Pubblicato il Sesto Rapporto dell’IPCC, il cambiamento climatico è realtà e noi siamo fuori tempo massimo: alcuni fenomeni sono già irreversibili e la colpa è (anche) dell’uomo. Vediamo alcuni dei dati più significativi.
Siamo al centro di una grave crisi climatica. Lo sappiamo, e che facciamo? Temporeggiamo. Senza renderci conto che di tempo non ne resta molto. Anzi, a dire il vero, è solo una questione di tempo. Gli scienziati su questo sono stati chiari: il problema non è più se il surriscaldamento raggiungerà/supererà il limite di 1,5°C, ma quando questo avverrà. A fornirne le prove scientifiche è la prima parte del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) Working Group 1 Report “Climate Change 2021: The Physical Science” (Cambiamento climatico 2021: Le basi fisico scientifiche).*
Il rapporto, stilato da 234 scienziati di 66 Paesi, prende in considerazione i cambiamenti climatici a livello globale e nelle diverse regioni del mondo. Questo lavoro considera l’inquinamento atmosferico e indaga le cause del cambiamento climatico, con quest’ultimo punto che rappresenta un elemento di novità rispetto alle precedenti pubblicazioni. Proprio come lo è il tono usato, insolitamente molto grave e preoccupato, che dovrebbe suonare come un vero campanello d’allarme.
Ultimatum alla Terra
Secondo il segretario generale dell’ONU, António Guterres, il report «è un codice rosso per l’umanità». «I campanelli d’allarme – specifica il segretario – sono assordanti e le prove sono inconfutabili. La soglia del riscaldamento globale concordata a livello internazionale di 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali è pericolosamente vicina. Siamo a rischio imminente di raggiungere gli 1,5 gradi nel breve termine».
Le prove evidenti della gravità dell’emergenza climatica sono sotto ai nostri occhi già da diversi anni. Solo concentrandoci sugli ultimi mesi possiamo pensare alle regioni del Mediterraneo che stanno bruciando. Alla Siberia, dove è in corso l’incendio più vasto mai registrato. Alla Groenlandia dove, per la prima volta, piove e i ghiacci si sciolgono. E ancora, alla disastrosa alluvione che ha colpito la Germania. Al caldo torrido sulle aree del Mediterraneo, fino a raggiungere la temperatura più alta mai registrata in Europa (48,8°C) in Sicilia. A luglio 2021, il mese più caldo mai registrato sulla Terra secondo il NOAA.
Ma questo non è nulla in confronto a ciò che ci aspetta nell’immediato futuro se non ridurremo significativamente le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera. Il Focal Point for Italy dell’IPCC ha sintetizzato i principali argomenti e temi del sesto rapporto. Vediamone alcuni.
La responsabilità è tutta nostra
La fase di riscaldamento globale che il nostro pianeta sta attraversando non è frutto di un processo naturale. A differenza delle precedenti pubblicazioni, il sesto rapporto riconosce la comprovata responsabilità delle attività umane. L’uomo, come sempre, è vittima e carnefice, il principale responsabile del cambiamento climatico. Ma è anche una specie destinata a soffrire pesantemente gli effetti dello stesso.
Empiricamente abbiamo potuto constatare tutti ciò che è successo durante il lockdown. Con lo stop repentino delle industrie e delle attività dell’uomo, a livello locale e globale, persino le acque dei fiumi, tra tutte quelle del Sarno, sono tornate limpide. Ciò ha dimostrato già praticamente una evidente correlazione tra attività antropiche e inquinamento. Insomma, nulla che non si sapesse già, purtroppo.
Tuttavia, questa correlazione è stata ora verificata e dimostrata dal Sesto Rapporto IPCC attraverso i dati raccolti. Il principale artefice del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico è l’uomo. E ad aiutarci a dimostrarlo è stata anche la pandemia. Secondo quanto evidenziato dagli esperti, infatti, l’adozione di lockdown prolungati in quasi tutto il mondo ha portato una diminuzione in tempi brevissimi sia delle emissioni di inquinanti atmosferici che dei gas serra, con conseguente miglioramento della qualità dell’aria sull’intero pianeta e una riduzione delle emissioni di CO2 del 7%.
