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Censis 2021: UniSa migliore performance tra gli atenei campani, “Federico II” la peggiore

Censis 2021/2022: UniSa scala la classifica ed è seconda tra i grandi atenei. Tra i piccoli, bene UniSannio. In generale, male Federico II, L’Orientale e Suor Orsola, ultimi nelle rispettive classifiche generali.

Anche quest’anno il Censis ha elaborato i dati relativi agli atenei italiani per fornire un ulteriore strumento di analisi. Il report del Censis ha tenuto conto di una serie di valori e indicatori di carattere più o meno specifico, per un totale di 64 sotto-classifiche elaborate.

Criteri e indicatori

Come al solito, il Censis tiene conto di un criterio di classificazione essenziale al fine di poter comparare gli atenei in modo equo e bilanciato. Questo criterio è la dimensione delle università, le quali sono suddivise in base al proprio bacino di utenza. Gli atenei statali possono essere mega (> 40.000 iscritti), grandi (da 20.000 a 40.000 iscritti), medi (da 10.000 a 20.000 iscritti) e piccoli (fino a 10.000 iscritti). Un’ulteriore differenziazione viene fatta, poi, tra gli atenei statali e quelli non statali.

Quanto agli indicatori, le classifiche generali del Censis sono elaborate tenendo conto di servizi, borse, strutture, comunicazione e servizi digitali, internazionalizzazione, e occupabilità. Quest’ultima viene calcolata sul tasso di occupazione dei laureati del 2019 – nel caso di questo rapporto – ad un anno dal conseguimento del titolo.

Gli atenei della Campania

La Campania può vantare atenei di tutte le dimensioni. Per esempio, la “Federico II” si configura come ateneo mega, mentre l’Università di Salerno e la “Vanvitelli” risultano tra i grandi atenei. La “Parthenope” e “L’Orientale” sono considerati atenei medi, mentre tra i piccoli rientra l’Università del Sannio. Il Suor Orsola Benincasa, invece, figura tra i medi atenei non statali.

In generale, i nostri atenei non brillano per internazionalizzazione e servizi. Questi indicatori, infatti, oscillano tra valori piuttosto bassi per le università campane. Di seguito, esaminiamo più in dettaglio i risultati.

Premiati e promossi: UniSa e UniSannio

Ancora una volta il Censis premia l’Università degli Studi di Salerno, che si aggiudica un ottimo secondo posto tra i grandi atenei italiani. L’Università salernitana, con il suo score finale di 91,8 punti, sale di 4 posizioni rispetto allo scorso anno, con un incremento molto significativo soprattutto per il settore dei servizi offerti agli studenti. Ma cresce anche in occupabilità, comunicazione e servizi digitali. Un po’ meno in internazionalizzazione. UniSa fa particolarmente bene per le borse erogate agli studenti, e per comunicazione e servizi digitali (entrambi gli indicatori ottengono 108 punti). Come accennato, UniSa presenta valori alti in termini di strutture (90), servizi (85) e occupabilità (84). Dunque, sicuramente promossa (quasi) a pieni voti.

Notizie positive arrivano anche per l’Università del Sannio, che si posiziona al quinto posto tra i piccoli atenei italiani, con un punteggio di 84,0. L’ateneo beneventano raggiunge valori alti per borse dedicate agli studenti (93), comunicazione e servizi digitali (92), strutture (87) e occupabilità (82). Inferiori, invece, sono i risultati per la sua internazionalizzazione (77) e per i servizi (73).

I bocciati: “Federico II”, “L’Orientale” e “Suor Orsola Benincasa”

Pur consapevoli delle difficoltà degli atenei campani, non ci saremmo aspettati ben tre università partenopee in coda alle rispettive classifiche del Censis. Già, perché la “Federico II” (73,5), “L’Orientale” (77,8) e il “Suor Orsola” (72,8) chiudono le classifiche rispettivamente degli atenei mega, medi e medi non statali.

