Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: la situazione in Italia e nel mondo attraverso i dati dell’Istat, del MINT e di UN Women.
Nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, spinta dall’impellente bisogno di denunciare e combattere gli innumerevoli casi di violenza di genere. Lo scopo della giornata, infatti, era – ed è tutt’ora – quello di invitare e invogliare tutti i Paesi e le organizzazioni nel mondo a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.
Quest’ultima era stata già definita anni prima come “ogni atto di violenza commesso sulla base del genere che abbia come risultato, o che abbia probabilmente come risultato, un danno o una sofferenza fisica/o, sessuale o psicologica/o per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o l’arbitraria privazione della libertà, che essa avvenga nella vita pubblica o privata”. *
Perché il 25 novembre
Il 25 novembre non è una data casuale per questa giornata così significativa. Si vuole commemorare, infatti, un episodio di crudeltà accaduto più di sessant’anni fa. Repubblica Dominicana, 1960. A capo del governo c’è il dittatore Trujillo. Tre rivoluzionarie, le sorelle Mirabal, vengono assassinate dopo le torture inflitte e i loro cadaveri gettati in un burrone.
A distanza di quasi trent’anni dall’istituzione di questa giornata, abbiamo compiuto innumerevoli passi in avanti sulla strada della parità di genere. La lotta alla violenza contro le donne e, parallelamente, il perseguimento dell’uguaglianza di genere sono anche obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, prefissati nell’agenda 2030. Le campagne di sensibilizzazione si stanno moltiplicando in diversi Paesi e anche in Italia l’opinione pubblica e le donne in primis sono molto più consapevoli oggi di quanto non lo fossero in passato. Ma la strada sembra ancora in salita.
I dati nella Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
A livello globale, il problema della violenza contro le donne è davvero allarmante. Secondo le stime ufficiali di UN Women, nel mondo circa una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale almeno una volta nel corso della propria vita. ActionAid parla addirittura del 35% delle donne. Ma, per essere ancora più specifici, il 30% delle violenze viene commesso all’interno delle mura domestiche, quel luogo che, per antonomasia, dovrebbe rappresentare il ‘focolare’, la famiglia. Bene, nel 38% dei casi a uccidere una donna è il proprio partner. Ogni giorno sono 137 le donne uccise da un membro della propria famiglia. In totale, meno del 40% delle donne che subisce violenza poi cerca aiuto.***
Gli omicidi in Italia: gli uomini e le donne sono uguali?
Ma focalizziamoci sulle violenze in Italia e partiamo dagli omicidi registrati. Se i numeri sul totale non sono allarmanti come in altri Paesi del mondo, essi comunque mostrano una situazione problematica. I dati ufficiali pubblicati dal Ministero degli Interni segnalano che dall’inizio dell’anno fino al 14 novembre 2021 sono stati già registrati 252 omicidi, di cui 103 hanno coinvolto donne. Tuttavia, il dato che fa veramente riflettere, se non rabbrividire, è che 87 donne su 103, in altre parole l’84,4%, sono state uccise in ambito familiare o affettivo. Il report del Ministero sottolinea che il 68,9% di queste ultime, ovvero 60 donne su 87, ha trovato la morte per mano del partner o dell’ex-partner.
Se gli omicidi, in generale, sono diminuiti del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quelli compiuti contro le donne sono cresciuti del 3%. Ad aumentare è stato principalmente il numero di quelli commessi in ambito affettivo e da partner o ex-partner.
Ciò è confermato dall’Istat il 24 novembre 2021. I dati pubblicati sottolineano che gli ambiti del rischio per uomini e donne sono diametralmente opposti. Da un lato, gli omicidi delle donne sono tutti identificati, pochi avvengono per mano di sconosciuti e la maggior parte sono commessi in ambito affettivo/familiare per motivi passionali e futili. Per gli uomini è l’esatto contrario. Essi sono coinvolti in omicidi il cui autore non è sempre identificato; vengono uccisi principalmente per motivi economici, in seguito ad atti criminosi, come rapine e criminalità organizzata, e sono principalmente uccisi con armi da fuoco.
