I vostri genitori hanno mai esordito con la frase: “Ai miei tempi…”?
Ecco, guardando Generazione 56K vi renderete conto che quelle persone, adesso, siete diventate voi! Sì proprio voi…perché chi è nato tra la fine degli anni ’80 e gli inizi dei ’90 non può non identificarsi nei protagonisti della nuova serie Netflix, cresciuti con le videocassette e ritrovatisi da adulti in un mondo super tecnologico, a volte anche troppo.
Ecco Generazione 56K racchiude in solamente otto puntate ciò che tutti noi abbiamo sperimentato in questi anni senza nemmeno rendercene conto: passati improvvisamente da un mondo senza internet, senza tecnologia in cui per conquistare una ragazza dovevamo inventarle tutte… ad un mondo in cui con un “mi piace” il problema è risolto.
La serie è basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta (storico regista dei The Jackal) e da lui scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e Davide Orsini.
Tra gli splendidi scenari di Napoli e Procida, la storia si sviluppa seguendo due linee temporali che si incrociano continuamente e che mettono costantemente a paragone l’infanzia dei protagonisti e ciò che di quel periodo ciascuno di loro ha portato nel proprio presente: amicizie, fragilità ma anche voglia di continuare a sognare in grande.
Al centro del racconto è il legame tra Daniel (Angelo Spagnoletti) e Matilda (Cristina Cappelli) ma Generazione 56K trova spazio anche per altre due tipologie di rapporti: quella di Sandro (Fabio Balsamo), già sposato e meno spaventato dalle dinamiche sociali del presente, e quella di Luca (Gianluca Fru), che invece fonda la propria sfera sentimentale sulla distanza sociale e trova rifugio dietro le barriere che la tecnologia gli mette a disposizione.
Matilda è la protagonista femminile della serie ed è anche quella che maggiormente ci coinvolge: sin da bambina, a differenza degli altri protagonisti, ha dovuto fare i conti con una realtà famigliare complicata ed anche a scuola non veniva compresa da tutti. Durante la serie avrà modo di crescere e noi cresceremo insieme a lei, tra i suoi dubbi e le sue speranze.
Nella serie targata Netflix non ci sono preferenze tra i personaggi in quanto ognuno di loro riesce a donare un tratto distintivo al proprio ruolo, a iniziare dai giovani attori che portano sullo schermo la versione bambina dei protagonisti e che ci ricordano ciò che abbiamo vissuto anche noi, tra l’arrivo di internet, le corse per scappare dai rimproveri dei genitori, i primi patemi d’animo e la nascita di splendide amicizie che, per i più fortunati, restano una delle poche costanti della vita, anche a distanza di anni.
Sicuramente Generazione56K non convince lo spettatore a voler improvvisamente organizzare una cena con i compagni delle elementari ma gli ricorda comunque quanto sia giusto seguire i propri sogni ed il proprio istinto, rimanere onesti con se stessi e con gli altri, aspettare di trovare la persona che sia davvero giusta per noi, che possa quindi calzare perfettamente la nostra famosa scarpetta, senza mai accontentarsi.