In questo momento voglio dedicare un pensiero a Nicoletta Braschi, qui in sala. Abbiamo fatto tutto insieme per 40 anni, io conosco solo un modo per misurare il tempo: con te o senza di te. Ce lo dividiamo questo Leone, io mi prendo la coda, per farti vedere la mia gioia, la mia gioia scodinzolando e tu ti prendi il resto; soprattutto le ali sono tue, perché se nel lavoro qualche volta ho preso il volo è grazie a te, al tuo talento, al tuo mistero, al tuo fascino, alla tua bellezza, alla tua femminilità, al fatto di essere donna. Essere donna è un mistero che noi uomini non comprendiamo. Aveva ragione Groucho Marx quando diceva ‘gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta’. Ed è la verità. Io non ce l’ho fatta ad essere come te, Nicoletta. Se qualcosa di bello e buono ho fatto nella mia vita è stato sempre attraversato dalla tua luce. Il nostro è stato un amore a prima vista, anzi ad eterna vista
L’amore tra Roberto Benigni e Nicoletta Braschi
Nata a Cesena nel 1960, Nicoletta Braschi ha conosciuto Roberto Benigni dopo essersi trasferita a Roma per studiare all’Accademia d’arte drammatica. Un amore a prima vista, come dirà lui stesso 40 anni dopo a Venezia: “Veniva a prendermi all’Accademia e andavamo al cinema quasi tutti i giorni; quando si riusciva anche a teatro. Ci passavamo i libri“, aveva raccontato lei. Nicoletta ha lavorato con lui fin dal 1983, nel film Tu mi turbi, ha recitato insieme a Benigni nel film Daunbailò di Jim Jarmusch ed è stata la protagonista e Musa di tutti gli altri suoi film: Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino, Il mostro, La vita è bella, Pinocchio, La tigre e la neve. Il matrimonio è arrivato il 26 dicembre 1991. I due non hanno avuto figli, forse per una decisione precisa: “Sto bene così. Forse non ho senso materno”, fu l’unica dichiarazione di lei a riguardo.
Solo una volta non mi seguì. Fu per un’influenza. Eravamo invitati da papa Giovanni Paolo II alla proiezione della Vita è bella in Vaticano. Qualche tempo prima per averlo chiamato “Wojtilaccio” finii in processo per oltraggio alla religione di stato e vilipendio, e fui condannato a pagare un milione di multa alla Santa Sede, ma lui neanche se lo ricordava. C’erano una quarantina di suore polacche elegantissime, qualche cardinale, pioveva, e quando lui arrivò in pantofole rosse, intorno si alzò come una ola divina. “E la moglie?”, mi chiese. “Eravamo a Los Angeles e lì è rimasta, il medico le ha detto che stava talmente male da non poter rientrare, neanche l’avesse chiesto il Papa”. Ero serio, scoppiò a ridere, poi finita la proiezione rimase in silenzio e mi disse: “Mi hai fatto piangere, c’è tutta la mia vita lì dentro