Come chiunque ne abbia visitato i locali può immaginare, il tallone d’Achille della “Federico II” sono principalmente le strutture (66); ma anche la comunicazione e servizi digitali (66). In linea con quanto evidenziato da Almalaurea, invece, i punteggi sono sufficientemente alti per le borse (84) e l’occupabilità (84). Questo non basta, però, per un confronto positivo con gli altri atenei italiani di pari dimensioni.

A “L’Orientale” si raggiungono livelli buoni per le borse (98) e per comunicazione e servizi digitali (84). Tuttavia, va irrimediabilmente male, sulla stessa linea d’onda della “Federico II”, per strutture (66), occupabilità (66), e servizi (69).

Chiude male anche il “Suor Orsola” che, fra gli atenei non statali di medie dimensioni, raggiunge un quarto posto che gli vale la coda della classifica. Anche questa università privata riesce a raggiungere valori discreti solo per comunicazione e servizi digitali (74) e borse (89). Al contrario, come un refrain, viene penalizzata da strutture (66), internazionalizzazione (66) e servizi (69).

I promossi con riserva: “Parthenope” e “Vanvitelli”

Con lo stesso punteggio (81,8), i due atenei sono promossi, ma con riserva, poiché nella parte bassa delle rispettive classifiche. La “Parthenope” si posiziona dodicesima su quindici (l’ultimo posto è occupato da “L’Orientale”) tra i medi atenei. Sono buone strutture (85), comunicazione (86), borse (87) e anche occupabilità (83). Ma pecca abbastanza in servizi (74) e internazionalizzazione (76).

L’Università della Campania “Vanvitelli”, invece, si posiziona tredicesima su diciassette tra gli atenei grandi. Sono particolarmente positivi i risultati di borse (94), comunicazione (94) e strutture (87). Al contrario, i valori sono piuttosto bassi per internazionalizzazione (75), occupabilità (74) e soprattutto per i servizi (67).

Come va la didattica in Campania?

Il Censis valuta anche la didattica. Quindi, cosa ci dicono i dati sui settori scientifico-disciplinari e gli ambiti di studio negli atenei campani?

Nell’elaborazione di queste classifiche non vengono prese in considerazione le dimensioni degli atenei, ma solo la qualità della didattica. Va, inoltre, specificato che non sempre punteggi medio-alti corrispondono a posizioni alte in classifica. Questo perché, in molti casi, le università che occupano i primi posti ottengono risultati davvero molto alti, distaccando significativamente altri atenei che, pur avendo valori possibilmente discreti, sono posti in coda alle classifiche.

Vediamo come se la cavano le università campane, esaminandone i punteggi generali.*

UniSa: “best scorer”

Protagonista di un balzo in avanti particolarmente significativo, l’ateneo salernitano riesce ad entrare in alcune Top-10 anche relative alla didattica. UniSa ottiene risultati particolarmente positivi per insegnamento (87,5, al quinto posto nazionale), informatica e tecnologie ict (90,5, settimo posto), percorso agro-forestale e veterinario triennale (84,5, decimo posto). UniSa è prima in Campania per ingegneria industriale e dell’informazione, posizionandosi al 15esimo posto italiano (84,5) per il biennio e al 20esimo posto (86,0) per il triennio.

Considerando i percorsi triennali, buoni i risultati in scienze motorie (91,5), e nei settori letterario-umanistico (81,5) e linguistico (82,5). Quanto al biennio, poniamo l’attenzione sull’ambito politico-sociale e comunicazione (84,0) e arte e design (80). Valori poco entusiasmanti, invece, nel settore medico-sanitario (76,0), economico (79,0), e in architettura e ingegneria civile (73,0).

Insomma, nonostante qualche piccola oscillazione, UniSa si riconferma quest’anno l’università campana trainante, anche per la didattica.

E gli altri atenei?

“Suor Orsola Benincasa”

Come si comporta l’ateneo non statale della Campania? Be’, la risposta è abbastanza chiara: abbastanza male, con pochi risultati > 80 punti. È ultimo in arte e design e insegnamento sia per i corsi triennali – con 79,0 e 75,0 punti – sia per quelli biennali – 74,0 e 78,5 – , ma anche per le aree letterario-umanistiche e medico-sanitarie alla fine dei due anni. Non va molto meglio per il settore linguistico, per il quale si posiziona al penultimo posto sia per i corsi triennali (con un punteggio di 82,5) che per quelli biennali (79,0). Penultimo anche in ambito psicologico, con 85,0 e 75,0 punti per i corsi di laurea triennali e magistrali biennali rispettivamente, e in quello politico-sociale biennale (70,0).

