venerdì, Novembre 22, 2024
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Apnea: lo sport che salverà il mare

Sport come mezzo per salvare il mare? Scopriamo il mondo dell’apnea e di chi la pratica

Thalassa

Il mare è quell’elemento magico dal quale è nata la vita, la nostra civiltà ed è anche quello stimolo che ci ha fatto provare le nostre prime paure ed amori. Nel corso dei secoli Θάλασσα è stata la Musa ispiratrice per molte filosofie e proprio come i greci ancora oggi amiamo e temiamo le nostre acque allo stesso tempo. Ovviamente, come per ogni elemento, siamo stati capace di avviarne la sua lenta distruzione tramite il suo sfruttamento.

Attualmente il bacino del Mediterraneo da culla del pensiero moderno si sta rivelando la culla delle ultime tragedie umanitarie.
I rapporti odierni tra Governi e rispetto dell’ambiente sembra essere rappresentato da una condizione ideologica di “rispetto” valorizzata da un pezzo di carta e da un paio di firme. Quel famoso pezzo di carta risale al 16 febbraio 1976, chiamato Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo. L’ accordo sembrerebbe essere uno strumento ottimale per collaborare tra Governi in maniera efficace, eppure i cambiamenti, sembrano essere minimi. Il mancato sforzo e la cronica mancanza di investimenti da parte delle istituzioni sembra minare la capacità del Mare di mitigare l’impatto dei cambiamenti in atto. Le ultime critiche, riguardo la gestione delle aree protette, sono state discusse durante i diversi incontri di COP26 . Non è mancato, proprio come l’anno scorso, l’intervento dei rappresentanti del WWF che confermano la sola tutela del 9,68% delle acque. Purtroppo, solo il 2,48% sembra essere realmente protetto grazie a norme nazionali. Finché il Mediterraneo sarà uno strumento economico (pesca non sostenibile, corruzione, riserva di energie) o la scacchiera di una politica mal gestita la sua sopravvivenza sarà appesa ad un filo.

 


Giovani come ago della bilancia

Un fattore preoccupante potrebbe diventare il mancato interesse della protezione degli ambienti marini e naturali del nostro paese da parte delle future generazioni. Per fortuna, grazie ad pochi click su Instagram, si può entrare in contatto con numerosi gruppi di appassionati della natura. La mia attenzione è stata richiamata dalla pagina Instagram “Predatori degli abissi”, la quale si presenta come community di pescatori subacquei ed appassionati di apnea. Il fattore che ha particolarmente suscitato la mia curiosità è stata la giovane età dei soggetti delle foto e dei video. Sinceramente, date anche le mie scarse prestazioni nel campo, non avrei mai pensato che un giovane ragazzo adolescente potesse spingersi nel blu profondo fino e preferire le fredde acque invernali ad un ora in più della propria play station. Insomma, i legami tra giovani e mare non sembrano legati solo dal “filo” dell’ estate in spiaggia.

Il gruppo

In un secondo momento, grazie ad un link WhatsApp, sono entrato nel gruppo di appassionati. Le mie prime impressioni sono state influenzate dall’alto numero di partecipanti e dagli innumerevoli consigli che si scambiavano riguardo tecniche di pesca e materiali. Non mancavano, ovviamente, i preziosissimi avvertimenti sulla sicurezza e sulla pericolosità che ogni apneista o pescatore subacqueo sa di dover affrontare. Purtroppo parte dei rischi di questa passione sono rappresentati dai rifiuti. Le foto che scorrevano nel gruppo di reti fantasma e di giovani ragazzi pronti a pulire il mare grazie a maschera e pinne riempiono di speranza e di un forte spirito di iniziativa.

È giusto criticare del tutto i giovani e il modo in cui spendono il loro tempo? Grazie ad essi, è possibile sperare in un futuro più ecologico? In che modo lo sport dell’apnea potrebbe avvicinare la gioventù al mare e al suo mantenimento?

 

Apnea

Il mio sapere ed il mio interesse riguardo l’impegno dei giovani nei riguardi delle nostre acque mi ha portato ad una piacevole intervista con alcuni rappresentanti del gruppo “Predatori degli abissi”. L’argomento centrale del quale si è maggiormente discusso è quello della diffusione dell’apnea subacquea tra i giovani e come poter ampliare la sua visibilità. Non sono mancati gli interventi riguardanti l’inquinamento marino, basati su esperienze personali dei due lupetti di mare.
L’Apnea
Inizialmente, bisogna spiegare che l’apnea è la prima forma di immersione praticata dall’uomo. Basandosi sul riflesso d’immersione, ogni tipo di apnea subacquea comporta cambiamenti fisiologici e se praticata in modo scorretto potrebbe essere letale.

