Il Sistema Scolastico attuale sembra essere la Costa Concordia degli studenti italiani , i quali continuano a spiaggiarsi nelle incertezze dell’agnosto
La “scuola”, quell’immensa parola capace di suscitarci ogni tipo di emozione. All’ inizio dei nostri percorsi eravamo piccoli e ingenui, ed il suo ruolo educativo veniva ben bilanciato dalla mano dei nostri genitori. Quest’ultimi, ultimamente, sempre più distanti dalla nostra formazione (dando peso alla figura dell’insegnante) o troppo vicini (sfigurando la figura del docente) . Insomma, noi come Nemo, pronti a scoprire nuove realtà e ad unirci al maestro Manta, che a quanto pare non sempre riesce a proteggerci. La metafora del film della Disney non è lontana da quella che affronta uno studente, emozionato all’idea di sapere ma con poca sicurezza e motivazione nell’affrontare la vita oltre “quelle” mura .
Questa grande istituzione destinata alla nostra educazione , come ogni organo della nostra società, è in continua mutazione e può presentare diversi sintomi dell’influenza di chi la comanda. La “bacchetta” della politica ovviamente, si fa sentire anche in questo ambito, riempiendo di burocrazie malviste e piani disapprovati da molti docenti.
L’attenzione primaria riguardo questo tema dovrebbe essere rivolta verso l’attuale obiettivo della scuola e del suo significato. Purtroppo, date le diverse riforme scolastiche, la scuola potrà essere intesa in maniera diversa su base anche regionale. Quindi, per molti studenti potrà essere intesa come una grande “palestra di vita”, per altri la grande fabbrica della futura classe dirigente e per i più nobili la pura fonte della curiosità e della nostra γνῶσις.
Ma quindi, come dobbiamo concepire la scuola?
La scuola di oggi ed i suoi provvedimenti
Le ultime riforme per le generazioni Z sono iniziate a partire dagli anni 2000 come quella di Berlinguer, con la riforma Moratti, riforma Gelmini (2008, con l’aggiunta del maestro unico, studio dell’educazione civica e valutazione numerica per la scuola di primo grado) per poi immergerci nel pasticcio della “Buona Scuola” di Matteuccio. In quest’ultima, assistiamo per la prima volta al poco producente (almeno in Campania) piano dell’alternanza scuola-lavoro e di altri cambiamenti inopportuni.
Una riforma particolarmente contestata, presentata dal ddl alla Camera dai ministri Giannini, Madia e Padoan alcuni anni fa. Il mutamento renziano era lontano dal risolvere i difetti del sistema denunciato da insegnanti e dell’imminente e attuale precariato. Infatti, la riforma pare essere più incline alla formazione di una sistema dominato da clientelismo e da un concetto errato di “studente” (aziendalismo).
Oramai, attraverso un errato approccio, l’ ideale (che potrebbe risultare anche producente ) di avvicinare i giovani al lavoro sta assumendo un’orientamento più conforme all’esigenza futura di trarre “Profitto”.
Se la premessa sembri positiva, i risultati vanno a discapito del ruolo del docente come master della formazione delle future coscienze e personalità degli alunni. Altri lati negativi, presentati dalla legislazione, riguardano la centralizzazione dei poteri del Preside negli istituti, i costi e le pubblicazioni editoriali dei libri ordinati dalle scuole ed infine l’arruolamento di docenti e personale Ata.
Rapporto insegnante – studente
Le mura del proprio liceo, nella maggior parte dei casi, sono la più grande simulazione sociale alla quale ci dobbiamo abituare. Lo studente quindi crea rapporti con altri compagni, ma cosa succede quando il professore abbandona il ruolo di “educatore”, di “Arpia”, di “dittatore” ed assume quello dell’aedo pronto a spiegarci la vera utilità dell’imparare?
Allarme spoiler, tutto ciò non avviene spesso e creare un rapporto confidenziale con i docenti sembra difficile.
La figura del docente, dati i suoi ruoli in continuo cambiamento, è controversa e dalle mille sfaccettature. Sembra strano lo so, i prof sono “umani”, eppure la psicologia alla quale siamo stressati sembra apparentemente averci catalogato come tanti numeri pronti a rispondere ad un comune giudizio. E già, il risultato di questo “mappasssone” è la pigrizia.
Gli studenti occidentali sono particolarmente devoti ad un egemonia del sapere e ad una cultura idealistica dominata da impostazioni materialistiche, il nostro sapere purtroppo sembra occasionale, poco aggiornato e dipendente dal movimento dei verdoni. Per concludere, la classe studentesca fa parte della medesima trincea dei professori.
