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Almalaurea, università e lavoro: un’istantanea dei laureati in Campania

Ecco i dati AlmaLaurea. In Campania, bene Federico II, Vanvitelli e Sannio per retribuzione e occupazione, ma non sempre in linea con medie nazionali.

Dopo i risultati della QS World University Rankings 2022, sono stati presentati i dati della XXIII indagine Almalaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati italiani.

Come al solito, l’indagine analizza in dettaglio le risposte dei laureati di primo livello (triennali) e di secondo livello (magistrali), questi ultimi ulteriormente divisi in biennali e a ciclo unico. I dati della XXIII indagine di Almalaurea (2021) rispetto al profilo dei laureati sono elaborati su 291mila laureati del 2020 iscritti presso 76 atenei italiani. Del numero totale di intervistati, 165mila sono triennali, 89mila magistrali biennali, 36mila a ciclo unico, mentre il restante proviene dai corsi pre-riforma.

Quanto alla condizione occupazionale, sono stati esaminati 655mila laureati. L’indagine analizza i risultati nel mercato del lavoro dei laureati nel 2019, 2017 e 2015, intervistati rispettivamente a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.

Quindi, chi sono i laureati classe 2020? Come si configurano i loro percorsi di studio e quali sono le loro opportunità? Cosa comporta laurearsi in Campania? Scopriamolo insieme.

Università e lavoro

L’indagine di Almalaurea conferma che avere un titolo di studio universitario permette ancora di accedere a migliori condizioni occupazionali. Però il 2020 non è stato un anno come un altro. Al contrario, la pandemia ha avuto importanti conseguenze a livello occupazionale. Già lo scorso anno, quando gli analisti avevano a disposizione soltanto dati parziali erano state previste ripercussioni significative che avrebbero interessato soprattutto i neo-laureati.

Bene, come previsto, ad un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è in flessione del -4,9% e del -3,6% rispettivamente per i laureati di primo e di secondo livello. In termini di percentuali, parliamo di un tasso di occupazione del 69,2% per i primi e del 68,1% per i secondi. Poco significativi, invece, sono gli effetti sui laureati a 5 anni dal titolo. Per loro il tasso cala meno dell’1%, attestandosi all’88,1% per i laureati di primo livello, e all’87,7% per quelli di secondo livello.

La retribuzione, al contrario, è in aumento in Italia. Ad un anno dal conseguimento della laurea, si stima una retribuzione media di 1270 euro per i laureati di primo livello, e di 1364 euro per quelli di secondo livello, con un aumento del 5,4% e del 6,4% rispettivamente. I valori restano alti anche per i laureati dopo 5 anni che, infatti, possono ambire a una retribuzione media di 1469 euro (+4,3%) se di primo livello, e di 1556 euro (+4%) se di secondo livello.

Ma…laurearsi in Campania conviene?

Questa è una domanda da un milione di dollari. Questo perché la situazione dei 7 atenei campani è molto variegata. Ci limitiamo, dunque, a fornire una panoramica dei dati più significativi relativi ai laureati in Campania.

Retribuzione

Come per lo scorso anno, secondo i dati di AlmaLaurea laurearsi in Campania comporta una retribuzione leggermente inferiore rispetto alla media nazionale. Tuttavia, i valori variano molto in base all’ateneo e, in linea con gli sviluppi nazionali, bisogna comunque riconoscere un aumento nella retribuzione mensile media rispetto alla precedente indagine.

In generale, a un anno dal titolo, i laureati presso le università “Vanvitelli”, “Federico II”, Salerno, e Sannio sembrano avere opportunità di guadagno migliori. A fronte di una retribuzione mensile media di 1284 euro, i laureati di primo livello nell’ateneo casertano guadagnano in media 1199 euro al mese, mentre quelli di secondo livello biennali 1230.

Per la “Federico II” e l’UniSannio è necessario specificare che, mentre i valori medi per i due atenei si mantengono piuttosto bassi nel breve periodo, attestandosi a 1166 e a 1109 rispettivamente, le retribuzioni per i laureati magistrali biennali si discostano poco dalle medie nazionali, raggiungendo i 1295 e 1335 euro rispettivamente. Anche nel lungo periodo, UniSannio e “Federico II” si confermano di poco al di sotto delle medie nazionali. I laureati in questi atenei, dopo 5 anni, registrano una retribuzione mensile di 1546 euro e 1512 euro rispettivamente, con un aumento rispetto all’anno precedente, in linea con quanto accade in Italia.

