sabato, Novembre 23, 2024
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Riforma della Giustizia, via libera dalla Camera: il testo passa ora in Senato

Via libera della Camera alla riforma sulla Giustizia. Dopo l’ok alla questione della fiducia, l’Aula di Montecitorio ha approvato il testo nel suo insieme questa sera, con 396 voti a favore e 57 contrari.

Ora il documento passa al Senato, che sarà chiamato al sì definitivo. Tra i deputati del Movimento Cinque Stelle si sono registrati 16 assenti. In due invece hanno votato contro: sono Luca Frusone e Giovanni Vianello. Sempre tra i Cinque Stelle Angela Masi si è astenuta.

Oggi non c’è alcun trionfalismo. Quello che abbiamo votato non è quello che avremmo voluto, ma grazie al M5S i tempi vengono raddoppiati e per i reati di mafia e terrorismo. Ministra Cartabia il percorso è ancora lungo. Noi continueremo a dare il nostro contributo con lealtà, questo non significa essere d’accordo. Non ci saranno restaurazioni o passi indietro con noi nella maggioranza. Abbiamo il dovere di essere leali soprattutto nei confronti del M5S. Con questo spirito e con questo orgoglio dichiaro il voto favorevole del M5S“, ha detto l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede intervenendo nell’Aula di Montecitorio.

Tra i No c’è stato anche quello di Sinistra Italiana: “Ridurre i tempi del processo è obbiettivo giusto e necessario. Ma per farlo avremmo potuto fare corposi investimenti sulla Giustizia, a partire dall’assunzione di personale. Avremmo potuto lavorare per disboscare la giungla dei 6.000 reati penali presenti nel codice. Invece con l’improcedibilità per decorrenza dei tempi, rischiamo di mandare all’aria processi importanti, dagli ecoreati alla tortura incredibilmente esclusi dalle eccezioni previste dalla norma. Sembra un mondo alla rovescia. Per questo votiamo no”, ha detto il segretario nazionale del partito, Nicola Fratoianni, durante le dichiarazioni di voto.

Cosa prevede la riforma della giustizia.

La riforma  è stata proposta dalla Guardasigilli Marta Cartabia ed è arrivata in Parlamento dopo un confronto serrato tra le forze politiche. Le nuove norme sulla improcedibilità, riguardano soltanto i reati commessi dopo il 1° gennaio 2020 e serve a bilanciare l’abolizione della prescrizione introdotta dalla riforma firmata dall’ex Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

L’obiettivo è ridurre del 25% entro i prossimi cinque anni i tempi della durata del processo penale in Italia, abbattendo soprattutto l’imbuto della fase di appello che dura mediamente 850 giorni contro uno standard europeo di 104 giorni. Il provvedimento si compone di 2 articoli: l’articolo 1 prevede una serie di deleghe al Governo, che dovranno essere esercitate entro un anno dall’entrata in vigore della legge; l’articolo 2 introduce novità nel codice penale e nel codice di procedura penale, immediatamente precettive. Ecco, in sintesi, cosa cambia.

Innanzitutto, le norme transitorie resteranno in piedi per tre anni, fino alla fine del 2024: in questo periodo si prevede che i processi siano più lunghi con la durata del processo in Appello estesa per un ulteriore anno e di altri sei mesi invece per i processi in Cassazione. Ogni proroga, comunque, dovrà essere motivata dal giudice con un’ordinanza (contro la quale sarà comunque possibile presentare ricorso in Cassazione).

I reati – Regole ad hoc per mafia, terrorismo, droga e violenza sessuale

Fino al 31 dicembre 2024 per associazione di stampo mafioso, terrorismo, violenza sessuale e associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti è previsto un regime diverso. Non c’è un limite al numero di proroghe, che però devono essere motivate dal giudice sulla base della complessità concreta del processo.

Per l’aggravante mafiosa sono previste fino a due proroghe ulteriori, oltre a quella prevista per tutti i reati. Quindi: fino a 3 proroghe di un anno in appello. Ciò vuol dire massimo 6 anni in Appello e massimo 3 anni in Cassazione.

Dal 1° gennaio 2025 per i reati gravi non c’è limite alle proroghe ma devono essere motivate dal giudice e sempre ricorribili per Cassazione. Per l’aggravante mafiosa massimo 2 proroghe in Appello (ciascuna di un anno e sempre motivata) e massimo 2 proroghe in Cassazione (ciascuna di 6 mesi e sempre motivata).

Improcedibilità: per i primi 3 anni i limiti saranno più lunghi.

Per i primi 3 anni, fino al 31 dicembre 2024, la riforma prevede termini più lunghi per tutti i processi: 3 anni in Appello; 1 anno e 6 mesi in Cassazione.
Ci sarà una possibilità di proroga: fino a 4 anni in Appello e fino a 2 anni in Cassazione per tutti i processi in via ordinaria.
Ogni proroga dovrà essere motivata dal giudice, con un’ordinanza, sulla base della complessità del processo, per questioni di fatto e di diritto e per numero delle parti. Contro l’ordinanza di proroga, sarà possibile presentare ricorso in Cassazione. La norma concede la possibilità di prorogare solo una volta il termine di durata massima del processo.
Dal 1° gennaio 2025 la riforma prevede: in Appello, che i processi possano durare fino a 2 anni di base, più una proroga di un anno al massimo; in Cassazione, 1 anno più una proroga di sei mesi.

I reati punibili con l’ergastolo resteranno esclusi dalla disciplina di improcedibilità.

Inoltre, si delinea un’entrata in vigore graduale, con delle norme transitorie, in modo che tutti gli uffici abbiano il tempo di aggiornarsi e si costituisce un Comitato tecnico scientifico che riferisca al Consiglio superiore della magistratura in merito ai tempi dei processi.

 

 

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