Non con le armi, ma attraverso l’arte e la cultura.
Nelle ultime settimane, in tutto il mondo, stiamo assistendo ad una serie di proteste contro la guerra in Ucraina ad opera del presidente russo Vladimir Putin. Centinaia di migliaia di persone sono scese nelle piazze delle principali capitali d’Europa ed hanno manifestato, bandiere dell’Ucraina alla mano, a favore della pace. La stessa popolazione russa si è mobilitata a favore dei propri vicini bombardati dai missili russi, incurante dei metodi repressivi messi in atto dalle forze dell’ordine locali. Tra di essa, anche esponenti del mondo dell’arte e della cultura hanno espresso la loro opposizione alla guerra in Ucraina attraverso le proprie dimissioni.
Direttori e direttrici di musei e fiere, primi ballerini, maestri d’orchestra, tutti contro questa guerra assurda. A partire da Elena Kovalskaya, la direttrice del Meyerhold Center, il teatro statale di Mosca, la quale si era dimessa la scorsa settimana per protesta contro il conflitto in Ucraina ad opera delle forze russe. Attraverso un post su Facebook, Kovalskaya aveva annunciato e spiegato le sue dimissioni: “È impossibile lavorare per un assassino e riscuotere uno stipendio da lui”.
Sulla scia dell’esempio della Kovalskaya, anche l’ex étoile dell’Opera di Parigi Laurent Hilaire, direttore del corpo di ballo del Teatro Stanislavski di Mosca, il quale ha annunciato le sue dimissioni in seguito allo scoppio del conflitto. “Ho rassegnato ieri le mie dimissioni, che oggi vengono annunciate sul sito del teatro. Considerando la situazione, domani lascio Mosca. Mi rammarica la decisione, ho lavorato in armonia, parto con tristezza ma il contesto non mi permette più di lavorare con serenità” ha riferito Hilaire all’Afp.
Nei giorni a seguire, molte altre personalità del mondo dello spettacolo e della cultura si sono dimesse, in segno di protesta contro il governo russo. Tra di esse, alcune sono state costrette a lasciare il proprio lavoro a causa delle posizioni apertamente anti-belliche. È il caso di Vladimir Opredelenov, storico vicedirettore del Museo Pushkin, che in un post su Instagram, oltre a ricordare i risultati ottenuti nel corso della sua carriera, ha chiaramente affermato: “Il mio atteggiamento nei confronti della situazione attuale non coincide con quello dei miei colleghi del Ministero della Cultura della Federazione Russa. Spero che questo cambierà nel prossimo futuro ma per il momento sono costretto a lasciare il mio amato museo”.
Dimessosi invece di sua spontanea volontà, il direttore artistico della fiera d’arte Cosmoscow Simon Rees ha deciso di prendere le distanze dalla sua istituzione e, attualmente, si trova a Vienna, dove sta ospitando persone rifugiate dall’Ucraina.
Non poco sofferte sono, al contrario, le dimissioni dell’italiano Francesco Manacorda, direttore artistico della VAC Foundation di Mosca dal 2017. “Purtroppo, l’attualità ha cambiato in modo significativo le condizioni lavorative e personali, motivo per cui sono giunto alla conclusione che non sarò in grado di continuare a lavorare con la stessa dedizione di cui potrei essere orgoglioso”, ha detto Manacorda all’agenzia di stampa russa TASS.
E la lista continua. La leggenda della danza Mikhail Baryshnikov e l’ex direttore del Bolshoi e oggi coreografo all’American Ballet Alexei Ratmansky, il quale aveva interrotto le prove del nuovo spettacolo a cui stava lavorando proprio con la compagnia del Bolshoi. Infine, Tugan Sokhiev, attuale direttore del Teatro Bolshoi di Mosca, licenziatosi in segno di protesta contro l’invasione russa in Ucraina. “Sono sempre stato contrario a qualsiasi confitto e in qualsiasi forma, e sempre lo sarò”, ha affermato l’artista, che si è lamentato di essere stato “costretto ad affrontare l’impossibile scelta tra i miei amati musicisti russi e quelli francesi”.
Nonostante anche Anna Netrebko, diva della lirica, si sia mostrata sin da subito contraria al conflitto in Ucraina ed abbia deciso di annullare tutti i suoi impegni, la cantante russa non ha mai riconosciuto né condannato apertamente l’operato di Putin nel conflitto in Ucraina. Per tale ragione, il Metropolitan di New York ha deciso che per questa stagione e la prossima Anna Netrebko non potrà esibirsi.
Tra gli artisti che non si sono schierati contro l’invasione russa in Ucraina figura il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, amico e sostenitore di Putin. Nonostante la fama dell’artista, la sua non presa di posizione gli è costata cara, tanto da portare all’annullamento di alcuni suoi concerti e all’espulsione da molti eventi musicali.