venerdì, Novembre 22, 2024
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Green Pass, si dimette il direttore della Cappella Sansevero

No Green Pass per i musei, si dimette il direttore della Cappella Sansevero: «Semplice gesto di coerenza del mio giudizio e del mio sentire».

Ristoranti al chiuso, palestre, teatri, cinema, manifestazioni sportive e culturali, concorsi. E anche musei. Per avere accesso a questi luoghi ed eventi dal 6 agosto sarà necessario esibire il Green Passla certificazione verde. Non è d’accordo con questa decisione, però, Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella Sansevero, un vero gioiello dell’arte nel cuore di Napoli che, al suo interno, conserva il prezioso capolavoro che ci invidia tutto il mondo: il Cristo Velato.

Dopo oltre dieci anni, Masucci si è dimesso dal suo ruolo per il «più forte richiamo della mia coscienza», come lui stesso afferma in una lunga lettera, poiché in disaccordo con la decisione del Governo di estendere l’obbligo di Green Pass anche per accedere ai musei. Secondo l’ex-direttore, si tratterebbe di una misura che penalizzerà ancora di più i musei e i luoghi dell’arte, esacerbando tensioni sociali già precarie e compromettendo la coesione sociale, «in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo».

Le ragioni di Masucci

Nella sua lettera, Masucci ha messo in evidenza tutte le misure imposte dall’emergenza sanitaria e le regole attualmente in vigore per i musei. La riduzione di due terzi della capienza massima giornaliera, il controllo della temperatura, l’uso corretto della mascherina, il distanziamento, la segnaletica orizzontale e verticale, l’organizzazione degli ingressi, le misure di sanificazione, per citarne solo alcune.

Masucci ha poi contestato la decisione del Governo sostenendo che «l’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali». Alla base del gesto dell’ex-direttore sarebbe il timore che i musei possano essere strumentalizzati durante la campagna vaccinale. Soprattutto, scrive Masucci, se si considerano «rilevazioni statistiche e ricerche scientifiche, che giungono alla conclusione che di tutti i principali luoghi al chiuso aperti al pubblico – assodato che si osservino alcune basilari misure di sicurezza – i musei sono quelli in cui sussiste il minore rischio di contagio».

La sua critica, quindi, esulerebbe dalla sterile polemica mediatica su efficacia e necessità dei vaccini. Lo stesso Masucci, infatti, specifica di non avere «ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini», e sposta l’attenzione sulla strumentalizzazione che potrebbero subire i musei, «nel senso letterale di “usati come strumento” – per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità».

L’arte in pandemia

Insomma, si potrebbe quasi interpretare – metaforicamente – la sua posizione come uno slancio dell’“arte per l’arte”. Prima di annunciare pubblicamente le sue dimissioni, infatti, Masucci ha rivolto un pensiero alla natura stessa dei musei. L’ex-direttore ha sottolineato che in pandemia i luoghi d’arte hanno rispettato le lunghe chiusure, evidenziando che esse erano basate su valutazioni epidemiologiche connesse anche alle attività museali.

«Tuttavia – si è opposto Masucci – se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita».

Ha concluso, infine, con l’auspicio che «le autorità competenti possano riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socioculturali di rilevante interesse collettivo». Masucci ha persino ipotizzato la definizione del museo come di «un sicuro “spazio neutro” in cui le persone, circondate dalla bellezza, possano ricominciare a conoscersi e riconoscersi, senza etichettarsi reciprocamente».

Le dimissioni

Dunque, siccome dal 6 agosto il Museo Cappella Sansevero si adeguerà alle regole, Masucci ha preso la sua decisione di dare le dimissioni. Lo ha fatto, scrive lui, seguendo il «forte richiamo della mia coscienza, che mi induce a lasciare – dopo oltre dieci anni e mezzo – la presidenza e la direzione del Museo Cappella Sansevero. Spero che questa decisione venga intesa, qual è, come un semplice gesto di coerenza del mio giudizio e del mio sentire».

A prendere il suo posto, la sorella Maria Alessandra Masucci. Avvocato e già consigliere di amministrazione, ha partecipato attivamente al piano strategico del museo. Il Consiglio di Amministrazione ha preso atto delle dimissioni di Masucci e, nel rispetto delle sue motivazioni, lo ha ringraziato «per la preziosa e proficua attività svolta con dedizione e professionalità».

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Fonte foto: David Sivyer via Wikimedia Commons.

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