Solitamente durante ogni tipo di sessione di apnea si deve essere accompagnati, in caso di apnee profonde o assetti variabili si usano anche cavi guida, sommozzatori e zavorre adatte.
Attualmente questo sport è riconosciuto a livello agonistico ed è regolamentato dalle organizzazioni dell’ AIDA e la CMS (riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale). In Italia, l’organo organizzatore delle attività agonistiche riguardanti il mare è la FIPSAS. Le discipline regolamentate dalle organizzazioni Aida e CMS sono circa 11 tra le quali Apnea Speed Endurance, Apnea statica, Jump Blue e Apnea dinamica. La bandiera italiana è stata rappresentata dall’idolo di tutti gli apneisti mondiali Umberto Pellizzari.

Predatori degli abissi

Marco Parisi e Domenico delli Muti (conosciuto come Dodo freediving) hanno spiegato che, secondo loro, il mezzo migliore per diffondere questo sport  “sconosciuto” tra i giovani sia l’uso dei social. La community di Predatori degli Abissi sta de facto aumentando i suoi followers di giorno in giorno. Sono determinanti  le  creazioni di contenuti e alle condivisioni di numerosi video ed immagini inedite di pescate, tiri riusciti alla perfezione o foto scattate a diversi metri di profondità. All’interno del gruppo si possono creare diverse amicizie e soprattutto non manca la rivalità, di solito l’obiettivo giornaliero è quello di far invidiare il prossimo attraverso le foto delle proprie pescate o nuovi record personali.

Durante la mia intervista, ho capito come quanto questo sport ti possa unire al mare. Domenico, residente a Peschici, vive vicino al mare e sin da piccolo coltiva la passione della pesca grazie alla tradizione marina della famiglia. In molte piccole realtà italiane come quelle pugliesi è più semplice per un ragazzo adolescente testare e sperimentare nuove esperienze in mare. Mentre, per ragazzi viventi nelle grandi città lontane dal mare come Marco, l’unica possibilità di pescare o fare apnea si presenta durante la stagione estiva.

 

Allenarsi

A livello di strutture per allenarsi o dove imparare semplici mansioni come compensare, l’Italia non è carente però i corsi adattati anche ai più giovani sembrano quasi inesistenti. Il complesso più famoso per gli allenamenti di apnea è la piscina di Y40 a Montegrotto Terme (Padova). Tra le figure che hanno pubblicizzato maggiormente questo spazio troviamo Umberto Pellizzari (pluri-recordman italiano, conduttore televisivo e rappresentante della Omer Sub) e uno degli apneisti – YouTuber più seguiti dal mondo marino Francesco Sena.
L’importanza dei corsi offerti da queste strutture rispecchia l’abilità nell’ apneista di compiere meno errori possibili durante le esecuzioni e rendere il tutto più sicuro. Attualmente l’apnea non è molto famosa tra gli sportivi non appassionati, probabilmente per l’assenza di pubblicità e di mezzi che potrebbero regolamentarla ai livelli del solito calcio o qualsiasi sport visibile in mondovisione sul piccolo schermo di casa.

 

Salvate il soldato Nemo

Marco e Dodó mi hanno spiegato anche le difficoltà durante sport come la pesca subacquea, che oltre ad essere pericolosa per l’uso di un fucile, potrebbe essere letale per i ritrovamenti sott’acqua. Non è una novità che i metodi di pesca illegali o il versamento di rifiuti in mare possono interrompere i cicli e la vita sottomarina. Insomma, l’esempio di Finding Nemo sembrava più tosto chiaro già nel lontano 2005.
Ogni anno la pesca illegale è irresponsabilmente legalizzata a fine di alimentare un saccheggio che sfrutta il nostro mare da anni.

Le infrazioni compiute da migliaia di pescatori e da altri tipi di imbarcazione aumentano l’inquinamento delle acque mediterranee, con la presenza di reti fantasma (spesso maglie piccolissime), gomme, cime di ogni tipo e qualsiasi materiale di scarto (plastiche, residui di lenze). Le vere vittime di questa tragedia sono le numerose specie di pesci, tartarughe e cetacei che muoiono asfissiate all’interno delle reti o per aver ingerito plastiche di tutti i gusti. Per fortuna, ogni appassionato di pesca sub o di apnea stringe un legame speciale con il mare, devoto a difenderlo e rispettarlo in ogni occasione. Il mare è la nostra casa e lo sport è il fattore sensibilità più alto che possiamo avere.

Nicolaos Nicolau 

Nicolaos Nicolau
Nicolaos Nicolauhttps://www.instagram.com/nicogreek_69/
Studente universitario presso il DISP dell'Università Federico II di Napoli
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