L’aumento della temperatura
Secondo il rapporto IPCC, le emissioni inquinanti sono in costante aumento dal 2011, avendo raggiunto media annuali (2019) di 410 ppm di CO2, 1.866 ppb di metano (CH4), e 332 ppb di protossido di azoto N2O.
I dati IPCC parlano chiaro. Considerando il periodo 2001-2020, la temperatura è stata di 0,99°C più alta rispetto al periodo 1850-1900. Il problema risulta ancora più evidente se notiamo che in meno di dieci anni, tra il 2011 e il 2020, la temperatura ha raggiunto il picco di +1,9°C rispetto allo stesso periodo di riferimento.
A questo proposito le previsioni per l’Europa mediterranea non sono per niente rassicuranti. Secondo il rapporto 2021, le temperature sono destinate ad aumentare in tutte le regioni europee, non importa quali saranno i futuri livelli di riscaldamento globali. La temperatura superficiale della Terra, infatti, continuerà ad aumentare in tutti gli scenari previsti dagli esperti. L’unica variabile riguarda il quanto. E questo dipenderà molto dall’abilità dagli esseri umani di ridurre drasticamente le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera.
Insomma, è chiaro che per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento è necessario agire adesso. Gli esperti suggeriscono che la riduzione dell’inquinamento causato dalle attività umane sia la soluzione primaria per il rallentamento del riscaldamento globale e il miglioramento della qualità dell’aria.
Previsioni per…quale futuro?
Come abbiamo detto, per il futuro c’è una certezza, ovvero ci si aspetta che la temperatura globale continuerà a salire almeno fino alla metà del XXI secolo. Poi, n base al modo in cui verrà superata la soglia critica dell’aumento di 1,5°C, sono stati elaborati cinque scenari differenti, che si chiamano SSP, Shared Socio-economic Pathways. Questi scenari sono stati pensati sulla base delle diverse strategie che potrebbero essere messe in pratica nell’imminente futuro per contrastare il cambiamento climatico riducendo l’emissione di gas serra nell’atmosfera.
Due scenari sono caratterizzati dall’aumento – raddoppiamento – delle emissioni (alte e molto alte) per gas serra e CO2 entro il 2050-2100 (SSP3-7.0 e SSP5-8.5). Se questi scenari dovessero verificarsi, sarà impossibile non superare la soglia di 2°C entro la fine del secolo, con conseguenze ambientali e climatiche irreversibili. Secondo un terzo scenario intermedio (SSP2-4.5), queste emissioni resterebbero stabili come ora fino al 2050.
Emissioni basse e molto basse (SSP1-1.9 e SSP1-2.6) caratterizzerebbero due scenari a basso rischio, con riduzioni significative di inquinanti intorno al 2050. La diminuzione netta e repentina di emissioni permetterebbe di raggiungere livelli bassissimi entro il 2050, con conseguente stabilizzazione del riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C.
Una reazione a catena
L’aumento delle temperature è un problema significativo anche perché ad esso sono connessi altri fenomeni climatici che potrebbero mettere a rischio la vita dell’uomo sulla Terra. A prescindere dagli scenari elaborati sulla base delle concentrazioni di gas serra, i fenomeni di caldo intenso sono destinati ad intensificarsi, mentre la frequenza delle ondate di freddo e ghiaccio diminuirà. Con sufficiente certezza è stato possibile affermare che le precipitazioni invernali e le alluvioni saranno in aumento nell’Europa del Nord, mentre diminuiranno le piogge estive nelle regioni mediterranee. Qui, in particolare, è possibile prevedere ondate di siccità con pesanti conseguenze a livello idrogeologico, agricolo ed ecologico. Tutto questo comporterà un aumento dell’aridità e di condizioni climatiche roventi soprattutto nell’eventualità di un innalzamento della temperatura globale superiore a 2°C.