Una retribuzione media non particolarmente bassa è espressa anche dai laureati della Vanvitelli (1485 euro) e delle università di Salerno e Parthenope (1419 euro).

Fanalino di coda nel breve e nel lungo periodo sono l’Università Suor Orsola Benincasa e L’Orientale. I laureati di queste università guadagnano in media 941 euro e 873 euro ad un anno dalla laurea, e 1345 euro e 1301 euro dopo 5 anni. Insomma, ben al di sotto di tutte le medie nazionali.

Occupazione

L’occupazione a un anno dalla laurea è stata negativamente influenzata dalla pandemia. I valori medi tra i laureati dei diversi cicli a un anno dal conseguimento del titolo sembrano caduti in picchiata per le università campane, mentre sono in aumento quelli relativi al lungo periodo.

Dopo 1 anno dal titolo, sono i laureati della “Vanvitelli” ad avere più opportunità lavorative, con un tasso di occupazione media del 44,8%, mentre fanalino di coda anche in questo caso è l’Orientale, la cui occupazione è solo del 26,4%. Tuttavia, se consideriamo i laureati magistrali biennali nello stesso periodo, “Federico II”, Parthenope e Sannio presentano tassi di occupazione in linea con le medie nazionali, rispettivamente del 69%, 68,9%, e 68,3%.

Considerando, invece, il lungo periodo, i laureati dell’UniSannio presentano il tasso di occupazione medio più elevato (84,9%), seguiti da quelli della “Federico II” (82,4%), di Salerno (80,9%) e della Vanvitelli (80,0%). Per gli altri atenei, invece, i valori medi si attestano tra il 70,1% del Suor Orsola Benincasa e il 78,2% della Parthenope.

Considerando la totalità dei laureati in Campania per l’anno di indagine, è interessante notare la forte discrepanza tra gli atenei in materia di tirocini curriculari. Se alla “Federico II” e alla Parthenope solo il 38,1% e il 33,5% dei laureati ha effettuato un’esperienza formativa del genere, il Suor Orsola Benincasa e l’Orientale rivelano un orientamento molto più pratico, con il 77,7% e il 78% dei propri laureati impegnati in tali esperienze. Negli altri atenei questi valori sono in media superiori al 65%.

I laureati in Campania sono ‘international’?

In Italia, il 12,5% dei laureati del 2020 ha svolto esperienze di studio all’estero nel corso degli studi universitari. Sfortunatamente, gli atenei campani non sono ancora in linea con le tendenze nazionali. Infatti, se l’Orientale quasi raddoppia la media nazionale (21,1%), la percentuale si abbassa drasticamente in tutti gli altri atenei campani, con valori più alti per “Federico II” (9%), Vanvitelli (8,4%) e Salerno (8,3%). Il programma più popolare resta lo scambio Erasmus, che rappresenta in media il 6-7% delle esperienze all’estero dei laureati 2020 in Campania.

Efficacia della laurea a soddisfazione dei laureati

Nel 2020 in Italia aumenta l’utilità e l’efficacia del titolo di studio. In Campania, gli studenti che reputano la propria laurea (molto) efficace, nel breve e nel lungo periodo, sono quelli degli atenei di Salerno (61,7%, 76,5%), Vanvitelli (68,4%, 72%), Suor Orsola Benincasa (66,2%, 69,5%), e “Federico II” (58,2%, 69,9%).

In linea con questi risultati, decisamente soddisfatti del proprio percorso sono i laureati del Suor Orsola (65,4%), della Parthenope (50,9%) e della Vanvitelli (49,1%). A conferma di ciò, si iscriverebbe nuovamente allo stesso corso di studi rispettivamente l’85%, l’81,4% e il 76,4% dei laureati in questi tre atenei.

Piuttosto insoddisfatti, invece, i laureati all’Orientale, tra i quali solo il 38,9% ad 1 anno dalla laurea e il 51,4% a 5 anni dal titolo considera la propria laurea efficace/molto efficace ai fini lavorativi. Solo il 41,4% dei laureati presso l’istituto di lingue partenopeo, infatti, si reputa decisamente soddisfatto del proprio corso di studi, e solo il 65,4% vi si iscriverebbe di nuovo.

