venerdì, Novembre 22, 2024
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Turista violentata a Sorrento, condanne troppo leggere: il processo è da rifare

Cinque dipendenti dell’albergo di Meta di Sorrento dovranno essere di nuovo processati, già riconosciuti responsabili dello stupro di una turista inglese. Lo ha stabilito la Cassazione, che ha giudicato troppo lievi le pene inflitte col secondo grado, quando gli imputati avevano ottenuto un forte sconto di pena. I giudici della Suprema Corte, accogliendo la richiesta della Procura Generale, hanno annullato con rinvio la sentenza.

La violenza sulla turista nel 2016

La vicenda risale all’ottobre 2016, quando la donna, una cinquantenne in vacanza con la figlia, venne violentata dal gruppo. Durante gli abusi i colpevoli scattarono anche delle fotografie, poi fatte circolare. Gli imputati hanno sostenuto che la donna fosse consenziente almeno all’inizio. Quest’ultima invece, che aveva sporto denuncia appena tornata a casa, ha raccontato di essere stata indotta a bere alcolici fino a perdere i sensi, e ha avanzato anche il sospetto di essere stata drogata. Nei suoi capelli erano state trovate, effettivamente, tracce di stupefacente tra settembre e dicembre 2016.

Lo sviluppo giudiziario

Nel 2019 terminò il processo di primo grado. Il Tribunale di Torre Annunziata aveva condannato a 9 anni di reclusione Gennaro Gargiulo, a 8 anni Antonio Miniero e Fabio De Virgilio, a 7 anni Francesco d’Antonio e a 4 anni Raffaele Regio. L’ipotesi della droga incise sulla pena: nelle motivazioni della sentenza si legge infatti che gli imputati avevano “somministrato sostanze stupefacenti con effetti incapacitanti”.

Due anni dopo, però, quell’aggravante era caduta col processo di Appello. Stando ai giudici gli imputati le avevano servito continuamente da bere facendola ubriacare, ma non ritenevano possibile dimostrare che le avessero anche fatto assumere della droga a sua insaputa. Anche le tracce rinvenute nei capelli, prelevate soltanto tempo dopo, non potevano essere collegabili con sicurezza a quell’episodio. Il processo si era quindi chiuso con un forte sconto di pena: 4 anni a D’Antonio, Miniero e De Virgilio, 4 anni e 8 mesi a Gargiulo, 3 anni a Regio. I legali dei ragazzi avevano annunciato ricorso in Cassazione, intenzionati a dimostrare la loro innocenza. Anche l’avvocato della donna aveva annunciato il ricorso, sottolineando che, pur non essendo possibile dimostrare l’assunzione di droga, le precedenti sentenze avevano accertato che “i rapporti venivano praticati in presenza di una condizione di incapacità psicofisica” della turista, che “in quel momento era priva di determinarsi con coscienza e volontà”.

 

 

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