giovedì, Settembre 19, 2024
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La non-vita di Roberto Saviano, lo sfogo dello scrittore: ‘‘Sarebbe stato meglio se mi avessero ammazzato”

La fama, si sa, ha un prezzo da pagare ma cosa succede se a questo si aggiunge l’impossibilità di vivere una vita normale perché costantemente messa a rischio giorno dopo giorno? È Roberto Saviano a rispondere a questo interrogativo in un lungo sfogo pubblicato sul Corriere della Sera in cui, commentando la condanna del boss Bidognetti e le minacce che quest’ultimo ha rivolto a lui e alla giornalista Rosaria Capacchione, si è lasciato andare a dichiarazioni forti come: ‘‘Sarebbe stato meglio se mi avessero ammazzato. L’ho pensato e lo penso ancora. Avevo 26 anni e ora ne ho 42. Vivere sotto costante artiglieria ti fa vivere nella paura della morte? Magari. Ti fa augurare la morte’’.

Aveva 26 anni, infatti, quando ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Gomorra: un libro che ha stravolto per sempre la sua esistenza non soltanto perché gli ha permesso di diventare uno scrittore affermato ma anche perché, da quel momento in poi, è stato costretto a convivere con una scorta 24 ore su 24 per proteggersi da eventuali ritorsioni per aver esposto un sistema che desidera invece rimanere sotterraneo.

Tale provvedimento non ha però incontrato il favore generale, giacché Saviano è stato vittima in diverse occasioni di attacchi da parte di chi sostiene che sia un’esagerazione e che non sia davvero così in pericolo come vorrebbe far credere. All’interno del suo articolo-sfogo, l’autore napoletano prima si è scagliato contro di loro asserendo che sarebbe disposto a cedere volentieri alle milioni di copie vendute e alla credibilità internazionale e poi ha ringraziato i lettori che non lo hanno mai abbandonato – ‘‘Se avessi modo, vorrei solo carezzare uno per uno il viso di chi c’è stato, di chi c’è, di chi legge e di chi mi ha difeso. Sussurrare che mi hanno salvato la vita o quel che ne rimane. Dire a queste lettrici, a questi lettori, a chi mi ha dedicato un pensiero, un post, persino una preghiera, che devo tutto a loro. Tutto? Non tutto, ma la parte buona: quello che di me non è peggiorato, non è diventato cinico, non è incattivito, non è crollato al cospetto della delusione” –, oltre che le sue guardie del corpo.

Le parole che concludono il suo sfogo sono intrise di un’amara malinconia: ‘‘Quello che ti è stato tolto non torna più, inutile pensare che ci sia il tempo di rimediare. Non sono in grado nemmeno di dirmi che ne è valsa la pena. Non torna più nulla. Avevo solo 26 anni e ora se potessi chiederei solo di camminare libero. Null’altro”.

 

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