anche la possibilità di accedere ad una scheda mirror a bordo della Stazione Spaziale. Poi il confronto de dati generati a Terra e quelli nello Spazio offre l’esperienza unica di familiarizzare con lo Spazio.

Che impatto può avere sull’informatica in Italia?

Ci auguriamo di formare gli esploratori del futuro che iniziano ad assaporare lo Spazio sui banchi di scuola per poi fare scelte universitarie più mature e da qui proporsi come specialisti delle future missioni spaziali. Lo Spazio sta vivendo un vero e proprio Rinascimento che permette maggiore partecipazione in termini di ambizione, realizzazione e raggiungimento di obiettivi. Tutto questo richiede delle preparazioni di base che DreamCoder 2.0 può decisamente offrire.

Rimanendo sempre nell’ambito del nostro paese, come si inquadra l’industria aerospaziale e che rilevanza ha?

L’ Italia si posiziona come una nazione di eccellenza nello scenario spaziale globale. I principali risultati sono:

  • Prima nazione a mettere in orbita un proprio satellite dopo Soviet e USA;
  • Prima nazione ad allestire una base di lancio nelle acque keniote dopo Soviet, USA, Cina e Francia;
  • Produzione di oltre il 40% della Stazione Spaziale Internazionale presso gli stabilimenti industriali di Torino;
  • Prima nazione Europea ad investire in un veicolo spaziale quasi proprietario, VEGA, dopo la Francia.
  • E poi tanti altri risultati.

Pertanto, l’Italia ha un continuo bisogno di manodopera specializzata per mantenere l’eccellenza.

Si tratta quindi di un settore che avrà una rilevanza crescente nei prossimi anni.

Nel 2015 si è registrato un picco di investimenti dei privati nelle start-up del settore spaziale che sta vivendo la cosiddetta era NewSpace. A questo si aggiunge la conferma dei budget delle principali agenzie spaziali ed enti governativi (come sicurezza e difesa). Tutto questo ha fatto da ammortizzatore all’ impatto della pandemia da covid-19 che da oltre un anno investe il mondo intero. Non a caso il settore spaziale è stato esonerato dalla chiusura totale nel periodo di lockdown. Certamente il settore ha reagito bene alle esigenze di smart working anche perché; spesso i lavoratori del settore pianificano a distanza intere missioni per lunghi periodi dato il coinvolgimento di soggetti plurinazionali. Non da meno è da condividere che oggigiorno sono aumentate le opportunità di volo per il crescere di nuovi veicoli di trasporto spaziale in modalità condivisa per cui il prezzo di accesso allo Spazio si è sensibilmente ridotto. Se il prezzo è basso allora la numerosità degli utenti, ossia la domanda di mercato aumenta. In definitiva oggi lo Spazio è decisamente più vicino a più persone che in passato.

Possiamo avere qualche informazione sui vostri prossimi progetti… O no spoiler?

Quando le attese non sono disattese e gli obiettivi sono raggiunti è naturale l’ambizione di volere di più. Ecco perché oggigiorno Nanoracks Europa insieme a Nanoracks USA e UAE è impegnata nella realizzazione di una propria stazione orbitante. Il tutto, però, deve rispondere all’esigenza di poter sostenere l’accesso allo Spazio a costi contenuti in modo da proporre ai clienti prezzi accessibili ai più.  Vi terremo aggiornati sul come, seguite su www.nanoracks.com.

 

Ingegneri NanoRacks con DreamCoder 2.0.

Il team di Nanoracks Space Outpost Europe che ha lavorato al DreamCoder 2.0. (al centro), durante una riunione.

In alto a destra – Veronica la Regina
In alto a sinistra – Adriana Aiello
In basso a destra – Christian Salvaguardia
In basso a sinistra – Giovanni Cerrato

 

 

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