Loro dovrebbero ricercare modelli di insegnamento moderni, capaci di riportare le loro parole alla vita concreta . Noi (come i nostri genitori) dovremmo cercare maggiore senso di responsabilità, lasciando quella tendenza di lasciar perdere e di menefreghismo che tanto ci ha fatto notare la Grande Bellezza.
Purtroppo secondo i dati OCSE e il confronto di alcune indagini, gli studenti italiani sono poco stimolati, anche per la mancanza dei genitori “tigre” (classico stereotipo della tradizione orientale).
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva… Classe con la mascherina
La mia indagine sugli obiettivi e risultati del sistema scolastico italiano, mi ha portato a descrivere il singolare status che tutti gli studenti stanno affrontando durante la pandemia. Purtroppo, a causa della mal gestione politico-finanziaria e i metodi dell’ E-learning hanno creato un forte divario tra le classi di studenti e famiglie ( per cause anche economiche). Anche i provvedimenti per la sicurezza nelle strutture hanno contribuito al disagio generale. Poco ingegnoso, infatti , immettere banchi che 2 studenti su 3 hanno utilizzato come macchina-prova per le qualificazioni del gp in Bahrain .
Personalmente, credo che la parte peggiore dell’ultimo semestre sia stata la reintroduzione di un sistema nel quale ci eravamo totalmente persi. La mia preoccupazione, è particolarmente rivolta a chi non è riuscito a reintegrare il vecchio metodo di studio. Infatti, le conseguenze della pandemia hanno portato ad un incremento dei ansie e depressioni. Si deve ammettere, che il problema persiste da anni (anche a causa della pandemia stessa) e per certi versi sembra quasi normale. La visione più comune di uno studente del percorso scolastico è interpretabile con l’immagine di un tapis roulant che ci spinge a correre sempre più veloci per strappare i record del nostro compagno di corsa . In sostanza siamo motivati in maniera errata , essendo alimentati continuamente da fretta e scadenze .
Gli studi
Come dimostra il rapporto del Center for Collegiate Mental Health della University Park in Pennsylvania, la depressione è presente nel 20% degli studenti a partire dalle scuole medie. In Italia sono stati esaminati otto milioni di ragazzi, tra i 12 e i 15 anni, 800 mila dei quali hanno ammesso di essere insoddisfatti. Parlando degli studenti più maturi, invece, l’ansia e la depressione sono le conseguenze delle forti pressioni scolastiche e dell’incertezza del proprio futuro. Nel 2022, 2 studenti su 3 non saranno coscienti del proprio obiettivo raggiunto e non sapranno come utilizzare il proprio bagaglio .
Scuola :face to face con la realtà
In seguito ad alcune interviste, effettuate personalmente su campioni di studenti italiani, mi accingo a dover rappresentare un piano abbastanza critico. Ricordando che l ‘adolescenza è un periodo molto delicato , riconosceremo una resistenza psicologica molto fragile in ogni alunno . Dalle affermazioni delle studentesse intervistate , si evince che gran parte dei mezzi utilizzati dalla scuola per evitare casi di ansia, depressione e disturbi mentali non sono abbastanza. Ad aumentare le probabilità di avere una di queste incognite mentali , ci sono anche alcuni caratteri del sistema Dad usato durante la quarantena.
Infatti esso tende a penalizzare l’alunno, data la mancanza di fiducia verso gli studenti da parte dei prof. Sciaguratamente, il sistema dei voti numerici da un ulteriore contributo alla psicologia dell’alunno medio , il quale si identifica in un voto e in un numero. Parte delle nostre ansie, dunque, dipendono dai risultati delle nostre performance. L’alunno medio è de facto scoraggiato dal sistema dei voti, i quali se bassi fanno perdere la fiducia in se stessi. Infine, un altro fattore che purtroppo ha portato anche a diversi suicidi di alcuni universitari, è quella di non voler deludere i propri genitori. Conformarsi alle aspettative dei genitori (o dei professori) sembra essere una paranoia comune tra diversi laureandi .
Le soluzioni a questi problemi, potrebbero essere maggiori rassicurazione nei nostri piani futuri ? Come si potrebbe ridare il senso di fiducia verso se stessi agli studenti ? si potrebbero rinnovare i metodi di insegnamento , la scuola potrà essere affrontata ed intesa in maniera comune ? o continuerà a seguire un unico modello di esigenze, per poi sfornare disoccupati patentati ?