Le violenze contro le donne secondo i Cav
Se incrociamo i dati degli omicidi con le segnalazioni riportate dai Centri AntiViolenza elaborate dall’Istat, la gravità della situazione risulta ancora più evidente. Nei CAV vengono riportate soprattutto violenze da parte del partner convivente (59,8%) e dell’ex-partner (23%). Nel 9,5% dei casi a commettere violenze è un parente. Solo nel 7,7% dei casi le violenze provengono da una persona al di fuori del proprio ambito familiare.
Pandemia e violenza
È chiaro, quindi, che la questione della violenza contro le donne acquista una particolare rilevanza in questo periodo storico, in cui la pandemia ha costretto il mondo interno ad adottare misure restrittive che hanno confinato molte donne in quel focolare domestico che troppo spesso si trasforma in una prigione di violenze.
A livello globale, gli atti di violenza contro le donne sono cresciuti in seguito alle misure di contenimento. Lo conferma il rapporto di UN Women, basato sui dati raccolti in 13 Paesi a partire dallo scoppio della pandemia. Secondo questo rapporto, 2 donne su 3 hanno riportato qualche forma di violenza. Mentre soltanto il 10% di esse, 1 su 10, ha dichiarato che si sarebbe rivolto alla polizia per aiuto. Una vera emergenza nell’emergenza secondo diverse organizzazioni internazionali, che UN Women, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere, definisce come emergenza-ombra legata alla pandemia (shadow pandemic), una crisi nascosta (shadow crisis).
I dati dei Cav in Italia
In Italia, durante i mesi delle chiusure generalizzate, i reati sono sostanzialmente diminuiti. Invece, il calo di quelli commessi nei confronti delle donne è stato molto lieve. Durante il lockdown in Italia è aumentata la percentuale delle donne uccise in ambito familiare: si parla del 90,9% a marzo 2020 e dell’85,7% ad aprile dello stesso anno. Poi, con l’allentamento delle misure restrittive nei primi mesi del 2021, sono tornate a crescere nuovamente le violenze da parte di ex-partner e violenze commesse all’esterno. Insomma, un pattern che ci saremmo aspettati, purtroppo.
Nel 2020, 15.387 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza, il 90% delle quali lo ha fatto per la prima volta nell’anno della pandemia. Il 40,6% delle vittime subisce violenze da più di cinque anni, e il 33,6% da un periodo che va da 1 a 5 anni. Inoltre, nell’89,3% dei casi viene segnalata violenza psicologica, spesso accompagnata da quella fisica (66,9%). Leggermente inferiori sono i casi di violenza economica (37,8%), di stalking (20,8%) e di stupro (9,0%) riportati dai CAV.
Un dato molto preoccupante è che nel periodo di riferimento 2020-2021, le donne hanno subìto più forme di violenza contemporaneamente. In particolare, il 26,8% delle donne che si sono rivolte a un CAV afferma di subire cinque o più forme di violenza, mentre il 26,3% ne ha riportate quattro. Si pensi che solo il 16,3% dichiara di averne subìto solo un tipo.
L’aumento delle chiamate al 1522: aumenta anche la consapevolezza
Secondo i dati dell’Istat sul ricorso al numero antiviolenza – che, ricordiamo, è il 1522 – nel 2020 più di 49 donne su 100.000 si sono rivolte al 1522, con picchi raggiunti durante i mesi del lockdown. Nel 2019 erano circa 27. Ancora una volta la violenza più segnalata è quella psicologica che quasi sempre si accompagna a quella fisica. Nel 2021 aumentano soprattutto le richieste di aiuto da parte delle giovanissime (15,7% nel 2021, 9,7% nel 2019) e delle over 55 (24,7% nel 2021, 19,4% nel 2019). Il dato sul quale riflettere è soprattutto la tendenza all’aumento in soli due anni.
Come interpretare questi numeri? Durante la conferenza del 24 novembre, Maria Giuseppina Muratore, responsabile Istat delle rilevazioni e sistemi inerenti alla violenza contro le donne, ha cercato di interpretare questo aumento. Se, da un lato, cresce il numero di casi segnalati, questo potrebbe essere associato anche all’aumento della consapevolezza. Ad avvalorare questa ipotesi sarebbero l’incremento delle richieste di aiuto, la diminuzione della richiesta di informazioni e la maggiore sensibilizzazione dovuta alle campagne mediatiche.