L’innalzamento del livello dei mari
In verità, siamo già oltre il punto di non ritorno per alcuni fenomeni generati dal cambiamento climatico. In tutti gli scenari ipotizzati dagli esperti, infatti, l’innalzamento del livello del mare è ormai una certezza, un fenomeno irreversibile che interessa e continuerà ad interessare tutte le regioni europee ad eccezione del Mar Baltico, ad una velocità superiore rispetto alle medie globali. Questo perché molti fenomeni hanno toccato punte massime in migliaia di anni e sono già irreversibili per i prossimi secoli. Esempi emblematici, lo scioglimento dei ghiacciai e l’aumento del livello del mare.
A questo proposito, si stima che quest’ultimo a livello globale possa oscillare tra i 28 e i 55 cm entro il 2100 nel migliore degli scenari ipotizzati dall’IPCC – ovvero quello che prevede il raggiungimento di emissioni molto basse nel breve tempo. Ma se siamo pessimisti e consideriamo lo scenario nel quale le emissioni continuano ad essere molto alte, il livello raggiungerà i 2-5 mt entro il 2100, con conseguenze potenzialmente molto gravi soprattutto per gli ecosistemi e per le popolazioni costiere.
I dati in pratica: uno sguardo su Napoli
Per riuscire a renderci conto di come la geografia delle nostre città e, probabilmente, la nostra vita cambierà nel corso dei prossimi decenni – decenni, non secoli! – ci viene in aiuto la NASA. Attraverso lo strumento The NASA Sea Level Projection Tool è possibile visualizzare e scaricare le proiezioni relative al livello dei mari così come ipotizzate dal Sesto Rapporto IPCC (AR6) dal 2020 al 2150.**
Osservando la situazione di Napoli, vediamo che nella città partenopea, nel migliore degli scenari possibili si registrerà un aumento di 16cm entro il 2050, di 33 cm entro il 2100 e di 48 cm entro il 2150. Andando a considerare, invece, lo scenario peggiore, nel quale le emissioni restano molto alte, assisteremo ad un innalzamento del livello del mare pari a 22 cm nel 2050, 71 cm nel 2100 e di ben 1 mt e 21 cm entro il 2150. Pensiamoci, quasi 1 metro in più in poco meno di ottant’anni e molto più di un metro in poco più di un secolo.
“Eco not Ego”
Insomma, il cambiamento climatico è reale e sta accadendo qui e ora. Molti dei fenomeni alla sua base sono già ora sono irreversibili, e ad essere a capo di questo cambiamento è l’uomo. Ed è proprio l’uomo ad avere il futuro nelle proprie mani. Abbiamo davanti l’ultima possibilità di scelta. Da un lato, i sistemi economico-politici, dall’alto la consapevolezza che il non agire sulla questione climatica in modo efficace ci condannerà ad un futuro incerto, sicuramente peggiore e avverso.
La questione del cambiamento climatico è al centro delle agende di molti Paesi nel mondo, ma il campanello d’allarme che suona quest’ultimo rapporto e il mancato raggiungimento di alcuni obiettivi individuati con l’Accordo di Parigi del 2015 dimostrano chiaramente che quello che è stato fatto finora non è abbastanza. C’è bisogno che tutti i Paesi mettano da parte gli egoismi e si accordino per viaggiare nella stessa direzione. Ma è prioritario agire ora, non tra un anno o un decennio, mettendo in campo azioni veloci ed efficaci perché il tempo per i tentennamenti è già scaduto.
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* L’intero rapporto, che impegna tre gruppi di lavoro, sarà interamente pubblicato nel 2022. Le restanti parti del rapporto affronteranno nel dettaglio gli impatti della crisi climatica sugli esseri umani, e i modi per mitigare il riscaldamento del pianeta e le sue conseguenze.
** Interessante è la possibilità di selezionare anche il tipo di processo fisico coinvolto, così da comprendere quale fenomeno avrà un impatto maggiore sull’innalzamento dei mari. Così i policy makers potranno mettere in atto azioni efficaci e mirate per ogni specifico luogo.
Link utili
Il rapporto:
IPCC, 2021: Climate Change 2021: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change. Scaricabile in versione online qui.
IPCC Press Conference
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