Chi è soddisfatto del proprio percorso di studi

Non potendo scendere nei dettagli di ogni singolo ateneo, ci teniamo tuttavia a dare una visione d’insieme degli indici di maggiore soddisfazione dei laureati in Campania. Cominciamo dall’UniSannio, i cui laureati sono decisamente soddisfatti dei settori di ingegneria industriale e dell’informazione (50,4%) e scientifico (48,3%), sebbene le percentuali siano piuttosto basse.

Alla Vanvitelli, in modo inversamente proporzionale alle prospettive lavorative, i laureati più soddisfatti sono quelli nell’ambito letterario-umanistico (66,2%). Seguono quelli nel ramo economico (55,4%) e politico-sociale e comunicazione (54,4%). I decisamente soddisfatti alla Parthenope si sono laureati nei campi politico-sociale e comunicazione (66,7%), informatica e ITC (64,3%), mentre i meno soddisfatti sono laureati in scienze motorie e sportive (38,9%).

Al Suor Orsola, tra i decisamente soddisfatti troviamo i laureati nel campo educativo e formativo (74%), medico-sanitario e farmaceutico (69,6%) e giuridico (64,8%). L’ambito letterario-umanistico resta il più soddisfacente a Salerno, con il 64,1% dei laureati che è decisamente soddisfatto, insieme al ramo informatico e ITC (60,1%). In contrasto, nell’ateneo salernitano non incontrano la massima soddisfazione degli studenti i percorsi in scienze motorie (33,8%), giurisprudenza (36,1) e, abbastanza sorprendentemente, architettura e ingegneria civile (36,9%).

A sorpresa, alla “Federico II” i laureati decisamente soddisfatti nei campi con maggiori prospettive lavorative sono pochi: parliamo di architettura e ingegneria civile (37,5%), del campo economico (36,1%) e di informatica e ITC (33,7%). Al contrario, quelli più decisamente soddisfatti hanno studiato nel settore letterario-umanistico (50,9%). Sorprendentemente, anche all’Orientale i più decisamente soddisfatti sono i laureati in arte e design (66,7%), mentre i meno convinti sono quelli del curriculum linguistico, che esprimono massima soddisfazione solo nel 39,6% dei casi.

L’emigrazione interna: Sud, Centro, Nord…o estero?

L’indagine AlmaLaurea porta buone notizie al Sud. Infatti, nell’ultimo anno, gli atenei centro-meridionali sono cresciuti di più di quelli settentrionali, con un +7,7% riscontrato al centro, un + 5,0% evidenziato al Sud e nelle Isole, e solo un blando 2,5% registrato al Nord.

Dalle indagini relative al 2020 si evince che il 44,8% dei laureati italiani sceglie di laurearsi nella provincia nella quale ha conseguito il diploma. Soltanto il 13,8% si è laureato in un’altra ripartizione (e.g. Nord – Centro – Sud). Tuttavia, bisogna specificare che la migrazione interna continua ad esistere e interessa particolarmente le aree meridionali e insulari. Qui, il 27,5% decide di laurearsi al Centro o al Nord.

Le notizie, però, non sono tutte negative. Se, infatti, il flusso migratorio interno dal Sud verso il Nord non si arresta, sono tanti i giovani che riescono a trovare lavoro al Sud. Considerando gli atenei campani, in media i laureati che trovano un lavoro al Sud sono soprattutto quelli della Parthenope (75,3% ad un anno, 70,4% a cinque anni) e della Vanvitelli (74,7% ad un anno, 70,9% a cinque anni). Per quanto riguarda gli altri atenei, i valori dei laureati che lavorano al Sud si attestano tutti intorno al 50-70%, con lievi variazioni.

Numeri più bassi per chi resta al Sud tra i laureati dell’Orientale (63,6%), poiché una fetta più ampia trova lavoro all’estero (14,2%). A ‘migrare’ verso altre regioni d’Italia o all’estero sono anche i laureati dell’UniSannio che, in media, restano al Sud solo per il 51,2% a 5 anni dal titolo, preferendo il Nord-Ovest (21,4% ad un anno, 18,8% a cinque anni) e l’estero (2,4% ad un anno, ben 7,7% dopo cinque anni dal titolo).