“C’è una connessione chiara tra il parlare di violenza, fare una pubblicità verso la consapevolezza e l’aumento delle chiamate delle donne vittime di violenza”, afferma Muratore. Per questo nel migliore dei mondi possibili si dovrebbe sempre mantenere alto il livello di sensibilizzazione così da permettere la costante denuncia di situazioni violente e pericolose, in modo da poter agire in tempo.
“Dovrete rimanere vigili”
Le indagini dell’Istat, del MINT e delle organizzazioni internazionali confermano la necessità di continuare sulla strada della sensibilizzazione perché se molto è stato fatto negli ultimi anni, la strada per l’eliminazione della violenza contro le donne è ancora molto lunga. In particolare, se l’aumento di consapevolezza tra le donne e nella società è un aspetto fondamentale e molto positivo, i numeri delle violenze e i tipi di violenza che vengono raccontati e denunciati evidenziano che stiamo parlando di un fenomeno incancrenito e pericolosamente insito in alcuni contesti.
Simone de Beauvoir diceva:
“Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete rimanere vigili per tutta la vita”.**
Non a caso, parità di genere ed eliminazione della violenza contro le donne sono legati a doppio filo. Diventa, quindi, prioritario continuare a sensibilizzare le donne e anche – e soprattutto – gli uomini sull’importanza della lotta alla violenza e sulla sofferenza che questa infligge a chi la subisce. Il cambiamento si vede giorno per giorno, un passo dopo l’altro.
A volte, però, l’idealismo fa a botte con una realtà fatta di riluttanza e scarso interesse verso temi caldi della società. Qualche giorno fa alla Camera la ministra Elena Bonetti (IV) ha discusso una mozione sul tema della violenza sulle donne. Il documento include misure strategiche come il “reddito di libertà”. Si tratta di un sussidio per un massimo di 400 euro/mese fino a 12 mesi per garantire la libertà alle donne in difficoltà economica (quindi non indipendenti). Bene, il problema è che su 630 membri, solo 8 deputati erano presenti. Un paradosso nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
25 novembre 2021: gli eventi
Per fortuna, c’è chi passa all’azione. Come ogni anno, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne UN Women propone sedici giorni di attivismo, caratterizzati da eventi e incontri coordinati. Il tutto si concluderà il 10 dicembre, non a caso la giornata mondiale dei diritti umani. Il tema di quest’anno è “Orange the World: End Violence against Women Now”. Una serie di eventi coloreranno il mondo di arancione per porre fine alla violenza contro le donne.
A Napoli
A Napoli, la Consulta per le Pari Opportunità di AIGA Napoli Nord e la sottosezione di Napoli Nord dell’ANM – Associazione Nazionale Magistrati – hanno organizzato un flash mob all’interno del cortile adiacente all’UNEP del Tribunale di Napoli Nord. L’appuntamento è il 25 novembre alle 12.
L’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha organizzato una conferenza-spettacolo per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La conferenza avrà inizio il 25 novembre alle 11 nella Chiesa dei Santi Marcellino e Festo e includerà anche momenti di musica e teatro, dedicati al tema della violenza. Il dibattito sarà poi approfondito attraverso tavole rotonde interventi istituzionali. Qui il programma dell’evento. Sarà possibile seguire la giornata di sensibilizzazione in streaming.
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*Citazione originale: “any act of gender-based violence that results in, or is likely to result in, physical, sexual or psychological harm or suffering to women, including threats of such acts, coercion or arbitrary deprivation of liberty, whether occurring in public or in private life”, WHO.
** Citazione originale: “N’oubliez jamais qu’il suffira d’une crise politique, économique ou religieuse pour que les droits des femmes soient remis en question. Ces droits ne sont jamais acquis. Vous devrez rester vigilantes votre vie durant.”
*** Qui una scheda riassuntiva delle indagini di UN Women.