venerdì, Novembre 22, 2024
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Zelensky vuole che la Russia venga inserita nella lista degli stati sponsor del terrorismo: cosa significa

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto, durante una conversazione telefonica col presidente americano Joe Biden, di inserire la Russia all’interno della lista degli stati sponsor del terrorismo.

Secondo la definizione del Dipartimento di Stato statunitense, si dice “stato sponsor del terrorismo” una nazione che “fornisce ripetutamente sostegno ad atti di terrorismo internazionale”.

La richiesta di Zelensky è stata riportata dal Washington Post, ma pare che Biden non abbia preso alcun impegno a riguardo. Questa è solo l’ultima di una serie di richieste del presidente ucraino, alcune delle quali non hanno trovato particolare sostegno nella comunità internazionale – dall’istituzione di una no fly zone sui cieli ucraini all’embargo degli idrocarburi provenienti dalla Russia.

Fin dall’inizio dell’invasione i governi occidentali hanno supportato il governo e la popolazione ucraina – tramite una serie di aiuti economici, umanitari e militari – e hanno imposto sanzioni alla Federazione Russa. L’etichetta di “stato sponsor del terrorismo” sarebbe però la “opzione economica nucleare” che consegnerebbe definitivamente la Russia nella lista degli stati paria, secondo l’ex dirigente del Dipartimento di Stato statunitense Jason Blazakis. Quest’ultimo afferma, in un editoriale scritto il primo marzo, che gli Stati Uniti dovrebbero ricorrere a questa sanzione principalmente per macchiare, in maniera definitiva, la reputazione internazionale a cui tiene il presidente russo Vladimir Putin.

Attualmente nella lista a cui fanno riferimento Zelensky e Blazakis compaiono solo quattro stati: Cuba, Iran, Corea del Nord e Siria. L’aggiunta di una potenza economica e militare come la Russia non avrebbe però precedenti, ed è per questo che i presidenti occidentali restano scettici riguardo questa opzione. Nemmeno durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti hanno esplorato la possibilità di utilizzare l’etichetta di “stato sponsor del terrorismo” nei confronti dell’Unione Sovietica.

Finora gli stati sponsor del terrorismo sono stati isolati quasi totalmente dalla comunità internazionale, e gli Stati Uniti hanno ripetutamente imposto sanzioni ai governi che hanno continuato ad intrattenere rapporti commerciali con gli stati facenti parte della lista. Le conseguenze per la Russia andrebbero dal congelamento dei beni immobiliari negli USA alla massima restrizione delle transazioni finanziarie. Dal punto di vista economico sarebbe probabilmente un colpo definitivo alla Federazione Russa, che già nel 2022 subirà un crollo del PIL dell’8.5%, oltre ad uno spaventoso aumento dell’inflazione del 21.3% e ad una percentuale di disoccupazione del 9.3%, secondo il Fondo Monetario Internazionale.

I governi occidentali, sebbene abbiano fatto fronte comune all’inizio del conflitto nell’imposizione di sanzioni alla Russia, appaiono da qualche settimana divisi su quale debba essere la strada da percorrere nel futuro. Gli stati più vicini geograficamente alla Russia, tra cui i paesi baltici – Estonia, Lettonia e Lituania – e la Polonia, hanno espresso a più riprese il loro supporto ad un embargo totale del gas e del petrolio russo. Dall’altra parte resta cauto, invece, soprattutto il governo tedesco, il cui cancelliere Olaf Scholz, nei giorni scorsi, si è detto contrario anche all’export all’Ucraina di armi di fabbricazione NATO, che potrebbe condurre ad un allargamento della guerra.

 

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