venerdì, Novembre 22, 2024
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Paolo Caiazzo: “All’inizio quando mi chiamavano terrone mi incazzavo ma poi…” -Straordinario lo spettacolo di ieri sera

4463. Non sono quattro cifre a caso, si tratta del numero di spettatori registrati finora da Agorà Scarlatti nell’ampio chiostro dell’Istituto Salesiano Sacro Cuore. Ebbene sì, uno spazio esterno di un oratorio dedicato completamente ad un progetto estivo che prevede decine di eventi tra musica, cinema e teatro.

Che effetto fa poter vedere quello stesso spazio, dove solitamente i ragazzini del quartiere sono soliti giocare partite di calcetto, “sfruttato” durante il periodo estivo per dar spazio alla cultura teatrale Napoletana? Sicuramente un effetto emozionante…

Ed è proprio con quest’emozione che si è aperto lo spettacolo andato in scena ieri alle ore 21:15, sono l’emozione e la gioia di fare che hanno permesso di dar vita ad un progetto come quello di Agorà Scarlatti- così come annunciato nei primi minuti da una giovane ed armoniosa presentatrice.

Ne sussegue una piacevole apertura musicale, interrotta da una frase comica ma riflessiva del tanto atteso Paolo Caiazzo: ma perché per imporre un’idea devo fare il simpatico? E poi continua: “fare il Napoletano stanca…”.

Ma la spontaneità e la semplicità del seguitissimo comico napoletano non finiscono qui. Paolo infatti cerca sin dal primo momento un contatto con il suo pubblico e, dopo un educato “come va?” -con relativa sottolineatura ironica sulla scarsa energia con la quale arriva la risposta degli spettatori- ribadisce il suo desiderio di un pubblico attivo, che non stia durante tutto il tempo a fare riprese con lo smartphone e che si goda il momento presente.

Ciò che sembra emergere sin dal primo momento e che poi viene confermato dallo stesso Caiazzo, è il fatto che non si assisterà al ricorrente personaggio di “Tonino Cardamone”, bensì si avrà davanti uno spettacolo un po’ diverso, basato su monologhi e vari omaggi ad illustri personaggi partenopei.

Si entra nel vivo con una riflessione molto apprezzata dai presenti: “All’inizio quando mi chiamavano terrone mi incazzavo, poi, dato che su wikipedia ormai si trova pure dove ho perso le chiavi, ho cercato proprio lì per conoscere meglio il significato ed ho capito…Ho capito che significa pezzo di terra, contadino. Ecco ma, mi sono detto, un contadino deve amare la sua terra, quindi Terrone vuol dire uno che ama la sua terra…Se è così allora chiamatemi pure così perché è un complimento”.

Dopo un lungo applauso del pubblico, si prosegue con altre riflessioni stimolanti sul Sud, accompagnate dalla sua inconfondibile ironia: “la concorrenza dei comici di Napoli non è data da altri comici, ma dai concittadini…”– afferma abbandonandosi al racconto di una serie di accadimenti divertentissimi che nel capoluogo campano avvengono ogni giorno.

Ad alleggerire queste (seppur comiche) riflessioni, ci pensa una band musicale di tutto rispetto che vanta la voce di un Paolo Caiazzo versione cantante, che si immerge in qualche brano del grande Pino Daniele, omaggiandolo.

Perché condannare sempre la parolaccia? E’ la domanda che si pone e che pone a tutti il comico cabarettista, che per l’appunto evidenzia come nel cabaret le parolacce tutto sommato ci siano sempre state bene. Invita inoltre a prendere atto del fatto che in passato la parolaccia era la fortezza di tutti gli artisti napoletani e ad appoggiare la sua tesi c’è l’interpretazione di un sonetto di Ferdinando Russo, “Idilli ‘e merd”, poesia che racconta in modo comico ma riflessivo la storia di amore tra due escrementi umani.

Dunque, da Carosone agli Squallors, da Mario Martone ad Eduardo De Crescenzo, di omaggi ce ne sono stati un po’ per tutti.

Possiamo, senza ombra di dubbio, affermare che quello di ieri sia stato uno spettacolo delizioso, comico ma non superficiale, riflessivo ma non pesante.

Gli eventi di Agorà Scarlatti continuano…

 

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Raffaele Accetta
Raffaele Accettahttps://allmylinks.com/raffaele-accetta-official
Giornalista innamorato della verità. Videoreporter. Amo scrivere, intervistare, fotografare.
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