Le statali napoletane

Per la “Federico II” continua il trend in calo. L’ateneo fa discretamente bene in ambito psicologico negli studi triennali, per cui si colloca al dodicesimo posto (88,5), in agro-forestale e veterinario – 77,5 al triennio, 87,0 al biennio – e nel settore letterario-umanistico biennale (87,5).

La didattica per il Censis raggiunge buoni livelli in architettura e ingegneria civile (80,5 per il biennio, 76,5 per il triennio), per cui la “Federico II” è prima in Campania. Risultati sufficienti, anche se non associati a posizioni particolarmente alte in classifica, per il ramo medico-sanitario (80,0) ed economico triennale (81,5). Relativamente peggiori, consideriamo il biennio magistrale, per cui si parla di 73,2 e 76,5 punti rispettivamente.

A pesare negativamente sulla didattica, invece, i risultati in area linguistica triennale (71,5). Proprio male per informatica e tecnologie ict (69,0 e 69,5 per biennio e triennio), e ingegneria industriale e dell’informazione (triennale, 69) per cui l’ateneo partenopeo chiude in coda.

Dolenti note anche per “L’Orientale” e per la “Parthenope”. Il primo Istituto entra al decimo posto in Top-10 solo per il settore linguistico biennale (88). Tra i percorsi biennali, bene l’ambito letterario umanistico (88,5, al nono posto). Per il resto, l’Istituto occupa per lo più la parte bassa delle classifiche, per esempio nel ramo politico-sociale e comunicazione (77,0 e 72,5 per percorsi biennali e triennali), e per il percorso triennale di arte e design (74,0).

La “Parthenope” raggiunge il quarto posto italiano nel biennio di scienze motorie (85,5) e nel triennio dello stesso percorso (84,0). Buoni risultati per i percorsi biennali in ambito economico (82) e medico-sanitario (81,0). Didattica competitiva anche per il triennio di ingegneria industriale e dell’informazione (85,5), mentre risultati deludenti sono ottenuti in ambito scientifico triennale (67,5), in informatica e tecnologie itc (66,0) e, guardando al percorso triennale, in economia (73,0).

L’Università della Campania 

La “Vanvitelli” non eccelle certo in didattica, rientrando una sola volta in Top-10, relativamente al percorso triennale in arte e design (90,0). Guardando al triennio, raggiunge un discreto risultato in ambito giuridico (83,5), psicologico (80,5) e medico-sanitario (80,5). Tuttavia, si abbassano i valori per i settori scientifico (68,0), letterario-umanistico (78,0), di ingegneria industriale e dell’informazione (74,5), architettura e ingegneria civile (73,0) ed economico (75,5).

Considerando i percorsi di studio biennali, siamo al di sotto dall’80 in molti ambiti. Per esempio, non brilla il settore economico (79,0), e nemmeno architettura e ingegneria civile (73,0), sebbene in quest’ultimo caso la “Vanvitelli” sia l’unica università campana in classifica insieme alla “Federico II”.

Sfiora la Top-10 in arte e design (81,5) e in ambito politico-sociale e comunicazione (88,0), mentre ottiene comunque un discreto risultato in ambito letterario-umanistico (81). Male, invece, i settori psicologico (68,0) e scientifico (69,0), per quest’ultimo chiudendo la specifica classifica.

Il ‘piccolo’ Sannio

Pochi e piuttosto insoddisfacenti i risultati per l’Università del Sannio. UniSannio si colloca in penultima posizione nazionale per l’area economica nei percorsi triennali (68), al ventinovesimo posto nel settore scientifico (68,5), e al ventiquattresimo posto per ingegneria industriale e dell’informazione, con 78 punti.

* Per tutti i dettagli, è possibile consultare il report ufficiale del Censis 2021-2022.

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