Il lavoro in prospettiva

Dall’indagine AlmaLaurea sul profilo di tutti i laureati 2020 degli atenei campani scopriamo però che sarebbe disponibile a trovare lavoro nella circoscrizione meridionale in media solo il 50% degli intervistati. La percentuale più bassa tra i laureati dell’Orientale, che resterebbero al Sud solo per il 39,4%, mentre i più proiettati alla permanenza al meridione sono i laureati della Vanvitelli (53%). Tuttavia, sarebbe disponibile ad un lavoro nella propria provincia di residenza circa il 60% dei laureati in Campania, con oscillazioni che vanno dal 74,9% del Suor Orsola al 53,2% dell’Orientale.

E all’estero? ‘Brutte’ notizie per il brain-drain, poiché a fronte di una ancora scarsa internazionalizzazione degli atenei, in media il 40% dei laureati 2020 presso gli atenei campani si sposterebbe all’estero per lavoro. Le percentuali più elevate tra i laureati all’Orientale (62,9%). Inoltre, all’incirca il 30% sarebbe disponibile a trasferirsi in un Paese extra europeo. I meno inclini, i laureati del Suor Orsola (25,7%) e di UniSannio (27,6%). I più disponibili quelli dell’Orientale (48,0%) e della “Federico II” (35,1%).

Uno sguardo di insieme

Un dato positivo è relativo alle donne laureate nel 2020. Queste, infatti, rappresentano il 58,7% del totale. Anche in Campania le percentuali sono più o meno in linea con la media nazionale. Il Suor Orsola Benincasa e l’Orientale sono le uniche università in cui è evidente uno sbilanciamento a favore delle donne, con percentuali dell’86,8% e dell’81,6% rispettivamente.

La strada da fare, però, è ancora tanta. Come si legge nel rapporto AlmaLaurea, a livello nazionale le donne hanno più difficoltà nell’inserimento lavorativo. Infatti, “[a] un anno dalla laurea a parità di altre condizioni, la probabilità di trovare una occupazione per gli uomini è del 17,8% superiore a quella delle donne. Superiore è anche la retribuzione: di 89 euro, sempre a parità di condizioni e sempre a favore degli uomini.

Seppur con variazioni in relazione all’università e al settore scientifico-disciplinare, il gender pay gap resta una realtà diffusa ed evidente anche negli atenei campani.

L’indagine Almalaurea svela un altro dato in relazione al tessuto socio-culturale italiano. Considerando il contesto sociale dei laureati 2020, in Italia il 30,7% dei rispondenti ha almeno un genitore con un titolo universitario. Tranne per i laureati alla “Federico II” e alla Vanvitelli, che sono in linea con la media nazionale (31,9% e 29,5% rispettivamente), negli atenei campani i laureati con almeno un genitore laureato rappresentano in media il 25%. I valori oscillano tra il 24% del Sannio e il 27,3% del Suor Orsola Benincasa.

Inoltre, il rapporto di AlmaLaurea evidenzia l’aumento, nelle regioni settentrionali, della quota di laureati con famiglie con un solido background socio-economico e culturale, a fronte di un calo speculare nella ripartizione meridionale. Questo potrebbe inasprire il divario Nord-Sud. “È questo il vero distanziamento sociale”, ha dichiarato Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea. “L’ascensore sociale è bloccato, e non da ora. […]”.

L’Italia in DaD

Le indagini di Almalaurea si basano su oltre 110mila questionari compilati dai laureandi tra dicembre 2020 e maggio 2021. In linea generale, la pandemia non ha influito significativamente sul giudizio dei laureati della classe 2020. I laureandi 2020, infatti, si ritengono sostanzialmente soddisfatti (90,8%) del corso di laurea scelto e anche del rapporto con i docenti (88,6%). Tuttavia, il 78,4% ha dichiarato di preferire la didattica in presenza, soprattutto per i rapporti con docenti e compagni di studio.

Per approfondimenti, è possibile consultare i dati sul profilo dei laureati e la loro condizione occupazionale.

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