Grazie allo scarto di un solo voto il ddl Zan è “salvo” e continua la lunga marcia in Senato sperando nell’approvazione definitiva. Ieri infatti il provvedimento contro l’omotransfobia ha rischiato di rimanere al palo: 136 voti contro 135, hanno scongiurato la sospensione proposta da FI e Lega e hanno permesso l’avvio della discussione generale. Il successo di oggi arriva dopo il no alle pregiudiziali di ieri con 12 voti di scarto, ma sono vittorie effimere: la verità è che a palazzo Madama i numeri traballano e si inizia a fare la conta spulciando i tabulati.
Attorno al testo Zan si raccoglie una maggioranza fragile messa in evidenza già con il voto palese.
Ieri sono12 gli assenti ingiustificati: 4 di FI, 3 della Lega e 5 del M5s. Tra i soccorritori che hanno consentito al provvedimento di sopravvivere viene indicato l’ex M5s Lello Ciampolillo del Misto che arriva sul filo del tempo. Come last minute si materializza il ministro Stefano Patuanelli. Il gruppo Misto, che conta 46 senatori più due senatori a vita, è in realtà spaccato e ha votato con 14 voti a favore (7 ex M5s e 7 ex FI) e 23 contrari (15 ex M5s, 5 LeU, 1 Maie, 1 +Europa, 1 ex Pd). Come spaccato è il gruppo delle Autonomie con 2 favorevoli e 4 contrari. Tutti presenti i senatori di Giorgia Meloni che a fine votazione non nascondono l’irritazione per le defezioni di Lega e FI, sette in tutto che ieri mattina avrebbero fatto la differenza. Insomma una sarabanda di numeri difficile per tutti da controllare che farà tenere il fiato sospeso ad ogni votazione. Come ha evocato nei giorni scorsi il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto, l’iter del ddl Zan rischia di diventare un Vietnam. Lo testimonia il fatto che è arrivata all’attenzione dell’Aula persino uno scontro social tra Davide Faraone, capogruppo dei senatori di Italia viva, e la dem Monica Cirinnà. Lei due giorni fa ha fatto un video di Faraone che batte le mani a Salvini e lo ha postato in rete, lui denuncia al presidente Casellati di essere stato “lapidato sui social” a causa di quella ripresa. Verrà aperta un’indagine e, assicura il presidente del Senato, “se è successo, ci saranno conseguenze previste dal regolamento”.
Intanto Cirinnà si scusa in Aula, ma sottolinea: “resta il mio giudizio politico”. L’atmosfera in Senato è sempre più incandescente da quando Italia viva, almeno a parole, si è smarcata dal “patto” che la teneva legata a Pd, M5s, e Leu e che alla Camera ha portato all’approvazione del ddl Zan. I senatori renziani da giorni sostengono invece l’opportunità di una mediazione che significa modificare il testo, proprio quello che chiede anche la Lega. Se oggi Iv ha dato ancora una volta manforte allo Zan sulla proposta di sospensiva, in futuro potrebbe non farlo più. In questo senso si possono interpretare le parole del capogruppo di Iv, Davide Faraone: “Il Pd scenda dall’Aventino e cambi rotta altrimenti si va a fondo”. Anche Matteo Renzi mette in guardia: “numeri a rischio, a scrutinio segreto non passa”. “Per fare una legge – ironizza – non ci vogliono i like di Fedez, ci vogliono i voti in Parlamento”. Dalle fila della Lega arriva un altro altolà. Matteo Salvini, si rivolge direttamente al leader del Pd e afferma: “se Letta si ostina a non ascoltare niente e nessuno la legge è morta” e torna a proporre di eliminare “quello che divide”. Anche per il dem Andrea Marcucci “per difendere il ddl Zan bisogna intervenire adesso”.
Ma voci su un possibile accordo Lega-Pd sono smentite dal Nazareno che scandisce “E’ tutto falso”. Anche Franco Mirabelli del Pd spedisce al mittente i tentativi di mediazione: “impossibile trovare quella sintesi invocata” sul concetto d identità di genere, i “punti di vista sono diversi”. Per Cirinnà il ddl Zan “va approvato così come è perché protegge la dignità delle persone”. “Indignata” e “annichilita” la senatrice M5s Alessandra Maiorino per le “fake news, una cortina di fumo tossica attraverso cui non si vede più la verità”. Intanto gli iscritti a parlare per la discussione generale sono oltre 60, una ventina di FdI. Martedì alle 12 scade il termine per presentare gli emendamenti: “avranno nome e cognome – sottolineano fonti del Nazareno – e finalmente tutti capiranno” quali sono e da chi vengono le richieste.