Non è una novità ricevere dagli esperti l’indicazione di consumare pesce tre volte a settimana, soprattutto per prevenire malattie cardiovascolari ischemiche, come l’infarto; quello che però fino ad oggi non si sapeva è che non tutto il pesce ha lo stesso impatto sul nostro organismo: meglio preferire quello azzurro (detto anche grasso) come sardine, sgombri, alici, a quello bianco (detto anche magro) come merluzzo, spigola, crostacei.
Sono due tipologie di alimenti che non sono interscambiabili.
Questo ha una sua logica: il pesce grasso contiene, infatti, quantità fino a 10 volte più elevate di grassi cosiddetti omega-3, benefici per la salute, rispetto al pesce magro, ed “è più ricco di molte altre sostanze salutari come calcio, potassio, ferro e Vitamina D, che possono contribuire all’impatto benefico del pesce azzurro sul cuore”, sottolinea il professore Gabriele Riccardi, già direttore della Diabetologia Federiciana.
Le conclusioni dello studio avranno implicazioni rilevanti non solo per le scelte alimentari della popolazione adulta ma anche per la preservazione dell’ecosistema marino. La scelta preferenziale di pesce azzurro di piccola taglia, e con un breve ciclo di vita come alici, sardine, sgombri, aringhe e molti altri pesci meno noti ma molto diffusi nel mar Mediterraneo, è “molto più’ sostenibile dell’utilizzo di specie, ritenute più pregiate, che arrivano sulla nostra tavola grazie all’acquacultura o alla pesca intensiva”, conclude la professoressa Vaccaro.