Al Sud l’occupazione femminile è «assurdamente bassa», precipita al 33% secondo Confcommercio. Sangalli: «Con il PNRR è possibile recuperare il terreno perduto».
Nell’Italia del 2022, la pandemia ha certamente inasprito le disuguaglianze sociali, andando ad esacerbare l’annosa ‘questione Meridionale’ e aggravando il divario economico tra Nord e Sud. Soffrono maggiormente le donne, con l’occupazione femminile a livelli molto preoccupanti. A lanciare l’allarme è Confcommercio in un rapporto sul Sud e il Pnrr. Secondo il Centro studi di Confcommercio, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel Meridione è «assurdamente bassa».
I dati parlano chiaro: al Sud il tasso di occupazione delle donne nella fascia d’età 15-64 anni precipita al 33%. Si attesta circa 30 punti indietro rispetto all’UE-27 (63%) e al Centro-Nord (59,2%). Nel report si sottolinea che addirittura in Calabria il tasso di occupazione delle donne è sceso dal 31% del 2007 al 30,3%.
Il rapporto di Confcommercio, quindi, vede al ribasso le stime sul PIL. Se a dicembre le previsioni si attestavano al +4%, ora si stima una crescita del 3,5-3,7%. Stime piuttosto differenti rispetto a quelle del Governo, che al momento prevede una crescita del 4,7%. Questo è quanto anticipato da Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi della Confcommercio, durante la presentazione del rapporto. Nelle prossime settimane arriverà il dato ufficiale.
Non va meglio nemmeno prendendo in considerazione il turismo. Secondo lo studio di Confcommercio «se la sola spesa degli stranieri avesse la stessa incidenza del Nord-ovest nel 2019, il PIL del Sud sarebbe stato più elevato dell’1% circa». E «se raggiungesse la quota del Centro [il PIL] sarebbe più elevato di quasi 10 miliardi di euro» (+2,5% reale ai prezzi del 2015).
Le opportunità del Pnrr
«La crisi Covid ha indebolito ulteriormente il Mezzogiorno in termini di occupazione, capitale produttivo e reddito», ha commentato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. «Con il Pnrr è possibile recuperare il terreno perduto attraverso quasi il doppio degli investimenti pubblici che, se indirizzati presto e bene, attireranno anche ingenti risorse private rafforzando la filiera turistica. Solo così potremo assicurare una crescita robusta non solo al Sud ma all’intero Paese», ha aggiunto Sangalli.
Il problema, ormai, è trito e ritrito. Pende sul Meridione anche la spada di Damocle della burocrazia e dell’amministrazione. Per questo motivo, i massicci investimenti da attuare attraverso la messa in atto del Recovery fund dovrebbero costituire una grande opportunità per l’economia del Sud. L’opportunità della vita, a dirla tutta.
«Il successo del Pnrr è un obiettivo sfidante a livello nazionale ma è un obiettivo ancora più sfidante per il Mezzogiorno» perché «il Sud ha ritardi amministrativi, burocratici e produttivi», ha sottolineato Bella. Per il direttore, questi ostacoli «o vengono superati e quindi l’efficienza degli investimenti anche nel Mezzogiorno è massima, oppure è lecito porsi un punto interrogativo sulla riuscita e il successo di questo grande progetto collettivo».
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