“Un immenso scandalo” al Museo Cappella Sansevero: una mostra visitabile fino al 26 luglio, allestita da Fabrizio Masucci, tra arte, filologia e tecnologia.
Il principe di Sansevero torna a far parlare di sè con la sua poliedricità. In molti, infatti, rimangono affascinati dalla figura di Raimondo di Sangro. Egli era inventore, alchimista, Gran Maestro della Massoneria, ma anche alfiere orgoglioso del libero pensiero. Insomma, già nel XVIII secolo tutti lo consideravano un intellettuale d’altri tempi. Non c’è da meravigliarsi dunque che la sua opera a stampa più importante, la Lettera apologetica (1751) fu considerata dallo scrittore siciliano Luigi Capuana un “immenso scandalo“.
E “Un immenso scandalo” è anche i titolo della mostra allestita dal presidente del Museo Cappella Sansevero Fabrizio Masucci, in onore dei 250 anni dalla morte del principe. Dal 24 giugno fino al 26 luglio, senza dover pagare un sovraprezzo, sarà possibile visitare la mostra all’interno della Cappella.
Essa prevede l’esposizione della Lettera Apologetica, il cui frontespizio è stampato con un metodo innovativo messo a punto dal principe. Insieme ad essa, troviamo rari opuscoli, che fanno però parte di collezioni private. Il primo è il Parere intorno alla vera idea della Lettera Apologetica del gesuita Innocenzo Molinari (1752), che rappresenta un vero e proprio attacco al libro del principe di Sansevero. Il secondo raro opuscolo esposto è l’edizione del 1758 dell’Indice dei libri proibiti, in cui è presente la Lettera apologetica.
Un altro testo in esposizione è la Supplica che il principe indirizzò al papa Benedetto XIV nel vano tentativo di riabilitarsi agli occhi della chiesa. In quest’ultima, Raimondo di Sangro affermava di aver scritto la lettera sotto una velata ironia, per prendere in giro l’eruditismo antiquario dell’epoca.
L’ “immenso scandalo” della Lettera apologetica
Perché la Lettera apologetica del principe di Sansevero destò tanto scalpore? Qual è il suo contenuto? Essa è un’apologia, ovvero un’esaltazione di un antico sistema comunicativo degli Incas: i quipu. Essi sono dei nodi fatti con cordicelle colorate di cui la civiltà precolombiana si era servita per registrare conti e date. Insomma un argomento apparentemente “innocuo”.
In realtà l’opera del principe Raimondo di Sangro suscitò subito un immenso scandalo. L’autore fece trapelare il proprio punto di vista poco ortodosso e lontano dalla tradizionale visione cattolica su alcune tematiche (es. il miracolo di San Gennaro; l’origine del mondo). La Lettera è diventata infatti un vero e proprio libro-culto per gli appassionati di esoterismo.
Tra le tavole della Lettera apologetica ce n’è una in cui il principe azzarda una vera e propria traslitterazione dei quipu nell’alfabeto latino e in alcuni dei principali alfabeti occidentali. Tra i segni di punteggiatura proposti vi è anche il cosiddetto “punto ironico“, utile ad un qualsivoglia autore per dare al lettore l’idea del tono con cui si scriveva. Insomma, al giorno d’oggi una cosa normale per chi usa le emoticon su whatsapp! Con tale tavola il principe di Sansevero avrebbe quindi voluto proporre l’adozione di un nuovo sistema di scrittura universale: un’intenzione decisamente molto moderna per l’epoca.
Raimondo di Sangro volle attribuire ai quipu la dignità e la complessità della scrittura. Pare, tuttavia, che solo pochi tra gli Incas possedevano la piena conoscenza del significato di tali simboli, cosa che conferiva un certo alone di mistero a tale sistema comunicativo.
Un immenso scandalo: dal ‘700 ai giorni nostri, tra filologia e tecnologia
Una curatissima postazione digitale rende la mostra interattiva e divertente, anche per i più piccoli. Due sezioni sono particolarmente interessanti ed innovative. La prima è proprio dedicata ai bambini o a tutti coloro che vogliono divertirsi ad associare il corretto significato al simbolo dei principali quipu. La seconda sezione degna di nota della postazione digitale è “La Lettera Apologetica per te!“.
In essa è possibile sfogliare alcune pagine scelte dell’opera del Principe di Sansevero, in base alla personalità del visitatore. Ad esempio c’è “la lettera apologetica per persone ironiche” dove è possibile consultare le pagine in cui trapela maggiormente l’ironia di Raimondo di Sangro; c’è “la lettera apologetica per amanti del mistero” in cui sono presenti alcuni quipu che rimandano ad alcune fasi del lavoro alchemico del principe.
Le altre sezioni sono per gli appassionati di rarità, per gli irriverenti, per i complottisti, per gli spiriti liberi, per gli estrosi e per i cittadini del mondo. Particolarmente interessante e moderno è il punto di vista che trapela da quest’ultima. Ecco infatti l’incipit:
«Sogni un mondo in cui ci sia reciproco rispetto tra le diverse culture e religioni? Ti piacerebbe una circolazione davvero libera delle idee, senza confini e censure? Il principe di Sansevero la pensava come te! Parlare nella Lettera Apologetica dell’antica civiltà peruviana, è per l’autore anche il modo di dimostrare che diversità non significa inferiorità. Se la cultura europea dominante giudicava gli Incas dei selvaggi, ciò era dovuto solo a pregiudizi ed errori di prospettiva».
Il Presidente del Museo Cappella Sansevero, Fabrizio Masucci, è colui che ha fortemente voluto l’allestimento della mostra. Egli ha “ironicamente confessato” di avere in mente anche un ulteriore profilo da aggiungere a tale sezione della postazione digitale, ovvero la “lettera apologetica per nazionalisti“. Nella lettera infatti il principe di Sansevero dimostra uno spiccato orgoglio di appartenenza al Regno di Napoli.
Le dichiarazioni del presidente Masucci su “Un immenso scandalo”
Il 2021 è un anno speciale per la Cappella Sansevero poiché ricorrono i 250 anni dalla morte del principe Raimondo di Sangro. A tal proposito, il presidente Fabrizio Masucci ha dichiarato:
«La ricorrenza rappresenta per noi uno stimolo a divulgare con rinnovato vigore l’eredità culturale che il principe ha lasciato. (…) Del resto Raimondo di Sangro ambiva tanto all’immortalità nel ricordo dei posteri da far scrivere sulla propria lapide “Ne ulla sit aetas immemor”, cioè “affinchè nessuna apoca, nessuna generazione se ne dimentichi”. Un desiderio esaudito soprattutto grazie al suo genio e alla sua tenacia di mecenate. (…) Un’aura di mistero si è creata intorno alla sua figura, elevata a mito già dai suoi contemporanei. Il velo che rende celebre il Cristo di Sanmartino è anche perfetta immagine della sua intera vicenda esistenziale».
In seguito all’emergenza sanitaria, “la meraviglia ad un metro da te” è diventato una sorta di slogan per la Cappella Sansevero:
«Concetto chiave per provare a comprendere l’attività del principe di Sansevero è senz’altro la meraviglia. Essa lo spingeva a imitare e superare la natura con i suoi esperimenti. (…) Ci auguriamo che i progetti già realizzati e quelli in programma nel corso dell’anno possano ceelbrare degnamente un grande ingegno del Settecento italiano e far scoprire anche aspetti meno noti della sua eclettica creatività».
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